io vorrei tornare all'argomento del post, giusto per chiarire le idee.
Come dice Albe, il diametro dichiarato è quello nominale, quindi rispetto ad esso possono esserci variazioni legate alle tolleranze di lavorazione o realizzazione.
In questo caso stiamo parlando di una cassa in acciaio inox stampata (è più corretto chiamarla forgiata o stampata a caldo, hot forged), per una tecnologia lavorativa di questo tipo le tolleranze dimensionali sono nell'ordine di qualche decimo, anche un mm, poi con successivi passaggi ( tranciature, coniature e lucidature) si arriva al finito.
Quindi è possibilissimo che orologi uguali, prodotti in periodi e lotti differenti, abbiano variazioni di parecchi decimi, se non addirittura il mm già detto.
Questo non perchè in orologeria si usano tolleranze da salumieri, ma perchè nel particolare in questione sia la tecnologia di realizzazione, che la criticità della quota, renderebbero costose ( ed inutile) mantenere una determinata quota entro limiti molto stretti.
Sicuramente per altri particolari maggiormente critici le tolleranze hanno ordini di grandezza inferiori.
Ad esempio, se delle 2 casse misurate la distanza tra le anse, ricavata per lavorazione meccanica, troverete differenze inferiori a quelle sul diametro della cassa; per 2 motivi, prima di tutto per come viene realizzata la cosa ( una buona macchina a controllo può fresare con precisione del micron), inoltre perchè quota critica per l'accoppiamento con il bracciale, se così non fosse rischierebbero di aver bracciali che ballano tra le anse, o addirittura che non si montano.
Sorvolo poi sugli strumenti di misure e sui metodi utilizzati, vi riporto solo un esempio di vita vissuta:
durante il corso di Misure ( politecnico di Milano, laurea in ing. meccanica, se non ricordo male 4° anno) ci fecero misurare 2 semplici barrette di metallo, con lo stesso calibro corsoio.
Alla fine, misurando la stessa cosa, con lo stesso strumento, la quota variava di quasi un mm tra il max ed il min rilevato....