Una notazione sulle aste monotematiche dei tempi recenti e, soprattutto, su quelle recenti incentrate sul Rolex Daytona, prima, e sul Rolex Day-Date, oggi.
Va sicuramente premesso che in tali aste, salvo casi particolari, sono presenti orologi in eccellente stato conservativo e, in particolare, versioni poco comuni (perche realizzate in una versione ricca di pietre preziose con quadranti in pietre dure che, sicuramente sono affascinanti, ma destinate, prevalentemente a mercati diversi dal nostro, Arabo in testa) o, a volte, poco note o, magari, poco gradite, ad esempio, sul mercato italiano (molti Day-Date della recente asta Phillips sono degli allestimenti chiaramente destinati al mercato Arabo o a mercati dove la ricchezza di pietre preziose e quadranti in pietre dure è gradita).
Quindi, premesso ciò, va detto che in tali aste, da un po' di tempo, sono apparsi degli acquirenti, forse poco competenti o poco preparati dal punto di vista storico, ma certamente molto danarosi, per i quali un acquisto fatto in un'asta monotematica è considerato un ottimo acquisto, nella, forse vana, consapevolezza di stare acquistando un pezzo unico, di grande pregio, da poter esibire (già il concetto di asta monotematica induce a pensare che gli esemplari posti in vendita siano, oltre che bellissimi, dei pezzi molto rari).
Torniamo ora al Rolex Day-Date.
Nel nostro mercato Italiano tale modello ha, indubbiamente, perso l'appeal di un tempo o, comunque, non ha quel fascino che hanno altri orologi della stessa Rolex.
Al contrario, in altri mercati, Statunitense in testa, in cui l'orologio buono o di pregio deve essere braccialato in oro, il Day-Date ha avuto sempre la sua alta percentuale di estimatori (altrimenti non sarebbe rimasto in catalogo così tanti anni, pur aggiornato e rivisitato).
Ma un tempo, anche in Italia era così.
Negli anni '60 del secolo scorso, tale orologio anche in Italia era un vero e proprio must-have (usando un termine di moda oggi), per chi poteva permetterselo e non esisteva nè il collezionismo nè il concetto di rivendibilità (che tanto condiziona gli acquisti odierni): era solo un orologio bello e prezioso.
Poi la spensieratezza degli anni '60 è finita ed in Italia si sono diffusi furti, rapine, scippi e terrorismo.
Come conseguenza di tutto ciò i possessori del Day-Date hanno iniziato a levare i bracciali in oro giallo, ritenuti in quel periodo troppo appariscenti e non più di moda, e si sono diffusi i cinturini in pelle: ricordo bene, negli anni '70, quando ero bambino, tali orologi indossati solo con cinturini in pelle (all'epoca non sapevo si chiamasse Day-Date, ma quell'orologio d'oro con la lunetta godronata, indossato da bancari, ingegneri, industriali, insegnanti, avvocati etc., mi affascinava moltissimo).
Poi la moda per il Day-Date si è assopita, sono stati lasciati nei cassetti o nelle cassette di sicurezza e sostituiti dagli orologi in acciaio, più robusti di quelli d'oro nell'uso quotidiano.
Ma siccome negli anni '80 è stata l'Italia l'artefice del rinascimento orologiero, quelli che erano i gusti degli italiani si sono diffusi presto in Europa: e tra i gusti degli italiani dell'epoca, certamente, non c'era il Rolex Day-Date (ma c'erano i Patek Philippe Calatrava, i cronografi Longines, gli Audemars Piguet, i cronografi Movado ed i Vacheron Constantin e tanti altri).
Da lì il passo verso l'oblio è stato breve: nei primi anni 2000 un Day-Date con cinturino si comprava a 3.000,00 Euro, uno braccialato a 4.000,00.
Indubbiamente tali quotazioni, pari ad un orologio in acciaio, erano lesive dell'onore di tali orologi, vieppiù se si considera che la Rolex, proprio su tale modello, ha offerto una molteplicità di varianti e versioni speciali, di cassa, quadrante e bracciale, a dir poco spettacolari.
Era, quindi, ora che qualcuno si riaccorgesse di tale modello, in particolare nei suoi allestimenti speciali.
Speriamo solo, ma ne dubito, che l'ondata di riscoperta non sia seguita dai soliti speculatori, dalle solite ieni, sciacalli ed avvoltoi di turno.
Saluti rivalutati.
Fabio