La Finitura dei Movimenti : Scuola Svizzera ed Americana
Anche chi non ha alcuna competenza di meccanica comprende che la finitura di un oggetto ha un costo non indifferente, e che quindi ha un senso concreto solo se aggiunge all' oggetto un valore superiore al costo oppure è strettamente indispensabile : nessuno comprerebbe, che so, un aspirapolvere con un guscio rugoso ed ineguale!
Ma allora nell' orologio, dove la finitura del movimento per definizione non si vede, perchè farsene carico ? la situazione sembra quella degli scalpellini delle cattedrali medievali, che finivano accuratamente anche pietre che nessuno poteva vedere.
In effetti, maestri scalpellini medievali ed orologiai agivano con la medesima logica.
Il punto è che una cattedrale è una enorme preghiera in pietra, e Dio non ha certo difficoltà a "vedere" ogni pietra, quindi ogni pietra doveva essere lavorata alla perfezione, sennò veniva meno l' efficacia stessa del lavoro. Più banalmente, ma altrettanto concretamente, un orologio non rifinito non funziona, e qiundi ancora una volta viene meno la efficacia stessa del lavoro.
Ma perchè la finitura è indispensabile nei movimenti degli orologi ?
Possiamo comprendere meglio la questione esaminando un attimo come venivano costruiti gli orologi. In sostanza prima dl 1850 circa c'era un solo processo possibile: i pezzi singoli, che so, assi, molle, piastre, ingranaggi, venivano realizzati uno ad uno, a mano, e poi montati assieme a formare l' orologio. E' evidente che per realizzare il componente singolo ci vuole una attrezzatura specifica, ed un certo grado di manualità e di esperienza parimenti specifici, e molto differenziati. Aumentando la richiesta di orologi fatalmente si svilupparono due tipi diversi di professionalità, chi produceva i componenti sempre a mano, ma in gran numero, e chi li assemblava poi a formare il singolo orologio. I produttori di componenti erano, ovviamente, specializzati (chi costruiva assi per gli ingranaggi non costruiva molle o piastre e viceversa) e quindi consegnavano pezzi "standard", ove ciascuno era simile, ma non uguae, a tutti gli altri. E' evidente che partendo da questo tipo di materiali non si poteva semplcemente montare l' orologio, era necessario ADATTARE ciascun pezzo a tutti gli altri. Le piastre, la platina e la piastra superiore dovevano essere rifinite attentamente, eliminando rugosità e difetti di planarità, ed arrivando a superfici perfette prima di poter passare alla lavorazione delle boccole per gli assi. In questo modo è evidente che progressivamente si arrivò a quello che oggi chiameremmo uno standard, visto che tutti gli orologiai costruivano movimenti simili e partendo da componenti a loro volta prodotti dagli stessi artigiani. La doratura, sempre parlando di piastre, forniva sia la soluzione tecnologica migliore sia un aspetto visuale gradevole, e presto, all' inizio dell' '800, si arrivò ad una eccellente qualità in questa lavorazione, che restò un "segreto" dei maestri orologiai svizzeri per quasi un secolo.
La finitura alla svizzera
Nella prima metà dell' 800 alcuni orologiai uscirono dall' ombra e costituirono quelle che divennero le maisons e poi la grande industria svizzera. Il punto è che questi caposcuola, comunque, vivevano e lavoravano nell' ambiente orologero svizzero, e quindi tutti usavano gli stessi componenti, e spesso anche gli stessi sottoinsiemi ed arrivavano a movimenti molto simili tra loro anche visivamente (il caso dei classicissimi "movimenti svizzeri a barre" o "à la Lepine" è emblematico, ed occupa circa 30 anni tra il 1820 ed il 1850). Per emergere dalla massa indifferenziata degli orologiai anonimi, quindi, i nostri dovettero creare quella oggi chiameremmo una immagine di marchio, o brand. Lo fecero costruendo movimenti di prestazioni particolari e tecnica raffinata, insomma giocando sulla costante qualità dei propri orologi: era quandi necessario che vi fosse qualcosa che li distinguevano dagli altri, ad una prima occhiata ed anche all' occhio inesperto. La scuola svizzera, insomma, pone l' accento sulla brand, sul marchio immediatamente discernibile sul quadrante, e, ed ai nostri fini è qual che conta, garantisce con il marchio la qualità della finitura; insomma, se è un orologio di Le Coultre o di Favre o di ... è molto preciso, e QUINDI è finito MECCANICAMENTE ai massimi livelli, non ho bisogno di aprirlo e GUARDARLO (salvo che non sia un intenditore, ma questa è un' altra storia).
Partendo da questa situazione concreta, quindi, la finitura classica alla svizzera è a piastra dorata, con ottima doratura, cura, ovviamente, negli aspetti meccanici, anglage (ossia trammento degli spigoli vivi) accurato, ma niente di più. Oltrettutto si tende anche a non mettere incisioni o diciture se non quelle assolutamente indispensabili (e, di regola, sul lato nascosto della platina) dato che da sempre c'è una certa aria di "mistero" o di, comunque, indeterminatezza circa la origine dei movimenti svizzeri. L' orologio svizzero è un orologio di brand, di marchio, e la qualità SEGUE il marchio.
La finitura americana
Per comprendere cosa sia la finitura americana dobbiamo comprendere innanzittutto cosa sia l' industria americana, che è totalmente e radicalmente diversa dalla svizzera, perchè è diverso l' ambito anche sociale ed economico in cui è nata. L' industria svizzera (siamo alla metà dell' 800) aveva alle spalle oltre un secolo di artigianato, di piccoli passi; l' industria americana nacque in 5 anni, e con obiettivi INDUSTRIALI fin dal primo momento. Lo scopo era produrre GRANDI QUANTITA' di orologi, e migliori di quelli che arrivavano dall' estero, e più (relativamente) economici, lo scopo era impadronirsi del mercato. Niente piccoli passi, era una Minerva che esce adulta ed armata dalla testa di Giove.
L' industria americana nasce nel 1850
Verso il 1850 negli USA alcuni visionari decisero che si potevano costruire orologi in un altro modo, senza realizzare ogni pezzo e poi ogni orologio a mano, ma sviluppando macchine utensili che fossero capaci di produrre componenti solo da assemblare, senza richiedere aggiustaggio. Questo, come sottoprodotto, avrebbe portato anche alla creazione di pezzi di ricambio standard, che non dovevano essere ulteriormente lavorati, e quindi ad aumentare in modo incredibile il numero degli orologiai, ossia dei punti dove un orologio poteva essere non solo acquistato, ma anche fatto riparare indipendentemente da dove era stato originariamente acquistato. Questo fatto aveva un interesse anche per l' Europa, ma un interesse relativo, dato che la popolazione europea era molto stanziale, difficilmente un europeo cambiava città o villaggio nel corso della sua vita; al contrario i grandi spazi degli Stati Uniti avevano portato ad un sistema di vita ove il cambiamento, la avventura portavano grandi masse di popolazione a spostarsi all' interno del continente-paese, e quindi poter far riparare OVUNQUE il proprio orologio era una condizione molto importante. I 3 visionari che al numero 34 di Water street a Rosbury,Massa., decisero di costruire una industria che non esisteva ancora (Davis, Dennison ed Howard) in una serata autunnale del 1850 avevano un progetto ambiziosissimo, mai tentato prima, ma sapevano perfettamente che si trattava di un mercato potenziale di milioni di persone, letteralmente immenso come il continente in cui vivevano. E' strano, ma l' industria americana ha un vero e proprio atto di nascita, la fondazione della American Horologue Co, di Rosbury.
La finitura industriale
Se i componenti vengono prodotti dalle macchine utensili e sono pronti all' uso, non richiedono altra finitura, è lapalissiano. Inizialmente l' idea era di copiare lo stile svizzero, bella doratura e basta. Peccato che la doratura svizzera fosse un problema più complesso che non la precisione meccanica, per alcuni anni non si riuscì ad ottenerne una uguale. Nel frattempo, però, proprio gli svizzeri scoprirono la nichelatura, che depositava uno strato uniforme di materiale duro sulle piastre già perfettamente levigate dal processo produttivo. Waltham (ormai la American Horologue era diventata la Waltham, o in esteso American Waltham Watch Co) comprese al volo che questa nichelatura poteva dare uno spazio per un tipo di lavorazione nuovo, la damascatura, dato che lo strato di nichel poteva essere inciso con un bulino molto tagliente dando un bel contrasto di colore: di qui sviluppare i pantografi incisori necessari per un' industria come quella americana fu un attimo. Ma perchè farlo ? nichelata o dorata la piastra andava benissimo, tecnicamente, era uno spreco di denaro lavorarci attorno ulteriormente. Non proprio, il cliente americano era diverso dall' europeo, e per parecchi motivi ...
L' orologio a stelle e striscie
L' americano "medio" della seconda metà dell' 800 (attenzione al "medio", un orologio costava comunque una fortuna ...) era pragmatico, attivo, impegnato a domare un continente e proiettato al futuro. Il suo orologio doveva essere preciso, solido, di lunga durata, e quando era necessario doveva esser riparato ovunque tra New York e San Francisco ci fosse l' insegna di un orologiaio o di un gioielliere. Contava la tecnica, la precisione, il resto era un corollario.
Naturalmente l' industria conosceva il tipo, e quindi non vendeva orologi, ma movimenti nudi. Il cliente sceglieva il movimento, e fatto questo decideva come doveva essere la cassa, il quadrante e le lancette, ma prima di tutto sceglieva il movimento (il che era un bell' handicap per gli svizzeri, che di regola arrivavano già incassati). In questo modo si capisce come una lussuosa, complessa, intricata ed intrigante decorazione fosse un elemento di importanza VITALE per la vendita, e quindi la finitura americana tendeva ad esser tanto più bella e complessa quanto maggiore era il costo del movimento il che è assolutamente naturale. Certo, poi, partendo da queste radici è ovvio che i movimenti classici americani facciano apparire i coevi svizzeri come "cosi" scialbi, che, oltrettutto costavano molto cari, più cari ancora degli americani. Il risultato fu una chiusura totale del mercato americano, che spazzò via gli orologi svizzeri nel giro di pochi anni nel decennio 1860-70. Favre Jacot, nel 1876, comprese bene la questione, ma ci vollero circa 60 anni perchè gli svizzeri potessero tornare negli USA in una certa quantità.
E poi ?
Con il tempo anche l' industria svizzera prese in considerazione la questione finitura, ed elaborò la teoria delle Cotes de Geneve, basata su schemi geometrici, e, certamente, meno "variopinta" di quella americana: lo fece anche sulla spinta del ritorno negli USA, quando nel '900 inizio la lenta e faticosa riconquista del mercato, che completò negli anni '50 del secolo scorso, quando l' industria americana si perse nel nulla per cause sue proprie. Comunque sia, questa vicenda ci ha lasciato dei movimenti veramente splendidi: è inutile negarlo, ma un bel tasca da collezione forse passa più tempo con il guscio posteriore aperto che altrimenti, sono una vera gioia per gli occhi