Gli smartwatch sono in circolazione già da qualche anno, ma fino a poco tempo fa erano solo gadget per geek e poco più, potenzialmente in concorrenza con in quarzi e gli orologi meccanici da centro commerciale, insomma la fascia dei cento euro o giù di li.
L'ingresso nel settore di Apple, ovviamente, ha spostato l'asticella e come sempre ha trasformato il gadget in status symbol (come gli stessi intervistati implicitamente ammettono).
Non è un caso che la stessa Apple sia stata la prima a proporli, su vasta scala, con casse in oro e su fasce di prezzo proprie della gioielleria griffata, con tanto di edizioni speciali destinate ai vip da sfoggiare agli eventi mediaticamente più seguiti dal gossip, dagli stilisti nel corso delle sfilate di moda alle icone pop nel corso dei festival e altri appuntamenti mondani.
Da Lagerfeld a Beyonce è stato per mesi un continuo tam tam di avvistamenti ai polsi vip di questi giocattoli di lusso, una campagna di marketing in piena regola che invade nettamente il campo dell'orologeria di lusso griffata.
Il riscontro popolare di questa tipologia di oggetti è evidente, io ne vedo ai polsi ogni giorno di più. Soprattutto le nuove generazioni, sempre meno interessate all'orologio meccanico (e sono le nuove generazioni, fisiologicamente, il futuro di questo mercato).
L'orologio meccanico oltre che obsoleto tecnicamente rischia di diventare "demodè", ossia di perdere quel suo appeal di oggetto status symbol alla moda in cui è stato trasformato dalle holding del lusso. Holding del lusso che, comunque, hanno poco da temere: i loro asset sono i marchi, e i marchi si possono apporre anche sugli smartwatch.
A rimetterci non saranno certo gli azionisti di queste holding, ma il tessuto produttivo di questo settore che come nei 70 rischia di essere spazzato via. In questo gli svizzeri stanno dimostrando la lungimiranza di una talpa, oltre che una pervicace perseveranza nei medesimi errori del passato.