dal corriere.it
Dal titanio al silicio è la sfida hi-tech
Il nuovo chiodo fisso: resistenza e leggerezza
Dal titanio al silicio, alle nuove leghe in ceramica e metallo, al tantalio, alla ricerca di soluzioni per ottenere acciai colorati. Obiettivo: resistenza, leggerezza, durabilità, attenzione al design. L’industria dell’orologeria d’alta gamma è sempre più impegnata nella ricerca di materiali hi-tech. In realtà lo è da quando l’orologio uscì dal panciotto dei pochi benestanti, nei primi decenni del secolo scorso, per salire al polso. Da allora la ricerca ha migliorato il movimento meccanico, proteggendolo da urti, sbalzi di temperatura e campi magnetici.
«I nuovi materiali hanno seguito le esigenze evolutesi nel corso degli anni — spiega Carlo Ceppi, direttore di IWC Italia, che dal 2000 appartiene alla divisione orologiera di Richemont International SA —. La svolta arriva fra le due guerre mondiali, con il diffondersi graduale della cultura delle vacanze. E per realizzare segnatempo più leggeri e robusti, noi lanciammo nel 1982 il primo cronografo (Porsche) in titanio al mondo». IWC vanta una storia di primati nell’antimagnetismo. Dopo il successo dei primi orologi prodotti per i piloti dell’aviazione militare nel 1939 e, in seguito, soprattutto nel 1948, sfruttando il concetto della Gabbia di Faraday, l’azienda di Sciaffusa creò un movimento racchiuso in una cassa di ferro dolce, metallo morbido, che respingeva i campi magnetici. Nacque così l’orologio antimagnetico Mark XII, fabbricato con identiche caratteristiche fino al 1984 (il suo erede è Mark XVI, con diametro maggiore e motore più preciso). Ma il modello emblematico del passaggio dalla carica manuale a quella automatica è Ingenieur, prodotto nel 1955, in doppia cassa di ferro dolce e con una serie di protezioni che ne assorbono urti di alta intensità e rendono meno vulnerabile il rotore di ricarica. «Col tempo è diventato un orologio così resistente da essere adottato da molti sportivi estremi», aggiunge Ceppi.
C’è chi invece ha segnato un passo storico nella lunga marcia d’avvicinamento all’isocronismo negli orologi meccanici, come Patek Philippe, che dopo il lancio della prima ruota d’ancora in silicio per scappamento, presentò la spirale Spiromax in Silinvar. Materiale brevettato, ottenuto dall’ossidazione sotto vuoto tramite una modifica molecolare della superficie degli elementi in silicio allo stato puro. «Che conferisce le proprietà essenziali per la regolarità di marcia dell’orologio meccanico — chiarisce Paolo Trevisi, responsabile assistenza tecnica della Patek Philippe Italia — e compensa le variazioni termiche». Sul mercato l’azienda, annoverata dagli specialisti tra i produttori dei migliori orologi al mondo, ha inserito tali componenti su tre serie limitate di orologi con Calendario Annuale: la Ref. 5250, nel 2005, la Ref. 5350, nel 2006 e la Ref. 5450 nel 2008. I componenti in silicio sono già presenti dunque in questi tre orologi e la spirale in silicio è stata introdotta progressivamente in alcuni modelli della collezione Nautilus. Non solo silicio, però. «Lo zirconio derivato dalla ceramica, al posto di piccole biglie di acciaio (che si possono invece usurare e ovalizzare), permette un migliore movimento delle masse oscillanti, che rende più veloce la ricarica automatica». Quali le nuove frontiere dei materiali hi-tech? Chiosa Trevisi: «Il famoso orologiaio svizzero Abraham-Louis Breguet (1747- 1823) disse che con un ottimo lubrificante avrebbe potuto creare un orologio perfetto; ma la soluzione ideale non è stata ancora trovata. Dunque, in futuro alcune parti dell’orologio non avranno bisogno di lubrificazione, ma la manutenzione generale sarà necessaria, anche se si sposterà sempre più in là nel tempo