Ritiro su una discussione che forse ha dato tutto quello che poteva dare (pure troppo...), perché mi è venuta in mente una riflessione che dovrebbe rafforzare la propensione a un confronto pacato e disincantato su questi temi.
Abbiamo riflettuto sul significato e l'intellegibilità del "nuovo" facendo interessanti parallelismi tra l'arte e l'orologeria.
Dimenticando però, forse, un dato importante: stiamo parlando di orologeria
meccanica, uno stupendo settore espressione di una tecnologia... vecchia. Se non "morta".
Oggi le tecnologie "moderne" sono l'elettronica e l’informatica, se non le nanotecnologie e la cibernetica.
Di meccanica, residua solo - laddove è necessaria - quella a gestione elettronica.
Per cui un confronto accanito tra "conservatori" e "innovatori", nell'orologeria di cui parliamo, rischia di essere surreale (al di là delle considerazioni che abbiamo fatto sulla giusta dimensione da dare al nuovo).
E' come se si scontrassero ferocemente i cultori del
latino : tra quelli che intendono preservarlo integralmente così come ci è stato tramandato dall'epoca classica e medievale e quelli che intendono introdurvi neologismi.
Oppure come se incrociassero aspramente le lame i cultori del
melodramma : tra quelli che intendono custodire i requisiti formali dell'opera lirica dell'Ottocento e di inizio Novecento e quelli che vogliono introdurre variazioni nella scansione scenica o nel ruolo dell'orchestra.
Intendiamoci: quelli che amano l'orologeria meccanica sperano ovviamente che continui ad avere a lungo una sua vitalità, sia pure di nicchia. Per cui "morta" (nel senso che non ha più un ruolo di avanguardia nel costume e nell'uso quotidiano) non deve significare mummificata: bisogna essere aperti - senza frenesie... - a nuove idee che possano tenere acceso l'interesse per il settore (senza però snaturare - secondo la mia prospettiva - l'oggetto che conosciamo).
Bisogna però ricordare che, comunque la si pensi al riguardo, i confronti su questa materia sono confronti di... retroguardia, per i quali sono fuori luogo furori ideologici.
Chi guarda dall'esterno sorride.