Non sono d'accordo con Stefano per alcuni aspetti importanti. Di fronte a questo terrorismo la strada che lui sembra suggerire, l'abbandono delle garanzie, dei diritti civili e politici (quelli già pochi che rimangono), la tutela delle libertà, delle minoranze, del dissenso, della libertà di espressione, significherebbe solo una cosa: non la sconfitta nostra, ma la sconfitta senza combattere, per ritiro dell'avversario. Non ci sono mezze vie: o si combatte una battaglia che sarò dolorosa, avrà molti morti, tanto più ne negheremo l'essenza, che è prima di tutto culturale, e quindi massimamente politica, poi certo di diritto, di legge, di giustizia, oppure ci arrendiamo a questo colpo di coda disperato di regimi medievali che stanno cercando di guadagnare decenni di vita col terrorismo malgrado la irreversibile crisi della fonte della loro ricchezza, il petrolio, e ci consegniamo al nemico, rinunciamo ai nostri valori, e adottiamo i loro. Questi regimi sono finiti, perché culturalmente sono sconfitti, visto che ogni popolo globalizzato conosce la libertà e i diritti, gli standard di vita occidentali, e li vuole, li pretende, è solo questione di tempo. Lo lo sanno e reagiscono così non per vincere ma per guadagnare tempo.Ma è davvero una scelta possibile? Ciò che sembra auspicare Stefano è di una miopia politica assoluta, ed è esattamente quello che sperano questi decerebrati violenti. Non c'è alternativa vera, lo scontro è inevitabile, la guerra alle mie conquiste e libertà la stanno scatenando loro e noi non possiamo scappare o consegnarci al nemico che ci fa saltare per aria o ci spara addosso. Gli immigrati non c'entrano nulla con questo perché questi terroristi sono seconde e terze generazioni di immigrati o convertiti occidentali, sono nostri cittadini purtroppo. Le persone non le poi fermare. Poi non c'entra nulla l'Islam. L'Islam è strumentalizzato , è una guerra indiretta tra regimi politici che non possono più convivere causa globalizzazione.