Per tornare al tema tracciato da croix de malte, che dice "a me piace l'orologeria e di tutto il contorno di aria fritta che la soffoca non mi importa" (Anto, sintetizzo barbaramente), è vero però che come scrive qualcun altro l'orologeria senza aria fritta c'è comunque chi la fa ancora.
Bisogna prendere semplicemente atto che esiste un mercato di "più largo" consumo di beni di lusso griffati, che compra prima di tutto la "sicurezza" del marchio, e una nicchia di clienti ancora interessata alla qualità del prodotto.
E l'offerta inevitabilmente è proporzionata alla domanda, non il viceversa.
Le marche tutte, chi più chi meno, sono ormai appunto solo marche da appiccicare ove capita su beni di lusso svuotati quasi sempre di alcun reale pregio, e ciò per altro vale per tutti i settori merceologici, non solo per l'orologio. È il marchio che si tira dietro tutto il carrozzone di aria fritta, non il prodotto.
L'appassionato di pelletteria non comprerà la qualità nella borsa o nella scarpa griffata ma si rivolgerà all'artigiano per farsi fare la borsa o la scarpa su misura scegliendosi pure forma, pellame e dettagli.
Così come l'appassionato di abbigliamento non compra il pregio dell'abito nel pronto ma si fa cucire il vestito dal sarto scegliendosi la stoffa.
L'orologio ha semmai una sua specificità, io direi anomalia, la dove interviene il commercio, il mercimonio, il desiderio di rivendere magari speculando, che è comune a tanti, ed è il motivo per il quale in tanti si concentrano sulle marche più che sui prodotti.
Il vestito, la scarpa o la borsa, usata, quasi nessuno si sogna di volerla rivendere già nel momento in cui la acquista. La si compra per la sola propria soddisfazione, che sia di sfoggiare un capo griffato o indossare qualcosa fatto su misura e con la migliore qualità possibile.
L'orologio al contrario in molti lo acquistano con la mente a quando vorranno rivenderlo.
Questa anomalia nasce negli anni 80 come strumento di marketing per attirare clienti verso un oggetto allora caduto in disuso, nasce l'orologio come "investimento", nasce tutta la letteratura delle mirabolanti aggiudicazioni alle aste, e con essa una distorsione che da li in poi segnerà il corso della storia di questo settore.
L'orologio smette di essere solo un capriccio, e diventa anche occasione di commercio, guadagno, investimento, bene rifugio, per tanti parvenu arricchiti in quegli anni desiderosi di impiegare ingente liquidità. La storia si ripete, e ció che accadde negli anni 80 in Europa, in particolare in Italia, è accaduto più di recente in Russia e in Cina, in India e in Brasile.
Ecco che allora l'aria fritta che avvolge il marchio ritorna prepotentemente d'attualità.