In questo sono molto ermanniano, ma forse meno radicale di lui.
Ho una personale scala valutativa avulsa da condizionamenti legati al mercato, che quindi rende incredibilmente abbordabili orologi a cui attribuirei un valore molto superiore e - viceversa - totalmente off limits pezzi che il mercato posiziona al doppio o al triplo della quotazione che io gli riconoscerei.
A quest'assunto però, bisogna mediare con l'idea che viviamo in un mondo che non facciamo noi e al quale dobbiamo in un modo o nell'altro confarci quando si tratta di passioni commerciabili.
E allora si, può essere che per il semplice piacere di possedere un oggetto che desidero, sarei disposto a pagarlo più di quanto io stesso sia convinto che valga dal punto di vista strettamente sostanziale per non poter sopportare l'idea di non poterci mai arrivare, consapevole che il suo valore commerciale difficilmente collimerà con quello che ritengo intrinseco al pezzo de quo.
Un esempio è il RO, che adoro e che cercherei di fare mio provando a mediare fra desiderio e quotazioni, magari spendendo qualcosa in più per un perpetuo che credo infinitamente più coerente a 25k di un 15202 a 20.
Un Papillon lo sogno la notte e, complice l'infame opera di Claudio che mi sta facendo star male con gli ultimi due favolosi Roth, forse lo prenderei anche prima del RO.
Il punto è che si, se un qualsiasi Nautilus costa quello che costa, è inevitabile che un Papillon possa valere 14k; il punto è quando il mercato - per quanto precario - offre comunque altri Papillon a prezzi inferiori che rendono per forza di cose questo troppo costoso.
Poi c'è sempre da fare i conti con la propria concezione del denaro e soprattutto con la propria disponibilità monetaria, che ad alcuni può far vedere i 3/4k in più solo una "commissione" da pagare per la comodità di non dover cercare altrove l'orologio ed invece, per qualcun altro, sono quella distanza che rende l'orologio inaccessibile.