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Indipendente: analizziamo questo termine

ALAN FORD

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #30 il: Aprile 23, 2015, 19:16:59 pm »

Dimensioni? Non più di mille pezzi l'anno. La presenza di un CEO non significa nulla, anche Journe è CEO di fatto della sua azienda. Forse vorresti dire di manager al vertice distinto dalla proprietà, ma per me non è questo, sono altri i fattori. Sono aziende in cui gli orologiai contano.

Il numero, penso sia cosa abbastanza relativa nel suo totale, più che altro il numero di orologi prodotti per ogni singolo orologiaio.
Se un indipendente riesce a mettere insieme 20 ottimi orologiai il numero  sarà il doppio del suo dirimpettaio con 10 orologiai!

mbelt

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #31 il: Aprile 23, 2015, 19:31:04 pm »

Dimensioni? Non più di mille pezzi l'anno. La presenza di un CEO non significa nulla, anche Journe è CEO di fatto della sua azienda. Forse vorresti dire di manager al vertice distinto dalla proprietà, ma per me non è questo, sono altri i fattori. Sono aziende in cui gli orologiai contano.

Il numero, penso sia cosa abbastanza relativa nel suo totale, più che altro il numero di orologi prodotti per ogni singolo orologiaio.
Se un indipendente riesce a mettere insieme 20 ottimi orologiai il numero  sarà il doppio del suo dirimpettaio con 10 orologiai!
Teoricamente hai ragione, e io l'ho pensato per molto tempo. Ma nella realtà quando una casa aumenta la produzione certe cose non sono più possibile, senza eccezione. Infatti Lange dichiara di fare circa 5000 orologi l'anno. Io penso siano di più, ma quel che è certo perché sono loro a dirlo è che sono solo i modelli dal Double Split in su che sono costruiti e assmblati da un unico orologiaio, per esempio . Poi Lange qualcosa di manuale lo mantiene sempre anche sul piu economico del modello, ma è assai meno sulla base di gamma. Quando vai su molte migliaia di pezzo non puoi controllare tutto ciò che viene fatto, evidentemente.
« Ultima modifica: Aprile 23, 2015, 19:32:47 pm da mbelt »
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #32 il: Aprile 23, 2015, 19:31:43 pm »
Nel mio topic, come anche scritto, mi riferisco agli Orologiai-imprenditori, quindi a quelle micro aziende in cui il titolare è anche un Orologiaio attivo nella sua stessa impresa.

Chiaro che bisogna distinguere, come giustamente hai detto, tra questi e le aziende indipendenti di altra caratura...
Comu lu nonnu!
"La fuffa è l'unico elemento di un orologio che mantiene il suo valore nel tempo." Cit. alanford, 28.11.2016 alle 10:49:55

ciaca

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #33 il: Aprile 23, 2015, 19:34:13 pm »
Io credo esista un limite dimensionale, sia in termini di addetti che di relativo volume prodotto, oltre il quale un certo modello organizzativo e certe strategie di prodotto non siano più ne perseguibili ne economicamente sostenibili e debbano necessariamente mutare in altro che inevitabilmente si allontana dall'originaria idea di eccellenza.
Credo che tale limite sia caratteristico del settore e dell'epoca, quindi comunque non immutabile, ma non sono nelle condizioni di affermare quale possa essere.

L'esperienza di L&S porterebbe a dire che è superiore ai 1000 pezzi indicati da Marco, ma il caso di L&S ha in se delle particolarità che non possono essere estese a "norma" senza commettere una forzatura.
Io immagino che il dato fornito da mbelt sia il frutto del confronto che ha spesso con i massimi esponenti di questo ambito, quindi lo prendo come un dato significativo.
Poi se invece di essere 1000 possono anche essere 1500 credo cambi poco, siamo comunque ben lontani dai 60.000 di chi continua a vendersi come eccellenza.

Mi chiedo invece cosa potrebbe fare, con i mezzi e le tecnologie attuali, oltre che con l'ingegno di certi orologiai, una casa come Patek con la forza del suo marchio, se producesse ancora 7.000 orologi l'anno come ai tempi di nonno Stern.
« Ultima modifica: Aprile 23, 2015, 19:36:55 pm da ciaca »
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #34 il: Aprile 23, 2015, 19:41:08 pm »
Ciaca ,,,magari condensa un pochino di piu i tuoi concetti ...gia al secondo pensiero mi perdo nel tuo dilungarti...   :D ;)

ciaca

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #35 il: Aprile 23, 2015, 19:45:22 pm »
Poco male, non ti perdi niente  ;)
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #36 il: Aprile 23, 2015, 19:54:45 pm »
L'accezione "indipendente" per come usualmente la utilizziamo noi (con noi intendo la comunità di appassionati consapevoli), in effetti è sbagliata.

Indipendente a tutti gli effetti è Rolex, Patek, AP, come pure i vari Journe, Voutilanen, Gautier, Ronkko, Aosaka e decine di altri.

Allora cosa distingue questi soggetti diversissimi appartenenti alla stessa categoria?
I numeri prodotti? Troppo restrittivo e semplicistico.
Il titolo di possesso che deve essere del fondatore? Allora alla morte di questo, l'impresa dovrebbe cessare le attività.

Per me la definizione giusta (o una delle caratteristiche fondamentali) è che tutti i singoli orologi prodotti, indipendentemente dal numero e dalle tipologie, devono essere controllati, collaudati, approvati e certificati da un unico Maestro orologiaio che con il suo nome si fa garante e responsabile del prodotto.
Ovviamente il fatto che lui stesso li produca personalmente o si occupi di una delle fasi di produzione (es.: assemblaggio o regolazione) non fa che dare un ulteriore valore aggiunto.

Ecco che sia Voutilanen che Journe possono fregiarsi di questo "titolo" (a proposito, che parola potrebbe adare bene per definirli?), ma non Rolex o Patek.
Se poi Journe un giorno produrrà un numero tale di orologi che sarà palesemente impossibile che passino tutti per le sue mani, diverrà una produzione industriale (ancorchè di qualità).
« Ultima modifica: Aprile 23, 2015, 19:58:52 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #37 il: Aprile 23, 2015, 19:58:56 pm »
L'accezione "indipendente" per come usualmente la utilizziamo noi (con noi intendo la comunità di appassionati consapevoli), in effetti è sbagliata.

Indipendente a tutti gli effetti è Rolex, Patek, AP, come pure i vari Journe, Voutilanen, Gautier, Ronkko, Aosaka e decine di altri.

Allora cosa distingue questi soggetti diversissimi appartenenti alla stessa categoria?
I numeri prodotti? Troppo restrittivo e semplicistico.
Il titolo di possesso che deve essere del fondatore? Allora alla morte di questo, l'impresa dovrebbe cessare le attività.

Per me la definizione giusta (o una delle caratteristiche fondamentali) è che tutti i singoli orologi prodotti, indipendentemente dal numero e dalle tipologie, devono essere controllati, collaudati, approvati e certificati da un unico Maestro orologiaio che con il suo nome si fa garante e responsabile del prodotto.
Ovviamente il fatto che lui stesso li produca personalmente o si occupi di una delle fasi di produzione (es.: assemblaggio o regolazione) non fa che dare un ulteriore valore aggiunto.

Ecco che sia Voutilanen che Journe possono fregiarsi di questo "titolo" (a proposito, che parola potrebbe adare bene per definirli?).
Se poi Journe un giorno produrrà un numero tale di orologi che sarà palesemente impossibile che passino tutti per le sue mani, diverrà una produzione industriale (ancorchè di qualità).

Io direi "orologiaio indipendente individuale".

Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #38 il: Aprile 23, 2015, 20:01:24 pm »
L'accezione "indipendente" per come usualmente la utilizziamo noi (con noi intendo la comunità di appassionati consapevoli), in effetti è sbagliata.

Indipendente a tutti gli effetti è Rolex, Patek, AP, come pure i vari Journe, Voutilanen, Gautier, Ronkko, Aosaka e decine di altri.

Allora cosa distingue questi soggetti diversissimi appartenenti alla stessa categoria?
I numeri prodotti? Troppo restrittivo e semplicistico.
Il titolo di possesso che deve essere del fondatore? Allora alla morte di questo, l'impresa dovrebbe cessare le attività.

Per me la definizione giusta (o una delle caratteristiche fondamentali) è che tutti i singoli orologi prodotti, indipendentemente dal numero e dalle tipologie, devono essere controllati, collaudati, approvati e certificati da un unico Maestro orologiaio che con il suo nome si fa garante e responsabile del prodotto.
Ovviamente il fatto che lui stesso li produca personalmente o si occupi di una delle fasi di produzione (es.: assemblaggio o regolazione) non fa che dare un ulteriore valore aggiunto.

Ecco che sia Voutilanen che Journe possono fregiarsi di questo "titolo" (a proposito, che parola potrebbe adare bene per definirli?).
Se poi Journe un giorno produrrà un numero tale di orologi che sarà palesemente impossibile che passino tutti per le sue mani, diverrà una produzione industriale (ancorchè di qualità).

Io direi "orologiaio indipendente individuale".

Si, non male.
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"La fuffa è l'unico elemento di un orologio che mantiene il suo valore nel tempo." Cit. alanford, 28.11.2016 alle 10:49:55

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #39 il: Aprile 23, 2015, 20:10:02 pm »
Citazione
Io direi "orologiaio indipendente individuale".

Li possiamo contare sulle dita di una mano.
Dufour, Roth, Asaoka, Ronkko, Smith....poi?!
E altro che 1000 pezzi....direi poche decine.
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #40 il: Aprile 23, 2015, 20:17:17 pm »
Citazione
Io direi "orologiaio indipendente individuale".

Li possiamo contare sulle dita di una mano.
Dufour, Roth, Asaoka, Ronkko, Smith....poi?!
E altro che 1000 pezzi....direi poche decine.

Per me però questi sono, gli altri quelli con dipendenti e boutique possono essere definiti "indipendenti artigiani" (journè ecc...) ed "indipendenti industriali" (Patek Rolex ecc..)

mbelt

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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #41 il: Aprile 23, 2015, 21:09:23 pm »
Due grandi orologiai che ho frequentato, di  quelli famosi, mi hanno spiegato entrambi di avere un grosso problema con il reperimento di un numero sufficiente di bravi orologiai in grado di lavorare bene. Mi hanno detto entrambi che i pochi bravi che ci sono ad un certo punto dopo averli formati per anni vogliono mettersi a fare loro gli orologi. La stragrande maggioranza meno dotata non lavora come i migliori, e questo contribuisce a spiegare molto perché sopra certe dimensioni produttive la qualità scema. C'è pure questo problema. E se me lo hanno detto in due tra i più bravi evidentemente il problema esiste ed è serio. Uno dei due mi parlava ad esempio di un dettaglio, l'uso del cacciavite. Mi spiegava che quasi tutti i ragazzi orologiai da lui non hanno l'abitudine di affilare regolarmente il cacciavite, e questo crea problemi. Mi ha anche detto che insistere con loro serve a poco....e di problemi così ce ne sono tanti. Fossi io un imprenditore del settore memore di quanto detto e scritto, desideroso di fare un prodotto di altissimo livello limiterei la produzione ideale a qualche centinaia. Starei molto attento a crescere perché poi...non si torna indietro e si può anche chiudere.
« Ultima modifica: Aprile 23, 2015, 21:11:18 pm da mbelt »
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #42 il: Aprile 23, 2015, 21:26:36 pm »
Si, la disponibilità di personale qualificato é uno dei grossi problemi del settore ascrivibile al fatto che la grande industria orologiera investe poco o nulla sulla loro formazione e il loro addestramento.
Come Dice Dufour loro non hanno bisogno di orologiai visto il tipo di prodotto che fanno, hanno bisogno di "operatori".
Ed é chiaro che il l'onere di tale compito non può essere sostenuto, se non in minima parte, dalle piccole realtà più o meno iscrivibili nel campo dell'orologeria indipendente.
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #43 il: Aprile 23, 2015, 21:31:50 pm »
Si, la disponibilità di personale qualificato é uno dei grossi problemi del settore ascrivibile al fatto che la grande industria orologiera investe poco o nulla sulla loro formazione e il loro addestramento.
Come Dice Dufour loro non hanno bisogno di orologiai visto il tipo di prodotto che fanno, hanno bisogno di "operatori".
Ed é chiaro che il l'onere di tale compito non può essere sostenuto, se non in minima parte, dalle piccole realtà più o meno iscrivibili nel campo dell'orologeria indipendente.
In realtà da costoro imparano tantissimo i giovani, ma è una scuola dura e comunque da quello che ho capito la qualità non soddisfa i maestri. Poi io penso anche un'altra cosa. Come sapete amo Journe e quello che fa però...se io decidessi di fare orologi penso che mi spingerei più sul modello MB&F, cioè meno manifattura, più esternalizzazione dichiarata come fa Max ... La vedo una cosa più semplice, meno rischiosa, meno investimenti, forse anche con più libertà creativa, senza condizionamenti di mercato. Io la filosofia di Max la amo molto, è quella che mi convince di più sono sincero. Anche se il genio puramente orologiero di Journe non ha paragoni, me appunto è un fatto poco ripetibile, è un genio, di persone così ce ne sono poche davvero. Ed è un genio completo perché è bravo per me anche a disegnare gli orologi.
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Re:Indipendente: analizziamo questo termine
« Risposta #44 il: Aprile 23, 2015, 21:35:02 pm »
Appunto.

O si è "integralisti" dove per indipendente ed artigiano si intende solo colui che fabbrica materialmente tutti i pezzi dei suoi orologi a cui mette il suo nome, cioè si escludono molti tra cui il tanto nominato Journe, oppure si accetta la collaborazione di altri orologiai (od anche bravi operatori) che però restano sutto la supervisione DIRETTA del Maestro che resta l'unico garante del prodotto.
Io sono più per questa seconda ipotesi.
Saremmo sempre lontani anni luce dai marchi industriali indipendenti.

« Ultima modifica: Aprile 23, 2015, 21:45:23 pm da S.M. »
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