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La sfida è davvero audace. Una vera follia. Come fare per inserire dei campi magnetici - i peggiori nemici della meccanica orologiera - nel cuore di un orologio? È questa la domanda che gli appassionati del settore non possono evitare di porsi. Eppure, Christophe Claret ci è riuscito! Come? Ricorrendo a un sistema composto di due piccole sfere in acciaio - internamente vuote per una maggiore leggerezza - che, isolate in due tubi in vetro zaffiro collocati a destra e a sinistra della carrure, si muovono grazie ai campi magnetici generati da due piccole calamite collegate a dei cavetti. In realtà, si tratta di un filo estremamente flessibile, costituito da centinaia di nanofibre dyneema assemblate in un gel di polietilene molto resistente, in grado di sostenere una trazione di 1 chilo nonostante uno spessore inferiore a quello di un capello (4 centesimi di mm di diametro). La resistenza di questo filo è stata testata dalla Manifattura Claret su un sistema accelerato in grado di simulare 6 anni di funzionamento.
Le sfere, prive di qualunque collegamento meccanico con il movimento, sembrano galleggiare all'interno dei due tubi, aggiungendo così un ulteriore tocco di mistero al segnatempo. "Abbiamo sviluppato questa tecnologia in collaborazione con la Haute Ecole d’Ingénierie et de Gestion du canton de Vaud (HEIG-VD), a Yverdon-les-Bains, e il team del professore Besson. Il sistema è perfetto. I campi magnetici sono stati orientati in modo tale che non possano in alcun modo influire sul meccanismo, eccetto per la funzione per cui sono stati previsti" spiega Christophe Claret.
Il progetto iniziale, molto diverso da quello presentato oggi, è stato proposto a Christophe Claret da due maestri orologiai di Neuchâtel: Frédéric Richard e Olivier Randin. Ritenendo originale l'idea di base, quest'ultimo ha così deciso di acquisirne i diritti e di richiederne il brevetto.