C'è stata anche una buona dose di sfiga, nelle mie vicende personali. A 33 anni, mi capitò di dare le dimissioni dal mio posto di lavoro; dopo vari contatti di approfondimento, stavo per essere assunto in quella che era la più grossa tipografia della Valtellina, a Sondrio. Avrei dovuto diventarne il direttore, entrando in servizio dopo 15 giorni. Già non guadagnavo poco, ma lo stipendio che mi sarebbe spettato, era a livello, se non superiore a quello di un direttore di banca. I proprietari della tipografia, erano due fratelli che non avevano mai fatto un c...o nella loro vita se non dedicarsi allo sport: lo sci per uno e i rallye per l'altro, di stampa ed affini non ne capivano niente, al contrario del padre che aveva fatto prosperare la baracca, ma oramai troppo vecchio per continuare a farlo. C'era già anche la casa, un appartamento nel condominio di 8 piani che ospitava a piano terra la tipografia, interamente di proprietà della famiglia. Mi si attorcigliò l'intestino, proprio in quei giorni: infarto del mesenterio! Nelle 5 ore di intervento chirurgico che ne seguì, tentarono di riassestarmi quel metro di intestino che sembrava avanzare e che alla fine mi venne asportato. Fu una bella botta, ma lentamente mi ripresi, troppo lentamente, tanto che il nuovo lavoro sfumò a "causa di forza maggiore" e anche per mia stessa decisione. I miei vecchi titolari, oltre a stracciare la mia lettera di dimissioni, mi pagarono tutta la malattia e la convalescenza, per la parte di loro competenza. Potevo dire grazie e piantarli in asso ugualmente? No! Non me la sentii e continuai a lavorare per loro per parecchi anni ancora.