Apriamo un altro importante capitolo sulla storia dell’orologeria automatica ultrapiatta.
Dopo il Piaget 12P e l’Universal UG66 entrambi a microrotore ed il JLC920 a rotore centrale sviluppati negli anni ’60, dobbiamo aspettare fino al 1985 per avere un altro automatico che scenda sotto i 3mm di spessore.
Davvero troppo tempo, ma in parte giustificato dalla crisi introdotta con il quarzo che ridusse drasticamente (in pratica la azzerò) la richiesta di movimenti meccanici negli anni ’70-’80 così che molti progetti furono “congelati” in attesa di tempi migliori.
Infatti il famoso Frederic Piguet 71 di cui ci accingiamo a parlare, è una rivisitazione in chiave sottile di un loro precedente calibro del 1970.
Probabilmente senza la crisi del quarzo, l’FP71 avrebbe visto la luce molti anni prima.
Ma chi è Frederic Piguet?
La F.Piguet è un azienda fondata nel 1858 da Louis Elysee Piguet (nome già citato in precedenza che si contende con EW&C –JLC il primato per il movimento manuale 9 linee più sottile della storia) ed ancora in mano, perlomeno come direzione, ai discendenti del fondatore.
E’ una manifattura che ha sempre costruito solo movimenti e mai orologi finiti rifornendo di pregiati calibri praticamente tutti i nomi più famosi del panorama orologiero. Da Audemars Piguet a Vacheron, da Corum a Blancpain (con cui vedremo è legata a doppio filo), da Breguet a Ulysse Nardin, poi Genta, IWC, Ebel, Roth, Urban Jurgensen, Omega, Breitling, Universal Geneve e chissà chi altri.
Dal 1993 è entrata nel gruppo SMH, ma già 10 anni prima per volere di Jacques Piguet, molto amico di J.C.Biver, la F.Piguet si era fusa con Blancpain (mantenendo però la sua autonomia operativa) per la quale progetta e realizza anche calibri esclusivi.
Famosi i suoi tourbillon, i cronografi e le ripetizioni minuti, sempre all’insegna dell’ultrapiatto. Le due aziende addirittura insistono sullo stesso sito produttivo dividendosi parte dei fabbricati a Le Brassus.
Tornando all’FP71, vediamo le sue caratteristiche salienti.
Diametro 27,9mm (12 linee)
Spessore 2,4mm
35 rubini
Bilancere liscio in Glucydur
18.000 alt/h
Rotore con ricarica unidirezionale
Autonomia 48h
Guardandolo, sono diverse le cose che saltano all’occhio.
Innanzi tutto il rotore, a piena grandezza ma decentrato che ricarica solo in senso antiorario (non ha invertitore), poi i sistemi antiurto, Kif sul bilancere e Duofix per la ruota di scappamento, il bariletto aperto su un lato ed il portapitone mobile.
Molto razionale, ben ingegnerizzato, di qualità e giustamente ammirato dagli appassionati, è stato la base per stupendi scheletrati e perpetui molto sottili.
Ad onor del vero, in giro si trovano montati FP71 anche per nulla rifiniti e piuttosto bruttini, ma comunque il suo pregio maggiore, quello di essere un automatico di 2,4mm nessuno può toglierglielo.
Personalmente non gradisco la vista sulla molla del bariletto, (gli stessi canoni del Punzone di Ginevra non lo prevedono), che però offre il vantaggio di poter ispezionare il componente senza aprirlo, ma soprattutto l’assenza di un bilanciere ad inerzia variabile che considero sempre un must su movimenti di alto pregio.
In compenso il portapitone mobile consente comunque (correggetemi se sbaglio) regolazioni fini della spirale senza agire direttamente sulle sue curve, sempre fonte di perturbazioni.
Altro da dire non ho, se non che la sua ampia diffusione se da un lato ne testimonia la riconosciuta affidabilità, da un’altro ne diminuisce l’esclusività come invece è avvenuto per il suo diretto concorrente JLC920 utilizzato da soli tre marchi.
La mia conoscenza sull'FP71 termina qui, prego tutti di integrare la disamina con altre notizie interessanti e/o note tecniche qualora ne siate a conoscenza.