Sabato mattina visitavo la mostra su Toulouse-Lautrec allestita a Roma.
Di questo celebre pittore e illustratore sappiamo che fu un artista fortemente innovativo. Maturò il suo stile negli anni dell'esplosione impressionista, eppure non si inserì in quest'alveo: seppe andare oltre, sviluppando un tratto talmente personale da risultare - e restare - per certi versi unico.
Ebbene, leggendo i pannelli della mostra, mi ha colpito una sua citazione (che mi ha fatto pensare a questo topic):
"Nel nostro tempo ci sono artisti che fanno qualcosa perché è nuovo. Vedono il loro valore e la loro giustificazione in questa novità. Tuttavia ingannano loro stessi...
La novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca".
Ovviamente, Toulouse-Lautrec cerca di mettere a fuoco l' "essenziale" di un campo particolare, quello della rappresentazione artistica.
Però mi sembra se ne possa trarre un importante insegnamento generale: la necessità di non essere ammaliati, in tutti i campi, dal "nuovo" in sé, bensì da quel nuovo che sappia rappresentare un reale - seppur piccolo, a volte infinitesimale - miglioramento.