Orologico Forum 3.0

Quando il nuovo è rifiutato

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #45 il: Febbraio 14, 2016, 18:34:41 pm »
Sabato mattina visitavo la mostra su Toulouse-Lautrec allestita a Roma.

Di questo celebre pittore e illustratore sappiamo che fu un artista fortemente innovativo. Maturò il suo stile negli anni dell'esplosione impressionista, eppure non si inserì in quest'alveo: seppe andare oltre, sviluppando un tratto talmente personale da risultare - e restare - per certi versi unico.

Ebbene, leggendo i pannelli della mostra, mi ha colpito una sua citazione (che mi ha fatto pensare a questo topic):

"Nel nostro tempo ci sono artisti che fanno qualcosa perché è nuovo. Vedono il loro valore e la loro giustificazione in questa novità. Tuttavia ingannano loro stessi...
La novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca".


Ovviamente, Toulouse-Lautrec cerca di mettere a fuoco l' "essenziale" di un campo particolare, quello della rappresentazione artistica.
Però mi sembra se ne possa trarre un importante insegnamento generale: la necessità di non essere ammaliati, in tutti i campi, dal "nuovo" in sé, bensì da quel nuovo che sappia rappresentare un reale - seppur piccolo, a volte infinitesimale - miglioramento.

La tua sintesi finale può essere condivisibile, però nel campo dell'orologeria sarebbe forse limitativa.

Quale è il miglioramento di un orologio meccanico???

La precisione della cronometria direi....una riserva di carica lunga e costante....uno scatto rapido in un indicazione di un perpetuo....e poi???

sarebbe imho un pò limitante per questo settore....

Istaro

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #46 il: Febbraio 14, 2016, 18:58:06 pm »
Sabato mattina visitavo la mostra su Toulouse-Lautrec allestita a Roma.

Di questo celebre pittore e illustratore sappiamo che fu un artista fortemente innovativo. Maturò il suo stile negli anni dell'esplosione impressionista, eppure non si inserì in quest'alveo: seppe andare oltre, sviluppando un tratto talmente personale da risultare - e restare - per certi versi unico.

Ebbene, leggendo i pannelli della mostra, mi ha colpito una sua citazione (che mi ha fatto pensare a questo topic):

"Nel nostro tempo ci sono artisti che fanno qualcosa perché è nuovo. Vedono il loro valore e la loro giustificazione in questa novità. Tuttavia ingannano loro stessi...
La novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca".


Ovviamente, Toulouse-Lautrec cerca di mettere a fuoco l' "essenziale" di un campo particolare, quello della rappresentazione artistica.
Però mi sembra se ne possa trarre un importante insegnamento generale: la necessità di non essere ammaliati, in tutti i campi, dal "nuovo" in sé, bensì da quel nuovo che sappia rappresentare un reale - seppur piccolo, a volte infinitesimale - miglioramento.

La tua sintesi finale può essere condivisibile, però nel campo dell'orologeria sarebbe forse limitativa.

Quale è il miglioramento di un orologio meccanico???

La precisione della cronometria direi....una riserva di carica lunga e costante....uno scatto rapido in un indicazione di un perpetuo....e poi???

sarebbe imho un pò limitante per questo settore....

Il concetto di "miglioramento" è ovviamente ampio, e per certi versi vago, soprattutto in campi in cui è svincolato da misurazioni tecniche.
Come quello dell'orologeria meccanica da polso, i cui prodotti non assolvono più a compiti infungibili di utilità immediata, ma rispondono a gratificazioni in larga parte immateriali.

Sono senz'altro da apprezzare la novità che apportano miglioramenti al funzionamento (come quelli da te ricordati), alla robustezza del meccanismo, al pregio della lavorazione, alla qualità dei materiali; come anche all'estetica.

Ma io arrivo a dire che persino la mera "originalità" di un prodotto (una novità è senz'altro elemento di originalità) può essere un elemento di miglioramento, se chi possiede un orologio vuol essere gratificato dal possedere qualcosa di unico o raro.
A condizione che l'elemento originalità-novità sia rapportato all'insieme degli elementi costitutivi (tecnici ed estetici) di un orologio, e quindi l'originalità non sia ottenuta a discapito di altri elementi (un orologio brutto o scadente non diventa apprezzabile solo perché "originale").

In estrema sintesi: di fronte alle novità dobbiamo sempre conservare il nostro senso critico, sia pure rapportato al metro di giudizio di cui disponiamo.
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

mbelt

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #47 il: Febbraio 14, 2016, 20:18:39 pm »
Istaro, il problema non è il senso critico. Anzi, si potrebbe dire che lo è: lo hanno le persone che prima di sparare sentenze contro tutto ciò che a loro non piace, si informano, riflettono, approfondiscono. Esattamente quello che non fanno coloro che sono detrattori di tutto ciò che è nuovo, al punto che lo rifiutano senza nessuna giustificazione minimamente valida. Su questo forum ci sono molti esempi di questo. Altri, come me cercano di invitare alla riflessione, a far notare che in queste "sentenze" molto spesso si fondano su criteri in basi ai quali anche altri orologi , che gli sparasentenze amano, sarebbero bocciati. Ma il furore ideologico rende cechi, e non pensanti.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #48 il: Febbraio 14, 2016, 20:41:14 pm »
Direi che di sentenze ne hai sparate molte in sequenza nello stesso Topic.
Quando l'autostima abbaglia è inevitabile.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #49 il: Febbraio 14, 2016, 23:15:03 pm »
Non avevo letto ancora questo topic.

Non posso che, come spesso capita, rispecchiare il mio pensiero praticamente uniformemente in quello di Istaro, al quale colgo l'occasione - una volta per tutte - per testimoniare la mia stima ed i miei più sinceri e accorati complimenti per il modo sempre signorile, elegante, raffinato, educato e gentile oltre che chiarissimo, equilibrato e lineare di esprimere i suoi sempre precisi, puntuali, sottili, intelligenti e - per me - condivisibilissimi pensieri.
"Dum differtur, vita transcurrit" (L. A. Seneca)

Istaro

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #50 il: Febbraio 14, 2016, 23:31:36 pm »
Sabato mattina visitavo la mostra su Toulouse-Lautrec allestita a Roma.

Di questo celebre pittore e illustratore sappiamo che fu un artista fortemente innovativo. Maturò il suo stile negli anni dell'esplosione impressionista, eppure non si inserì in quest'alveo: seppe andare oltre, sviluppando un tratto talmente personale da risultare - e restare - per certi versi unico.

Ebbene, leggendo i pannelli della mostra, mi ha colpito una sua citazione (che mi ha fatto pensare a questo topic):

"Nel nostro tempo ci sono artisti che fanno qualcosa perché è nuovo. Vedono il loro valore e la loro giustificazione in questa novità. Tuttavia ingannano loro stessi...
La novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca".


Ovviamente, Toulouse-Lautrec cerca di mettere a fuoco l' "essenziale" di un campo particolare, quello della rappresentazione artistica.
Però mi sembra se ne possa trarre un importante insegnamento generale: la necessità di non essere ammaliati, in tutti i campi, dal "nuovo" in sé, bensì da quel nuovo che sappia rappresentare un reale - seppur piccolo, a volte infinitesimale - miglioramento.

Stavo ragionando ancora su cosa debba intendersi per l'' "essenziale" (il termine utilizzato da Toulouse-Lautrec; oggi forse utilizzeremmo il termine più moderno "qualità") al di fuori del campo specifico dell'arte.

Ipotizzavo di individuare questa qualità, nelle produzioni innovative, col "miglioramento".

A ben vedere, però, si tratta di un termine limitativo, che presuppone una necessaria "evoluzione" della qualità.
Il che non è necessariamente vero, come del resto emerge dalle considerazioni che facevo nel post successivo: può esserci un'evoluzione nelle prestazioni tecniche, ma non necessariamente nei fattori immateriali.

Restando all'esempio della pittura, da cui è nato il topic: la scuola impressionista è stata senz'altro, nei suoi maggiori interpreti, una scuola che ha segnato pagine fondamentali della storia dell'arte, che ha raggiunto vette di qualità. Ma non perché fosse una "evoluzione" della pittura di Raffaello o Caravaggio o Rembrandt o Ingres o Friedrich...

Diciamo che si è trattato di una scuola che ha "allargato" o "arricchito" l'esperienza artistica, aggiungendo una nuova forma di espressione (e di conoscenza) significativa, quindi qualitativamente elevata.

Volendo completare il paragone con gli orologi, esistono capolavori classici che non richiedono di essere "migliorati", che resteranno in ogni caso pietre miliari (anche se verranno creati orologi con prestazioni cronometriche o riserve di carica superiori).
Ma l'orologeria non si ferma ad essi.
Bisogna saper individuare, tra tutte le novità proposte, quelle che sappiano arricchire in maniera significativa (quindi qualitativamente valida) le forme realizzative del prodotto orologio.

Tale arricchimento può realizzarsi riprendendo - con impercettibili variazioni - stilemi classici; oppure proponendo forme (tecniche ed estetiche) nuove.
Il nostro "senso critico" - a quello ritorniamo senza approfondire ulteriormente, perché in questa sede non c'è modo di addentrarci in concetti per certi versi "filosofici" - deve farci capire dove c'è arricchimento vero (perché c'è qualità) e dove invece c'è novità fine a se stessa, destinata a essere presto dimenticata.
« Ultima modifica: Febbraio 14, 2016, 23:33:48 pm da Istaro »
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guagua72

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #51 il: Febbraio 15, 2016, 00:27:34 am »
Istaro, leggerTi è un piacere. Torno, da uomo della strada, sull'argomento dell'approccio che un appassionato e non il mercato, debbono avere col nuovo. Il paragone con l'arte calza fino al punto in cui esso si scontra con il concetto di indossabilità. L'arte , sia essa un quadro, una installazione o una scultura è vista come altro da sé ….come fucina di emozioni visive , al massimo come oggetto d'arredo. L'orologio, trasforma l'arte in artigianalità, la radice medesima si trasforma nell'orologeria. Non possiamo o dobbiamo vedere solo l'innovazione, il nuovo può celarsi dietro ad una forma, una fessurazione, una finitura. Non riesco sinceramente a pensare a misure auree per nulla , nemmeno per gli orologi. Adoro i 32 come i 44 mm. Io voglio pensare all'orologeria, all'orologeria che è passione, come conoscenza del passato e uno sguardo verso il futuro. Ben vengano gli indipendenti giovani e ingegnosi, magari non inventeranno chissà quali meccanismi ma intuiranno forme, aggiungeranno lavorazioni, cercheranno nuove vie espressive sui quadranti. ma dire che mi piace solo PP del 57 o Breguet o che le sfere a gladio sono un pugno in un occhio, allora sì che mi sento di fare il paragone con l'arte e coloro che denigravano i primi impressionisti….. Una cara e sana moderna merda d'artista fa inorridire alla biennale di venezia degli anni 60 ma ora no. Non vorrei mai che i puristi del passato fossero legati nelle loro manifestazioni e accecati dall'oscurantismo dato dallo stesso lume che inondò di luce il periodo d'oro dell'orologio da polso.
Contro ogni talibanismo mi pare qualcuno ami firmarsi….ecco mi pare il miglior modo di affrontare quel poco di nuovo che abbiamo nel nostro amato mondo….

Istaro

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #52 il: Febbraio 15, 2016, 16:03:10 pm »
Istaro, leggerTi è un piacere. Torno, da uomo della strada, sull'argomento dell'approccio che un appassionato e non il mercato, debbono avere col nuovo. Il paragone con l'arte calza fino al punto in cui esso si scontra con il concetto di indossabilità. L'arte , sia essa un quadro, una installazione o una scultura è vista come altro da sé ….come fucina di emozioni visive , al massimo come oggetto d'arredo. L'orologio, trasforma l'arte in artigianalità, la radice medesima si trasforma nell'orologeria. Non possiamo o dobbiamo vedere solo l'innovazione, il nuovo può celarsi dietro ad una forma, una fessurazione, una finitura. Non riesco sinceramente a pensare a misure auree per nulla , nemmeno per gli orologi. Adoro i 32 come i 44 mm. Io voglio pensare all'orologeria, all'orologeria che è passione, come conoscenza del passato e uno sguardo verso il futuro. Ben vengano gli indipendenti giovani e ingegnosi, magari non inventeranno chissà quali meccanismi ma intuiranno forme, aggiungeranno lavorazioni, cercheranno nuove vie espressive sui quadranti. ma dire che mi piace solo PP del 57 o Breguet o che le sfere a gladio sono un pugno in un occhio, allora sì che mi sento di fare il paragone con l'arte e coloro che denigravano i primi impressionisti….. Una cara e sana moderna merda d'artista fa inorridire alla biennale di venezia degli anni 60 ma ora no. Non vorrei mai che i puristi del passato fossero legati nelle loro manifestazioni e accecati dall'oscurantismo dato dallo stesso lume che inondò di luce il periodo d'oro dell'orologio da polso.
Contro ogni talibanismo mi pare qualcuno ami firmarsi….ecco mi pare il miglior modo di affrontare quel poco di nuovo che abbiamo nel nostro amato mondo….

Ho riproposto una considerazione di Toulouse-Lautrec perché mi sembrava ben ricollegarsi a questo topic, nato sotto il segno della metafora pittorica, oltre che dotata di un significato generale: non è la novità in sé da apprezzare, ma la novità che arricchisce, migliora, coglie l'essenziale con forme diverse.

Se poi vogliamo sottolineare le differenze – più che le similitudini – tra arte pura e orologeria, a me sembra che in quest’ultima i vincoli creativi siano – casomai - maggiori.

Tali vincoli sono dettati dall’esigenza dell’indossabilità, da te ricordata.

Ma anche da quella della funzionalità: un orologio è uno strumento per la misurazione e la lettura del tempo, e deve garantire anzitutto una misurazione precisa (nei limiti necessari all’uso quotidiano) e una lettura immediata.

Oggi la funzionalità non è più il fattore esclusivo o primario che induce a scegliere un orologio meccanico da polso, perché esistono altri strumenti (orologi al quarzo, radiocomandati, devices multimediali, ecc.) più efficaci, economici, flessibili.
Ma la funzionalità - per quanto subordinata al pregio estetico, di fattura, meccanico - resta fattore necessario, perché individua l’essenziale dell’orologio (qui Toulouse-Lautrec torna illuminante). Altrimenti avremmo semplicemente ammennicoli da polso, di varia fattura (anche “artistica”, perché no?), marginalmente capaci di misurare il tempo.
Così come l’indossabilità (intesa come armonica integrazione con la persona) individua l’essenziale dell’orologio da polso, altrimenti avremmo orologi da tasca o da… esibizione, marginalmente capaci di essere legati a un polso.

Questi caratteri costituiscono vincoli creativi alla definizione delle forme (alla scelta dei materiali, ecc.): form follows function, ripeteva un celebre architetto come Sullivan, che si scagliava contro la “soppressione delle funzioni”.
Attenzione, però: i vincoli creativi non sopprimono la creatività, ma la esaltano, fanno emergere la vera genialità.

In effetti, la pretesa di ripartire da zero o di ignorare i vincoli posti (cioè di ignorare la realtà...) può apparire espressione di spirito indipendente e originale, ma quasi sempre è espressione di presunzione, approssimazione, smania di protagonismo. Su mille "grandi novità" che ci vengono propinate quotidianamente, la quasi totalità (nella manifattura, ancor più che nell’arte) ha vita assai effimera.
Se guardiamo la storia dei geni, dei grandi innovatori, vediamo che hanno sempre tenuto ben presente la lezione dei geni che li hanno preceduti, si sono considerati “nani sulle spalle dei giganti”.

Oggi la “merda d’artista” (la novità destinata primariamente a stupire) non scandalizza più?
Male!  :D

In effetti, le novità slegate da ogni concreto riferimento qualitativo sono destinate ad alimentare un “sistema” autoreferenziale, in cui sedicenti artisti (artigiani, designers, architetti, ecc.) giustificano con motivazioni verbose la ricerca di un successo immediato (e quindi economicamente profittevole), basato su un’attenzione del pubblico effimera e superficiale, mossa dallo stupore e non dall’apprezzamento consapevole.
Insomma, spesso siamo di fronte a furbacchioni che per far quattrini si divertono a épater le bourgeois.

In campo manifatturiero-industriale, poi, la spinta delle “mode” è attentamente pianificata per alimentare una propensione al consumo che attribuisca valore alla “novità” anziché alla qualità intrinseca, perché ciò consente margini più elevati (la “fuffa”) e una più rapida rotazione dei beni.

A mio parere - se mi è consentita la metafora da psicologia dell’età evolutiva - anche se forse possiamo considerare un po’ “infantile” il rifugiarsi rassicurante e acritico nei vecchi schemi e modelli, non per questo possiamo considerare “adulto”, espressione di libertà, il rifiuto preconcetto – e quindi altrettanto ingenuo – di quegli schemi. Si tratta, piuttosto, di un rifiuto… “adolescenziale”.
La vera maturità si ha quando è sviluppato quel reale senso critico che consente di capire e apprezzare ciò che ci viene trasmesso; condizione per riflettere su come farlo proprio e – se ne siamo capaci – arricchirlo.

Può anche capitare, come ricordavo in un post precedente, che i vincoli creativi siano rispettati non con le innovazioni prudenti, ma con innovazioni radicali, con cambi di paradigma. Capita molto di rado, una volta su mille, appunto. Ma può capitare. Sono le innovazioni che segnano le cosiddette svolte “epocali”.

Tirando le somme: guardiamo con interesse a tutte le novità, cercando però di scorgerne il reale valore intrinseco. Senza farci guidare dalla “noia per il già visto” (dovuta magari a uno sguardo distratto…) o da facili entusiasmi.
Non facciamoci scappare i nuovi impressionisti (se siamo abbastanza fortunati da incontrarli), ma nemmeno facciamoci abbagliare dalle legioni di sedicenti tali.  :)

« Ultima modifica: Febbraio 15, 2016, 16:06:58 pm da Istaro »
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

mbelt

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #53 il: Febbraio 15, 2016, 18:08:55 pm »
Istaro, tante parole inutili. Se sei tu a valutare una novità, faresti prima a sintetizzare: non mi piace. Perché tanto su queste pagine è sempre così. Certo che nessuno crea mai dal nulla, certo che la tradizione è sempre presente, a volte reinterpretata in modo sottile, a volte in modo più evidente, ma a differenza tua non conosco maestri orologiai che non si rifanno alla tradizione.
E' che io non mi nascondo dietro una frase di Toulouse Lautrec per fargli dire cose che tra l'altro non dice, almeno non nel modo esteso in cui lo scrivi tu.
E' che a questo punto propongo anche io un parallelo con la musica. Ci sono cose orecchiabili che si capiscono subito, e piacciono o dispiacciono subito. E' musica confortevole che non porta ad esercizi intellettivi, ad esposizioni ripetute. Ma i grandi amori musicali nascono proprio con riguardo a quelle cose che non giudichi subito, ma che devi interiorizzare e capire. Ecco, credo che la pigrizia in te ormai abbia il sopravvento, e così alla fine la conclusione è scontata: datemi solo il visto e rivisto centinaia di volte, perché altro....è troppo faticoso. E allora meglio scrivere tante parole per cercare di fare apparire la pigrizia come qualcosa di altro. Con il tuo metodo (alias pregiudizio) non scoprirai mai nulla di nuovo che vale, sarà - come è in effetti - un giudizio sempre negativo.
« Ultima modifica: Febbraio 15, 2016, 18:10:40 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #54 il: Febbraio 15, 2016, 18:24:59 pm »
Posso confessare una cosa timidamente?
Alcuni interventi sono diventati talmente lunghi che con tutta la buona volontà io spesso rinuncio a seguire discussioni che in fondo mi piacerebbe seguire.
Purtroppo è una questione di tempo, non è un rimprovero verso nessuno, è un mio problema.

Errol

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #55 il: Febbraio 15, 2016, 18:32:35 pm »
Posso confessare una cosa timidamente?
Alcuni interventi sono diventati talmente lunghi che con tutta la buona volontà io spesso rinuncio a seguire discussioni che in fondo mi piacerebbe seguire.
Purtroppo è una questione di tempo, non è un rimprovero verso nessuno, è un mio problema.

siamo in 2.
quando l'intervento supera le 7/8 righe, salto la discussione
        

Istaro

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #56 il: Febbraio 15, 2016, 18:39:25 pm »
Istaro, tante parole inutili. Se sei tu a valutare una novità, faresti prima a sintetizzare: non mi piace. Perché tanto su queste pagine è sempre così. Certo che nessuno crea mai dal nulla, certo che la tradizione è sempre presente, a volte reinterpretata in modo sottile, a volte in modo più evidente, ma a differenza tua non conosco maestri orologiai che non si rifanno alla tradizione.
E' che io non mi nascondo dietro una frase di Toulouse Lautrec per fargli dire cose che tra l'altro non dice, almeno non nel modo esteso in cui lo scrivi tu.
E' che a questo punto propongo anche io un parallelo con la musica. Ci sono cose orecchiabili che si capiscono subito, e piacciono o dispiacciono subito. E' musica confortevole che non porta ad esercizi intellettivi, ad esposizioni ripetute. Ma i grandi amori musicali nascono proprio con riguardo a quelle cose che non giudichi subito, ma che devi interiorizzare e capire. Ecco, credo che la pigrizia in te ormai abbia il sopravvento, e così alla fine la conclusione è scontata: datemi solo il visto e rivisto centinaia di volte, perché altro....è troppo faticoso. E allora meglio scrivere tante parole per cercare di fare apparire la pigrizia come qualcosa di altro. Con il tuo metodo (alias pregiudizio) non scoprirai mai nulla di nuovo che vale, sarà - come è in effetti - un giudizio sempre negativo.

Amen!  :D

P.S.: le mie parole possono essere "inutili" (soprattutto che se chi le legge non ha tempo/voglia di trovarvi utilità).
Ma perché "tante"? L'insieme dei miei post in questa discussione era meno lungo del tuo post iniziale...

Per me una discussione è più interessante - e "utile" - se si confrontano posizioni diverse, non se si rincorrono applausi alla tesi iniziale; ma è certamente un mio limite.  ;)


Posso confessare una cosa timidamente?
Alcuni interventi sono diventati talmente lunghi che con tutta la buona volontà io spesso rinuncio a seguire discussioni che in fondo mi piacerebbe seguire.
Purtroppo è una questione di tempo, non è un rimprovero verso nessuno, è un mio problema.

Mi rendo conto che una discussione può essere letta distesi in poltrona, avendo a disposizione tempo e un supporto comodo come un tablet; e in questo caso è più facile seguire interventi articolati.

Oppure può essere letta in condizioni più precarie, in ritagli di tempo...

Tenendo presente che è frequente questa seconda situazione, ho cercato inizialmente di pubblicare un post di dimensioni contenute, condividendo semplicemente una citazione che avevo colto sabato mattina.

Poi alcuni forumisti birichini mi danno corda, e mi inducono ad approfondire...  ;D
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Planar

Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #57 il: Febbraio 15, 2016, 18:55:51 pm »
Trovo gli interventi di Istaro sempre molto ponderati e con un filo logico che, nonostante la lunghezza (necessaria, credo) di alcuni post, si segue bene. Ed è utile anche vedere le contrapposizioni di pensiero tra i "contendenti", almeno fino al punto in cui uno di questi non bolla le parole dell'altro come "inutili". Lì smetto di leggere, perché torniamo a bomba al tono polemico e provocatorio che mal si addice a questo luogo, di cui si è parlato poco tempo fa con esortazione generale (andata evidentemente a farsi benedire) alla serenità.
Ma è mai possibile che non si possa dissentire dalle altrui opinioni senza entrare a gamba tesa?
Passo ad altre discussioni in cui ancora non scorra sangue  :D
Un saluto

mbelt

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #58 il: Febbraio 15, 2016, 19:16:23 pm »
Istaro, tante parole inutili. Se sei tu a valutare una novità, faresti prima a sintetizzare: non mi piace. Perché tanto su queste pagine è sempre così. Certo che nessuno crea mai dal nulla, certo che la tradizione è sempre presente, a volte reinterpretata in modo sottile, a volte in modo più evidente, ma a differenza tua non conosco maestri orologiai che non si rifanno alla tradizione.
E' che io non mi nascondo dietro una frase di Toulouse Lautrec per fargli dire cose che tra l'altro non dice, almeno non nel modo esteso in cui lo scrivi tu.
E' che a questo punto propongo anche io un parallelo con la musica. Ci sono cose orecchiabili che si capiscono subito, e piacciono o dispiacciono subito. E' musica confortevole che non porta ad esercizi intellettivi, ad esposizioni ripetute. Ma i grandi amori musicali nascono proprio con riguardo a quelle cose che non giudichi subito, ma che devi interiorizzare e capire. Ecco, credo che la pigrizia in te ormai abbia il sopravvento, e così alla fine la conclusione è scontata: datemi solo il visto e rivisto centinaia di volte, perché altro....è troppo faticoso. E allora meglio scrivere tante parole per cercare di fare apparire la pigrizia come qualcosa di altro. Con il tuo metodo (alias pregiudizio) non scoprirai mai nulla di nuovo che vale, sarà - come è in effetti - un giudizio sempre negativo.

Amen!  :D

P.S.: le mie parole possono essere "inutili" (soprattutto che se chi le legge non ha tempo/voglia di trovarvi utilità).
Ma perché "tante"? L'insieme dei miei post in questa discussione era meno lungo del tuo post iniziale...

Per me una discussione è più interessante - e "utile" - se si confrontano posizioni diverse, non se si rincorrono applausi alla tesi iniziale; ma è certamente un mio limite.  ;)


Posso confessare una cosa timidamente?
Alcuni interventi sono diventati talmente lunghi che con tutta la buona volontà io spesso rinuncio a seguire discussioni che in fondo mi piacerebbe seguire.
Purtroppo è una questione di tempo, non è un rimprovero verso nessuno, è un mio problema.

Mi rendo conto che una discussione può essere letta distesi in poltrona, avendo a disposizione tempo e un supporto comodo come un tablet; e in questo caso è più facile seguire interventi articolati.

Oppure può essere letta in condizioni più precarie, in ritagli di tempo...

Tenendo presente che è frequente questa seconda situazione, ho cercato inizialmente di pubblicare un post di dimensioni contenute, condividendo semplicemente una citazione che avevo colto sabato mattina.

Poi alcuni forumisti birichini mi danno corda, e mi inducono ad approfondire...  ;D
L'inutilità delle parole in questo caso sta nella pretesa di rendere oggettiva una valutazione soggettiva. Quando leggo i tuoi interventi mi rendo conto che più cerchi di spiegare più rintraccio giudizi e valutazioni che non condivido minimamente.  A me piacciono tantissimi orologi vecchi e antichi. Posso arrivare a concordare con te sul fatto che in certo gusto, un certo equilibrio, ed una certa eleganza si siano persi, e che non si sia affermato qualcosa che certamente diventerà classico in futuro. Ma ciò non significa che non ci siano  cose di valore estetico, e non solo. Vanno solo valutate con criteri diversi rispetto ad altri tempi.  Per scoprirlo bisogna usare quello spirito critico che poche persone che scrivono molto molto non applicano mai quando valutano un prodotto nuovo. È una chiusura netta e senza speranza.
« Ultima modifica: Febbraio 15, 2016, 19:18:39 pm da mbelt »
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S.M.

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Re:Quando il nuovo è rifiutato
« Risposta #59 il: Febbraio 15, 2016, 19:23:31 pm »
Posso confessare una cosa timidamente?
Alcuni interventi sono diventati talmente lunghi che con tutta la buona volontà io spesso rinuncio a seguire discussioni che in fondo mi piacerebbe seguire.
Purtroppo è una questione di tempo, non è un rimprovero verso nessuno, è un mio problema.

siamo in 2.
quando l'intervento supera le 7/8 righe, salto la discussione
In 3 prego
Non riesco a seguire interventi prolissi che potrebbero riassumersi in poche righe.

Ah!!.... il dono della sintesi.....
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.