Recentemente ho applicato agli orologi la legge dei rendimenti decrescenti (in economia, l'incremento dell'apporto di un fattore produttivo non produce più, oltre un certo limite, rendimenti proporzionali all'incremento stesso), in particolare a proposito della qualità cronometrica.
Ma questa legge potremmo estenderla a tutti i fattori che guidano la scelta di un orologio, traducendola un po' così:
nella realizzazione di un orologio, l'incremento della cura realizzativa non produce più, oltre un certo limite, un miglioramento della qualità effettiva e percepita che risulti proporzionale all'incremento stesso. E che quindi giustifichi un incremento proporzionale del prezzo.
Che c'entra col papillon?
Voglio dire che quando si acquista un orologio di fascia medio-bassa (poche migliaia di euro), si possono fare acquisiti gratificanti, con ottimo rapporto qualità prezzo, ma che possono lasciare un retropensiero: se avessi potuto investire una somma più grande, avrei potuto acquistare quell'altro orologio, che è "tutt'altra cosa"...
Ma quando si iniziano a superare i 5.000 euro, si inizia ad accedere - nel
vintage e tra gli orologi moderni degli anni '80/'90 - a piccoli tesori. Orologi che a mio avviso per storia, estetica, finiture, qualità dei materiali, soluzioni tecniche, originalità, ecc. gratificano pienamente.
Certo, sappiamo che esistono numerosi orologi che costano e "valgono" di più, anche molto di più. Ma - a parità di complicazione (certo non possiamo fare il paragone tra un solo tempo e una ripetizione) - quante volte un orologio che costa il doppio "vale" il doppio?
L'ho presa un po' alla larga
per dire che il Papillon è un
signor orologio, stupendo sotto ogni punto di vista, che non sfigura in nessuna collezione e, a mio avviso, non ti fa mai pensare "se avessi potuto permettermi qualcos'altro...".
Complimenti sinceri.