trovo che il Daytona sia esteticamente il più bello fra tutti quelli che hai indicato.
[...] trovo che la forma della cassa e del bracciale, unitamente alla lucentezza dei metalli ed alla ricchezza del quadrante, siano decisamente meravigliosi.
Mi sgancio un attimo dal filone del topic e prendo spunto da quanto quotato per mettere l'accento su un aspetto che spesso rischia di condizionare molte delle discussioni. Il gusto soggettivo.
Il gusto soggettivo come noto è sacro e insindacabile, ma come tale è anche di scarso rilievo "collettivo". Nel senso che non aggiunge nulla alla disamina degli oggetti, e raramente interessa chi ci legge; ma stranamente è l'elemento che più frequentemente salta fuori in ogni dibattito.
"La forma" di cassa e bracciale, bella o brutta che possa risultare agli occhi del singolo osservatore, è quanto di più ordinario e visto su miriadi di orologi negli ultimi tre quarti di secolo, Rolex e non solo.
La "lucentezza" dei metalli è quella di ogni orologio in acciaio, priva per altro di quei giochi di luci dovuti a particolari alternanze di forme e/lavorazioni superficiali tipiche, invece, di orologi come il Royal Oak. Anche qui quanto di più ordinario mai visto, per di più anche discutibile se il Daytona è il 116520 con la sua discutibile carrure tutta lucida che poco si armonizza con i laterali satinati del bracciale e dei finali che vi si innestano.
La "ricchezza" del quadrante, ancora, non trova alcun riscontro nella realtà oggettiva se per "ricchezza" non ci si riferisce ai poemetti in versi scritti sopra ma alla "ricchezza" di lavorazioni con il quale è realizzato; anche qui un'ordinarietà vista e stravista su miriadi di altri orologi, con l'aggiunta di scelte estetiche a dir poco discutibili (i contatori asimmetrici, gli indici chiaramente sovradimensionati, il confronto con il quadrante della vecchia ref. 16520 è impietoso).
Il tutto in un insieme che risente chiaramente dei suoi anni in termini concettuali, per un orologio chiaramente figlio degli anni 80 e dei suoi stilemi, che come ogni altro cronografo di quell'epoca apparirebbe tremendamente e irrimediabilmente retrò e demodè (come appaiono molti dei suoi coetanei) se non fosse per il marchio sul quadrante e per il fenomeno di costume che quest'orologio ha rappresentato nel passato e nel cui riflesso continua a vivere oggi.
Che piaccia (a me, per esempio, la ref. 16520 sebbene non mi abbia mai entusiasmato piace ancora oggi come mi piacciono molti altri cronografi di pari epoca e stile) o meno, è in questo senso un dettaglio sostanzialmente irrilevante.