Orologico Forum 3.0

Quando il nuovo è rifiutato

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Quando il nuovo è rifiutato
« il: Maggio 27, 2015, 16:21:45 pm »
Ieri sera ho visto al cinema un documentario interessante sulla lenta affermazione dei pittori impressionisti nel mercato della seconda metà dell'ottocento. Vi chiederete: cosa c'entra questo con il nuovo nell'orologeria? C'entra eccome, e chi avesse visto il documentario qualche parallelo lo avrebbe fatto. Anzitutto vi era un volto noto agli appassionati di orologi: il direttore di Sotheby's, che in diversi video di YouTube parla di orologi.
Ma ad essere non dissimile è almeno la parte iniziale della storia della loro affermazione. Infatti quando Edouard Manet, Sisley, Pissaro, poi  Claude Monet, Renoir ( straordinario), Courot e altri iniziarono a dipingere in modo totalmente diverso dal passato ( una autentica rivoluzione nella tecnica di pittura, e nel tipo di rappresentazione) i collezionisti, i critici e i mercanti fecero resistenza. Furono a lungo derisi, considerati pazzi, le opere disprezzate. Tutti fecero la fame, e fu grazie alla tenacia di un commerciante Durand Ruel francese , convintissimo del loro valore, che commerciava solo questi quadri, che si era dato la missione di rendere a questi artisti anche commercialmente il loro merito, che instancabilmente credeva in loro e comprava in blocco le loro opere fino ad arrivare alla bancarotta ( quasi), deriso da tutti, sia per conservatorismo sia per malcelato istinto di conservazione di chi aveva investito nei grandi del passato, li ha mantenuti in qualche modo. Poi ebbe l'idea di portarli negli USA e li vennero molto più facilmente compresi dal pubblico. Il successo negli USA porto poi lentamente ad un aumento dei valori anche nella vecchia Europa. Interessante osservare come quasi sempre i primi collezionisti di queste opere appartenevano ad una nuova borghesia, o all'aristocrazia che si era data alla incipiente industria, oppure a ricchi professionisti. A ceti cioè emergenti, alla parte più dinamica delle società. Ovvio che negli USA, nazione giovane in cui allora molti accumulavano immense fortune, maggiore fosse il numero di esponenti di questi nuovi ceti sociali e professionali.
Notevole la descrizione delle derisioni dei critici, della assoluta ostilità degli accademici, che non ammettevano le opere alle esposizioni dell'epoca, della incapacità dei collezionisti stessi di trovare il valore in un nuovo modo di dipingere. Resistenze culturali, professionali, pure economiche di chi temeva di rimettere dall'affermazione di nuovi artisti e di una arte che appariva giustamente rivoluzionaria. Notevole anche il fatto che molti critici in Europa pur non capendo gli impressionisti tuttavia sapevano che ormai l'arte francese ed europea era rimasta troppo ferma, sentivano il bisogno di novità, ma inizialmente non sapevano riconoscerla. Pensate anche ad un certo punto questi nuovi artisti , stanchi di essere ridotti alla fame, crearono una organizzazione denominata "artisti indipendenti" che cercò con inizialmente scarso successo a cercare di trovare lùoghi di esposizione indipendente delle loro opere, poi Durand Ruel iniziò sistematicamente ad organizzare esposizioni dedicate ad un solo pittore e poco alla volta la strategia funzionò.
Per carità, non so se oggi nell'ambito dell'orologeria abbiamo qualcosa di simile agli impressionisti per bravura e carattere rivoluzionario. Ma io penso che in una certa misura sia così, mentre certamente non so se in questo mondo globalizzato alla fine le cose finiranno bene, il merito sarà valorizzato anche commercialmente oltre che culturalmente, se alla fine un nuovo e diverso modo di concepire gli orlogi portato oggi solo da alcuni indipendenti con gli stessi argomenti di allora riuscirà a smuovere un settore fermo.
Ho scritto questo perché chi mi conosce Sa che da tempo penso e scrivo certe cose. La sensazione di un ritardo culturale, di una chiusura totale al nuovo, gli interessi costituiti che si sentono ingenuamente minacciati da chi fa semplicemente altro, in modo del tutto diverso, l'omologazione alle mode e alla cultura, il rifiuto di chi ha personalità ed autonomia di piegarsi ai facili dogmi del mercato, la voglia di non rischiare, di vivere di rendita, sono tutti tratti che io vedo forte nell'orologeria di oggi. Non solo , ma vedo il disprezzo per il nuovo, il disprezzo per chi realizza anzitutto per se stesso, di chi ha forti convinzioni estetiche non omologate. Non si tratta di affermare un nuovo contro il vecchio, ma di aggiungere all'amore per il classico l'amore per il nuovo, la capita di riconoscere valore e valori dove essi sono, la capacità di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Liberarsi da dogmi, preconcetti, etc.

Ma volendo essere più arditi ci sono altre affinità. Infatti l'impressionismo francese deve molto allo sviluppo della fotografia. La possibilità di avere immagini perfette, oggettive, in serie ,  anziché delle rappresentazioni percepite dal filtro dell'artista, spinse inevitabilmente a ridurre sempre più il ruolo della pittura figurativa e a valorizzare altri valori come la luce ( resa tramite colori e pittura di tocco), il movimento , la sottolineatura del carattere inevitabilmente soggettivo della percezione, la capacità con pochi tratti di rendere emozioni.  Da qui poi nasceranno in un distacco sempre maggiore dalla figurazione l'astrattismo, l'informale, il cubismo, il futurismo, la metafisica, l'arte povera, la trans avanguardia, etc.  Mutandis tutto questo a me ricorda l'affermazione del quarzo e le modificazioni che questo ha comportato per tutto il settore, la necessità di ridefinire il prodotto altro solo in parte raccolta dai pochi orologiai rimasti.

Ho sempre anche sostenuto la necessità quando si parla di orologerìa di non limitarsi ad una marca, ad un settore, ad una epoca, ad una arte. Ricordo su altri forum uno specialista di una sola marca e di un solo periodo (10 anni ) della sua storia: non ho mai pensato che una persona così amasse veramente gli orologi, ed infatti era molto attento ai commerci e al denaro. Gli orologiai, o meglio gli uomini che fanno orologeria, sono immersi in un contesto culturale e questo influenza il loro lavoro. Senza una conoscenza complessiva, profonda, non banale, della cultura difficilmente si capiscono anche fenomeni limitati nella loro interezza. La capacità di vedere in quello che è successo altrove in altri ambiti e che potrebbe succedere ancora è di vitale importanza per chi voglia avere un pensiero autonomo e non farsi imporre dagli altri le mode imperanti.
« Ultima modifica: Maggio 27, 2015, 17:02:17 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #1 il: Maggio 27, 2015, 16:40:19 pm »
Considerazioni molto interessanti, certamente le analogie con il mondo dell'orologeria sorgono spontanee.

Come te anch'io non so se oggi, nell'attuale scenario, esistono artisti capaci di proporre un "linguaggio" diverso al pari di come fecero gli impressionisti nella pittura.
Potrei fare le medesime analogie nel campo musicale, i movimenti d'avanguardia hanno sempre incontrato resistenze. Penso solo alle critiche che riceveva il giovane Lucio Battisti dal pomposo ed imbalsamato establishment della canzone popolare italiana e sorrido.

Però scorgo anche alcuni punti critici che mi fanno sorgere qualche dubbio sulla fattibilità di tali parallelismi:

1) l'orologeria nell'era del cnc e con scarso o nullo apporto di abilità artigianale può ancora essere considerata una forma d'arte? Un'industria può essere comparata con una scuola pittorica?

2) i movimenti artistici d'avanguardia hanno sempre incontrato resistenze in primo luogo perchè proponevano linguaggi (e relative tecniche) spesso in contrapposizione a quelle "classiche" in voga nel loro tempo; in orologeria, al contrario, la tecnica e il linguaggio classico (pensiamo alle proporzioni delle casse e dei quadranti e alle finiture dei movimenti) sembrano essere cadute in disuso al punto che, seppur classiche, rischiano esse stesse di divenire avanguardia. Mentre è assai facile cadere nell'equivoco, per molti, che la moda sia confusa con l'avanguardia.
« Ultima modifica: Maggio 27, 2015, 16:48:05 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #2 il: Maggio 27, 2015, 17:22:44 pm »
Considerazioni molto interessanti, certamente le analogie con il mondo dell'orologeria sorgono spontanee.

Come te anch'io non so se oggi, nell'attuale scenario, esistono artisti capaci di proporre un "linguaggio" diverso al pari di come fecero gli impressionisti nella pittura.
Potrei fare le medesime analogie nel campo musicale, i movimenti d'avanguardia hanno sempre incontrato resistenze. Penso solo alle critiche che riceveva il giovane Lucio Battisti dal pomposo ed imbalsamato establishment della canzone popolare italiana e sorrido.

Però scorgo anche alcuni punti critici che mi fanno sorgere qualche dubbio sulla fattibilità di tali parallelismi:

1) l'orologeria nell'era del cnc e con scarso o nullo apporto di abilità artigianale può ancora essere considerata una forma d'arte? Un'industria può essere comparata con una scuola pittorica?

2) i movimenti artistici d'avanguardia hanno sempre incontrato resistenze in primo luogo perchè proponevano linguaggi (e relative tecniche) spesso in contrapposizione a quelle "classiche" in voga nel loro tempo; in orologeria, al contrario, la tecnica e il linguaggio classico (pensiamo alle proporzioni delle casse e dei quadranti e alle finiture dei movimenti) sembrano essere cadute in disuso al punto che, seppur classiche, rischiano esse stesse di divenire avanguardia. Mentre è assai facile cadere nell'equivoco, per molti, che la moda sia confusa con l'avanguardia.

Facile rispondere al punto due. Infatti anche allora chi voleva vendere bene e subito cercava di riproporre il classico o il dipinto a tema religioso: naturalmente pochi erano i talenti veri pari ai veri classici. Ma ci provavano e venivano più apprezzati degli impressionisti. Cioè vi era un rifiuto della novità totale: quando poi l'impressiomismo si affermò nel XX secolo è rimasta una pittura figurativa che però in parte ha tenuto conto dell'impressionismo e di  quello che è venuto dopo...Se parliamo di orologi vi è tutto un pubblico che rifiuta tutto il nuovo, e l'industria ha creato un pubblico che ama lo scimmiottamento dell'orologio classico, un orologio classico con casse spropositate di dimensioni, con quadranti senza qualità, con finiture industriali. Perché c'è la consapevolezza di dover cambiare ma non c'è la capacità di cambiare veramente....capacita e volontà delle maggiori case e conseguentemente anche il pubblico . Io penso che orologi di avanguardia esistono, e che la capacità stia nel distinguere ciò che ha valore da ciò che non lo ha. Non è detto che si affermerà ed in quali tempi, questo no, anche se nuovi ceti sociali protagonisti dello sviluppo economico sia su scala locale che su scala mondiale si stanno affermando. Chissà se vorranno lasciare anche un segno culturale di questa loro affermazione.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #3 il: Maggio 27, 2015, 17:28:17 pm »
Citazione
naturalmente pochi erano i talenti veri pari ai veri classici. Ma ci provavano e venivano più apprezzati degli impressionisti.

Da non esperto della materia pittorica (ma da amante viscerale dell'impressionismo) questo era un fatto che non conoscevo :)
In sostanza dei Caravaggio e dei Canaletto non c'era più alcuna traccia come in orologeria rischiano di scomparire i dufour.

Il primo punto, però, mi pare il più rilevante e forse irrisolvibile...
« Ultima modifica: Maggio 27, 2015, 17:31:31 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #4 il: Maggio 27, 2015, 17:34:18 pm »
Citazione
naturalmente pochi erano i talenti veri pari ai veri classici. Ma ci provavano e venivano più apprezzati degli impressionisti.

Da non esperto della materia pittorica (ma da amante viscerale dell'impressionismo) questo era un fatto che non conoscevo :)
In sostanza dei Caravaggio e dei Canaletto non c'era più alcuna traccia come in orologeria rischiano di scomparire i dufour.
Forse i maggiori talenti dell'epoca consideravano superato quel modo di dipingere, e forse non potevano né volevano confrontarsi con giganti. Come sai l'impressionismo vero è proprio come sempre è preceduto da altro: i macchiaioli in Italia, Turner in alcuni quadri in cui già si vede qualcosa di nuovo e di diverso. Lo stesso Manet non era un vero e proprio impressionista. Ma Monet lo era senz'altro. Van Gogh non si è mai definito impressionista, ma per me lo è al 100 per cento ( e viveva per lo più a Parigi, infatti...)
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #5 il: Maggio 27, 2015, 17:43:59 pm »
Si, il buon Vincent sappiamo che era un tipo sui generis, lo definirei il FPJ della pittura ottocentesca, ma certamente non lo si può che definire impressionista per quanto queste definizioni di etichette possano essere significative.
Ma, ti chiedo ancora, esiste una risposta possibile al mio primo quesito? Perchè parlare di quella che è a tutti gli effetti un'industria (come è oggi l'orologeria) nei termini di un movimento artistico secondo me è un rischio che forse porta ad analogie forzate.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #6 il: Maggio 27, 2015, 17:58:57 pm »
Si, il buon Vincent sappiamo che era un tipo sui generis, lo definirei il FPJ della pittura ottocentesca, ma certamente non lo si può che definire impressionista per quanto queste definizioni di etichette possano essere significative.
Ma, ti chiedo ancora, esiste una risposta possibile al mio primo quesito? Perchè parlare di quella che è a tutti gli effetti un'industria (come è oggi l'orologeria) nei termini di un movimento artistico secondo me è un rischio che forse porta ad analogie forzate.
Attento, io mi guardo bene da parlare di orologeria come di un movimento artistico. Mai detto, mai scritto. Non solo ma non faccio  neppure parallelismi, mi limito a comstatare che esistono similitudine malgrado la diversità degli oggetti e delle epoche. Ma io penso che il punto uno tuo sia totalmente fuori contesto. Perché credo che il fatto che i pezzi siano fatti a macchina sia un fatto accertato ed anche positivo, visto che consente tolleranze minori, maggiore precisione. Se poi ci riferiamo come evidentemente è prioritariamente faccio io ad altissima orologerìa la manualità può vedersi nelle finiture. Non credo che quest'aspetto sia influente su alcuni similitudini che ho delineato. Perché comunque prodotti i meccanismi di mercato sembrano molto analoghi compreso le aste pilotate ( si faceva già allora per sostenere gli artisti).
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

S.M.

  • *****
  • 4828
  • Cuore verde d'Italia
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #7 il: Maggio 27, 2015, 21:14:23 pm »
Io sono sempre aperto alle novità, perciò non sono prevenuto sul nuovo, qualsiasi cosa essa sia ed i qualsiasi campo.

Però devo anche dire che deve incontrare il mio gusto, o comunque essere palesemente migliore e costituire un deciso passo avanti.

Tornando al parallelo con l'arte che secondo me calza moltissimo, a me i quadri di Picasso fanno ribrezzo (perlomeno i pochi che ho visto, magari anche solo in foto), mentre da perfetto ignorante resto a bocca aperta sui dipinti di Caravaggio, Giotto, Raffaello, Leonardo, ecc.
Trovo semplicemente imparagonabili quelle perfezioni di luci, ombre, plasticità, espressioni dei visi.

Purtroppo la mia scarsa cultura classica ed umanistica (ho fatto solo scuole tecniche), non mi permette di esprimermi oltre, ma spero di essere stato chiaro.

In orologeria aspetto da molti anni qualcosa di realmente innovativo e più volte in un ventennio mi sono detto "ecco, adesso ci siamo, questa volta è quella giusta", ma puntualmente resto deluso.

Qualcosina c'è stato: il coassiale, il miglioramento su bracciali e chiusure, sicuramente i tourbillon con i multiassiali o più turbo con differenziali, ma poi?

Il nuovo inteso come Urwerk o MB&F sinceramente mi lascia un pò freddo perchè pur essendo esteticamente intriganti ed affascinanti, invece di risolvere i grandi problemi dell'orologeria meccanica, ne introducono altri.

Se il nuovo è Journe, allora si, ma possiamo parlare di nuovo in questo caso, o di renterpretazioni del classico con i mezzi moderni?

In conclusione, no, non rifiuto il nuovo, ma mi deve piacere e convincere.

« Ultima modifica: Maggio 27, 2015, 21:16:59 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Bertroo

  • *****
  • 33982
    • Mostra profilo
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #8 il: Maggio 27, 2015, 21:34:18 pm »
Mo me stampo tutto e durante il volo per il viaggio di nozze me leggo tutta la discussione  ;D

ilcommesso

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #9 il: Maggio 27, 2015, 22:13:07 pm »
Capisco il parallelismo ma non mi trova d'accordo.

Non conosco orologiai spiantati, quelli più abili  e capaci sono sopravvissuti alla crisi, quelli che hanno unicamente cavalcato una delle tante bolle economiche, sono scomparsi.
È il rischio d' impresa, elemento che non compete minimamente ad un artista...anche se oggi la stessa arte contemporanea è solo un altro settore merceologico.

Oggi molti indipendenti hanno boutique esclusive con cui ammaliare facoltosi clienti, ma rimaniamo sempre fermi a calibri vecchi, per concezione, di secoli.


Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #10 il: Maggio 27, 2015, 22:14:37 pm »
Il nuovo, ciò che è di rottura, è "naturalmente" osteggiato da chi ha imparato ad esprimersi in modo diverso e questo modo conosce, maneggia con disinvoltura, apprezza: è il contrasto fra passato e futuro e non è componibile, comportando necessariamente il superamento del primo a favore del secondo.

Sinceramente, nel nostro ambito, non vedo un fenomeno simile: sicuramente l'avvento del quarzo ha squassato l'orologeria ma, per diverse ragioni, non ha comportato il superamento dell'esistente.

ilcommesso

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #11 il: Maggio 27, 2015, 22:55:36 pm »
una volta ho letto una bella frase: un orologio meccanico è come un dipinto su tela, un quarzo è come una foto...o una litografia, se preferite.

L' unicità di un' opera d'arte è qualcosa che nessun orologio può eguagliare, eccezion fatta per qualche tasca milionario...oggi si misura la dimensione artistica per i milioni raggiunti in un' asta,
non per i contenuti o messaggi.

MB&F,urwerk,de bethune, RM,  greubel forsey, journe, osano e migliorano elementi del passato.
il king cobra è già stato fatto, come il digitrend, giusto per citare due eccellenti riedizioni.

Trovo più avanguardia e sperimentazione negli anni 70  che adesso, con le grandi maison incapaci di creare alcunché di anche solo vagamente originale.

Mai come oggi penso che ci sarebbe la necessità di rompere certi dogmi del passato, sia per design che per  meccanica....ma non si fa perché si pensa che la cuccagna sia infinita.
« Ultima modifica: Maggio 27, 2015, 23:00:07 pm da ilcommesso »

erm2833

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #12 il: Maggio 28, 2015, 01:04:49 am »
Non ti offendi Marco se prima di rispondere rifletto qualche giorno,vero?
Pur avendo visto infinite mostre non sono un tecnico o uno studioso.
Di primo acchitto anch'io accosterei gli impressionisti a Journe,classici diversi.
E sono convinto che gli orologi FPJ piaceranno ai nostri posteri come a noi,dopo piu' di un secolo,
piacciono gli impressionisti.
Molti altri moderni,tipo Urwerk o simili (ammetto di non essere preparato in materia) non credo passeranno alla storia,come non passeranno gli imbrattatori o tagliatori di tele moderni.

ilcommesso

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #13 il: Maggio 28, 2015, 08:23:29 am »
Non ti offendi Marco se prima di rispondere rifletto qualche giorno,vero?
Pur avendo visto infinite mostre non sono un tecnico o uno studioso.
Di primo acchitto anch'io accosterei gli impressionisti a Journe,classici diversi.
E sono convinto che gli orologi FPJ piaceranno ai nostri posteri come a noi,dopo piu' di un secolo,
piacciono gli impressionisti.
Molti altri moderni,tipo Urwerk o simili (ammetto di non essere preparato in materia) non credo passeranno alla storia,come non passeranno gli imbrattatori o tagliatori di tele moderni.

Oggi chi taglia una tela non fa nulla di nuovo, se non ricalcare Fontana: lui è nella storia.

Le resistenza culturali ci sono sempre in ogni settore, verso ciò che è nuovo e non si conosce o comprende.
Anche l'introduzione della prospettiva o il sonoro nei film erano visti come elementi che non avrebbero avuto successo; gli indipendenti in orologeria sono ormai consolidati, ma non li vedo nè come avanguardie nè come dissacratori delle forme classiche, basta guardare i numeri che ha di recente allegato croix: journe produce quasi 1000 orologi, segno che il mercato ha accolto e capito quale sia la sua grandezza.

Ho citato lui come esempio tangibile, MB&F con forme particolari arriva a 280 orologi l'anno.
Potrebbero anche produrre di più, il mercato assorbirebbe comunque le loro produzioni, magari a discapito della qualità, quindi procedono gradualmente e non sono avidi.

Il nuovo è rifiutato da alcuni ma accettato da altri: questo è un circolo autoreferenziale, chi hai soldi e la mente più aperta compra, al pari dell'arte, chi è fermo alle Madonne del 1500, cercherà solo icone et similia.

In fondo è anche una questione di gusti, e lì non c'è contenuto che tenga.

ALAN FORD

  • *****
  • 8020
  • Su Orologico dal 2004!
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #14 il: Maggio 28, 2015, 08:57:57 am »
Io credo che il parallelismo non ci sta, perché?
Perché mentre i quadri piacciano o no sono quadri quindi oggetti da guardare, gli orologi sono oggetti per il 99% della popolazione mondiale solo utili, una miseria di persone li guarda come li guardiamo noi e ci poniamo il problema su un eventuale impressionismo orologiero.
Io non disprezzo le nuove realizzazioni, le apprezzo tecnicamente ma non riesco a farmele piacere esteticamente e su questo purtroppo la volontà non è condizionabile