Ah ho ho capito.....
Quindi chi fa 10 pezzi l'anno certamente è eccellenza ... A prescindere ,,,,
Chi ne fa qualche migliaio è un markettaro perché fa pubblicità e vende fuffa,,,
Non la penso come voi...
La qualità NON DIPENDE dal numero di pezzi prodotti.....
Nessuno ha scritto questo, ma è un dato di fatto che il volume del prodotto e la qualità e cura dello stesso sono cose inversamente proporzionali.
All'aumentare del volume di prodotto, per mantenere inalterato il livello di cura e dettaglio, occorre un aumento delle risorse impiegate (e dei costi) più che proporzionale, il che è in antitesi con le logiche imprenditoriali che nell'aumento del volume cercano un aumento dei margini a seguito delle economie di scala e del costo unitario descrescente.
È un dato di fatto, altresì, che un aumento di volume prodotto oltre certi limiti è perseguibile solo con sistemi di produzione industriale e automatizzati che, inevitabilmente, non possono garantire la medesima qualità e cura del dettaglio di una piccola produzione artigianale.
E da che mondo è mondo, la "qualità" l'hanno sempre fatta gli artigiani, non le macchine.
L'alta orologeria è rimasta artigianale fino alla crisi dei quarzi, per poi svoltare sull'industriale dagli anni 80.
Con annessi incrementi indiscriminati di volume prodotto; PP fino ai primi anni 70 produceva solo 7.000 orologi/anno, oggi è arrivata a 60.000.
Ed è un fatto che non c'e un solo prodotto PP attuale, che non siano le piccole serie celebrative, che sia paragonabile per qualità e finiture, cura e dettaglio, ad un PP degli anni 50/60.
Se è vero quindi che i sistemi di produzione industriale hanno "incrinato" il pregio dell'orologeria sull'alto di gamma spingendone la produzione a livelli inconciliabili con quella che dovrebbe essere la loro "eccellenza" e facendone scadere il pregio, è altrettanto vero che hanno permesso alle aziende focalizzate sui grandissimi volumi, sulle produzioni di serie, sull'orologeria prettamente industriale, come Omega e Rolex, un generale e diffuso miglioramento della qualità dei loro prodotti a fronte di capacità produttive ancora superiori in termini di volumi. Il livello di partenza di questi prodotti industriali, negli anni 70, era veramente modesto se paragonato alle attuali produzioni.