Adesso un pò di storia in relazione a questo movimento, pietra miliare nella produzione Movado:
Già nel 1942 Movado aveva intrapreso un procedimento di brevettazione in vista della produzione di un movimento a carica automatica; concerneva una tipologia a pendolo di massa oscillante automatica, concepita come un’unità autonoma, brevettata il 16 Luglio 1943.
Tuttavia Movado non intraprese la produzione di orologi da polso a carica automatica prima del 1945. Vi giunse con il modello “Tempomatic”, che impiegò come base i calibri 220/220M/221. Questo calibro, inoltre, abbandonò il caratteristico ponte con tre sporgenze tondeggianti, design obbligato fino a quel momento per il movimento, tanto che era divenuto un marchio di fabbrica. Donald de Carle (Orologi Complicati e loro riparazione, tratto dall’Horological Journal 1953/1954) descrisse il calibro 221 come un “movimento semplice, ingegnoso e ben progettato”.
Così come era già accaduto con il Calendograph e i cronografi, questo e i successivi movimenti automatici furono costruiti sulla base del principio modulare, ossia il meccanismo di carica automatica era concepito come un’unità indipendente montata sul movimento base per mezzo di due viti.
Dal punto di vista tecnico Movado in primo luogo fece uso del principio della carica monodirezionale, con la massa oscillante imperniata tra due molle a respingente, sebbene la versione con un rotore a carica bidirezionale, più moderna e orientata verso il futuro, esistesse già dal 1942. Tutti i calibri impiegati per il Tempomatic erano muniti di sfera dei secondi centrale.
Alcuni orologi da polso con calendario, impiegando come base il calibro 220, furono a loro volta equipaggiati con la carica automatica, come il Calendomatic venuto alla luce nel 1946 con il calibro 225 e il Calendoplan, sviluppato più in là nel 1952, dotato del calibro 222.
(Fonte: Fritz von Ostersetzer, The Movado history, Schiffer; mia traduzione in italiano).
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