dal corriere.it
Il signore degli abissi.
E un Rolex finì nelle Marianne
Cinquant’anni fa, Jacques Piccard e Don Walsh scendevano a 10.902 metri, nella fossa marina più profonda del mondo. Con loro un orologio pronto a superare ogni limite
È il 23 gennaio 1960.
A circa 320 chilometri a sud dell’Isola di Guam, in pieno Oceano Pacifico, l’Uomo sta per compiere un altro passo fondamentale verso la conoscenza. Il batiscafo Trieste (costruito in Italia, battezzato nelle acque di Capri, ma proprietà della Marina americana) è pronto per esplorare la Fossa delle Marianne, il punto più profondo del pianeta: un abisso spaventoso a 10.902 metri sotto il livello del mare (la misurazione definitiva è dell’anno scorso), 2.052 metri oltre l’altezza del monte Everest. Sotto lo scafo si trova una sfera dove hanno preso posto l’ingegnere e oceanografo svizzero Jacques Piccard, 37 anni, e il tenente di vascello della Us Navy Don Walsh, 28. I due sono i primi uomini a scendere a una simile profondità: mai nessuno ci ha provato prima, mai nessuno ci proverà dopo.
Il mondo scientifico è con il fiato sospeso e anche l’industria non è indifferente: il batiscafo (lungo 18 metri e largo 3 e mezzo) utilizza tecnologie avanzatissime per i tempi ed è costruito con materiali che dovrebbero resistere alle altissime pressioni di quelle profondità. Ma quali sono i limiti?
Qualcuno segue con particolare attenzione Piccard. È la Rolex, che l’ha conosciuto il 30 settembre 1953 al largo dell’isola di Ponza. Quel giorno il fisico Auguste Piccard, noto per essere salito fin quasi a 16.000 metri in aerostato e per aver inventato il batiscafo, era sceso con il figlio Jacques nel profondo del Tirreno a bordo del Trieste, di cui era progettista. Per la Rolex l’escursione del connazionale era stata l’ideale per testare il suo modello da profondità Deep Sea Special (cassa in acciaio, dimensioni massicce e vetro a semisfera di notevole spessore), fissato all’esterno dello scafo. E quando, dopo due ore, il Trieste era riemerso dai 3.150 metri che aveva toccato (nel ’56 si spingerà a meno 3.700), la perfetta integrità dell’orologio divenne un formidabile veicolo promozionale per la casa ginevrina e per la nuova gamma di modelli Submariner che sarebbero stati commercializzati di lì a poco.
L’esperimento decisivo si tiene dunque nel 1960, quando la marina americana mette a punto il progetto Nekton, con lo scopo di ricavare dati sulla penetrazione della luce solare e dei suoni nelle profondità oceaniche. Il protagonista è di nuovo il Trieste, acquistato un paio d’anni prima dagli americani, che assumono Jacques Piccard per addestrare il personale addetto al funzionamento e alla manutenzione. Dopo 9 mesi e 64 immersioni di preparazione, Piccard e Walsh sono pronti: il 23 gennaio, in 5 ore raggiungono il fondo della Fossa delle Marianne, noto come Challenger Deep dove, non senza sorpresa, trovano sogliole, gamberetti e alghe. Quella di Piccard e Walsh è un’impresa storica che non verrà più ripetuta: gli unici due mezzi che scenderanno ancora nelle Marianne (il robot giapponese Kaiko tra il 1995 e il 1998 e l’americano Nereus nel 2009) saranno privi di equipaggio.
Allo scafo del Trieste viene nuovamente fissato un Deep Sea Special, che aveva sopportato una pressione spaventosa, pari a oltre una tonnellata per centimetro quadrato. A emersione ultimata, il Rolex risulta ancora integro e perfettamente funzionante. Due giorni dopo Piccard trasmette il seguente telegramma alla sede di Ginevra: «Lieto comunicarvi vostro orologio preciso a 11.000 metri come alla superficie. Migliori saluti, Jacques Piccard». Testo che di lì a poco diventerà protagonista di una nota campagna stampa, mentre l’eroico Deep Sea Special viene messo in pensione.
La casa svizzera non intende però sprecare quel piccolo patrimonio di notorietà. Dapprima realizza una trentina di esemplari a scopo promozionale, celebrativo e divulgativo, con la massima profondità raggiunta incisa sul fondello, un diverso movimento e piccole differenze estetiche. Successivamente produce un’altra piccola serie senza movimento, destinata prevalentemente all’esposizione. Alcuni di questi esemplari sono oggi esposti in musei rinomati, altri sono entrati a far parte di prestigiose collezioni private.
Da parte sua, invece, la famiglia Piccard ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua epopea: avventuriero e psichiatra, Bertrand (figlio di Jacques) si è già tolto lo sfizio di essere il primo a completare il giro del mondo in mongolfiera (1999). Ora ha messo a punto il «Solar Impulse », il primo aereo alimentato a energia solare in grado di volare giorno e notte senza combustibile, con il quale nel 2012 intende compiere la trasvolata atlantica. Buon sangue non mente.