Ovviamente, e rispondo a Michele (palombaro), io mi riferivo al costo di sviluppo di un nuovo modello, non di una nuova meccanica.
Insomma, il costo della progettazione e prototipazione di una nuova cassa/bracciale.
Chiaramente i numeri e le economie di scala dipendono dalle dimensioni dell'azienda, ma resto dell'idea che lo sviluppo di una nuova forma/modello abbia un costo irrisorio in rapporto ai fatturati.
Il problema, come dice Ermanno, é che mancano i designer all'altezza e, insieme ad essi, un managment capace di selezionare le idee e dare i giusti input. Perché tale managment il più delle volte non proviene dal mondo dell'orologeria, del quale ha scarsissima contezza e competenza, ed é troppo focalizzato du logiche proprie di altri settori merceologici dai quali esso stesso proviene.
E forse questo é il più grande limite attuale, l'aver proiettato l'orologeria su dimensioni proprie di altri business, che siano le creme o le pezze griffate alla moda poco rileva, e che con le peculiarità dell'orologeria svizzera hanno poco o nulla in comune.
Finché hanno mercati pronti a recepire il risultato (a dir poco discutibile) di tali logiche i numeri continueranno a dar loro ragione, ma la festa nel lungo periodo é destinata a finire, e la decadenza in cui hanno precipitato questo settore rischia di seppellire tutto e tutti sotto ad una montagna di smartwatch (di lusso e alla moda) o chissà che altro.
Negli ultimi 20 anni non ricordo un solo "nuovo modello", che non sia la rivisitazione di un precedente modello, degno di una qualche attenzione; salvo solo l'octo di Bvlgari nella recente revisione ultrapiatta, e stendo un pietoso velo sui mille esempi in casa PP di quadranti imbarazzanti (li l'unica cosa riiscita bene negli ultimi 30 anni é il restyiling delle linee del Nautilus).