Stando a quanto scritto da David Langes ("L'orologio nella storia", Mondadori), la "formula Timex" fu il primo vero "scossone" subito dall'industria orologiera svizzera nel dopoguerra.
Il Timex era un tipo superiore di orologio standard, senza rubini (al loro posto, veniva utilizzato un tipo di metallo duro prodotto durante la guerra, l'armalloy), con una cassa in acciaio ribattuto che impediva -per l'appunto- qualsiasi riparazione (come uno swatch di oggi), ma il basso prezzo non rendeva questo un problema, dato che bastava cambiarlo con un altro esemplare.
La strategia usata fu di venderlo ovunque, drugstores, tabaccherie, aeroporti, bypassdando il canale delle orologerie e delle gioliellerie (che comunque lo respinsero), ed alla fine ne sfornarono milioni di esemplari, concquistando il mercato. Leggendo, scopro che i rivenditori convincevano i negozianti della qualità del prodotto sbattendolo contro il banco o buttandolo in un secchio d'acqua: l'orologio continuava a funzionare. E la pubblicità, per l'appunto, rilanciava la cosa sostenendo che il Timex superava veri e propri "test della tortura"!
Forse, la rivincita svizzera è rappresentata dallo Swatch, che sostanzialmente ha spezzato l'assedio, portato a cavallo degli anni '70 e '80, dei digitali giapponesi. Un prodotto che non offre particolari innovazioni, ma semplice, con la pila che dura di più, che può essere trasformato in un oggetto di culto con una buona campagna marketing (come è successo), e che...... non si ripara! Con quello che costa, ne compri un altro, se già non ne hai più di uno.