dalla rivista Orologi
L'invenzione dello scappamento coassiale da parte di George Daniels rappresenta, senza dubbio, uno dei traguardi più importanti compiuti dall'orologeria contemporanea. Per rendersene conto basterà forse dire che tale invenzione supera, di fatto, alcune problematiche legate allo scappamento ad àncora (che è quello normalmente usato negli orologi da polso moderni), la cui invenzione risale addirittura agli anni sessanta del XVIII secolo! Per una strana curiosità del destino, ricordiamo che anche allora l'inventore fu un inglese: l'orologiaio Thomas Mudge.
Storicamente, lo scappamento ad àncora non fu utilizzato subito su vasta scala. Lo stesso Mudge lo abbandonò, dedicandosi allo sviluppo di un altro dispositivo, noto come scappamento a détente. Il motivo? Quest'ultimo presentava un enorme vantaggio: per conformazione e modalità di funzionamento, la trasmissione di energia al bilanciere (che rappresenta proprio la sua funzione principale) avveniva, praticamente, senza che si sviluppasse attrito; esso risolveva pertanto uno dei problemi cronici dell'orologeria, ovvero la necessità di utilizzare oli lubrificanti per mantenere in attività il movimento; questi ultimi, infatti, essendo alterabili, finivano per creare ulteriori problemi se non sostituiti con la dovuta frequenza, compromettendo, nel migliore dei casi, la precisione dell'orologio. Lo scappamento a détente non richiedeva lubrificazione e ciò è stato alla base del suo successo. Ma se andava benissimo per i vecchi cronometri da marina, stabili grazie alla loro sospensione cardanica, la sua applicazione si rivelò piuttosto problematica negli orologi portatili, per loro natura soggetti a urti accidentali, con conseguenti avanzamenti accidentali della ruota di scappamento, letali per la precisione di marcia. Fu così che l'orologeria portatile riprese lo scappamento ad àncora messo a punto da Mudge, che, ulteriormente migliorato, è giunto fino a noi, rivelandosi, di fatto, come la migliore soluzione possibile, del tutto compatibile con urti, scosse e cambiamenti repentini di posizione.
Per quanto ottimale, però, qualche problema resta. In particolare per quanto riguarda la quantità di attrito sviluppata nell'impulso fornito dalla ruota sulla leva dell'àncora: è quello che tecnicamente viene definito "attrito di strisciamento", al quale si può ovviare soltanto con la lubrificazione, che, seppure notevolmente migliorata e più sicura rispetto ai tempi di Mudge, certo impone periodiche revisioni al movimento: le Case costruttrici, come è noto, consigliano una manutenzione annuale... sicuramente meno di quanto ci chiedono le nostre automobili, ma, chissà perché, nel caso degli orologi la mentalità del periodico "tagliando" incontra notevoli resistenze da parte del pubblico! È evidente che, trascurando le operazioni di ordinaria manutenzione ("pulizia" del movimento e sostituzione degli oli alterati), il nostro orologio meccanico diventerà, inevitabilmente, meno preciso. Queste considerazioni sono alla base degli studi di Daniels, che, lo ricordiamo, sono iniziati quasi trent'anni fa, quando la rivoluzione del quarzo sembrava dovesse travolgere la tradizionale orologeria meccanica, puntando principalmente, guarda caso, proprio sulla maggiore precisione!
Il risultato è rappresentato dal suo innovativo scappamento coassiale, che, grazie alla collaborazione con la Omega, è potuto diventare una realtà a disposizione del pubblico, essendo oggi impiegato nei nuovi calibri che equipaggiano la collezione De Ville. Non ci addentriamo in una particolareggiata descrizione tecnica, per la quale, anzi, consigliamo vivamente di rileggere l'ottimo articolo del nostro consulente tecnico, il professor Nicola de' Toma: lo abbiamo pubblicato sul numero 131 di Orologi, dedicando all'argomento ben 10 pagine. Come di consueto, l'articolo è corredato di figure che mostrano in dettaglio ogni particolare tecnico, e costituisce pertanto una guida ottimale alla comprensione della costruzione e del funzionamento dello scappamento coassiale. Qui ne riassumiamo schematicamente le caratteristiche fondamentali, con l'unica finalità di comprenderne il valore tecnico e storico.
Dal punto di vista della costruzione, lo scappamento di Daniels ha bisogno di una ruota in più, definita "intermediaria", che dunque si aggiunge alle quattro normalmente presenti negli orologi meccanici (di centro, intermedia, dei secondi, di scappamento). La ruota di scappamento propriamente detta è doppia, ovvero costituita da due ruote coassiali, sovrapposte e solidali l'una all'altra, con i denti, però, sfalsati. Sull'àncora è presente, in aggiunta alle due leve di "entrata" e di "uscita" che hanno il compito di arrestare la ruota di scappamento, una terza leva centrale, in rubino come le altre, che funge da leva d'impulso. Infine, lo scappamento coassiale viene utilizzato con un bilanciere a spirale libera senza racchetta, nel quale la regolazione del ritmo di marcia dell'orologio si effettua mediante due microviti in oro presenti sulla corona del bilanciere, con notevoli vantaggi sulla regolarità di marcia.
Semplificando al massimo il funzionamento di questo dispositivo, possiamo dire che, come nello scappamento ad àncora, l'energia viene trasmessa al bilanciere mediante due impulsi, uno per ogni alternanza; la modalità propria di tali impulsi, però, in analogia a quanto avveniva nello scappamento a détente, non provoca attrito, eliminando, di fatto, il problema della lubrificazione (importante, nell'eliminazione dell'attrito, anche la ridottissima superficie di contatto tra i denti delle ruote e le relative leve d'impulso) e migliorando il rendimento meccanico dell'orologio grazie alla maggiore energia trasmessa al bilanciere. Dunque: orologi di grande precisione e drastica riduzione degli interventi di manutenzione. Vale a dire due importantissimi traguardi dell'orologeria meccanica.