Scusate, ma non capisco perché tutti sostengano, con maggiore o minore nettezza, che esistano orologi troppo grandi, anche se da indossare "a polso nudo". Ma poi qualcuno aggiunge che la grandezza non è da ritenersi eccessiva in rapporto al polso... e allora in base a quale parametro?
Ci capita di vedere le foto di nuovi orologi che sembrano bellissimi, proporzionati nelle loro diverse componenti; ma subito chiediamo a chi le ha postate: "quanti mm?"
Se la risposta è "44mm", il giudizio che ne deriva, solitamente, è: "peccato per le dimensioni eccessive". Ma non perché esista un "numero magico" che non possa essere oltrepassato; semplicemente perché sappiamo che, a vederlo indossato, risulterebbe forzato per qualsiasi tipo di polso.
Per polsi piccoli come il mio, poi (e la stazza complessiva c'entra fino a un certo punto: sono alto 1 e 80...), sono già troppi i 40mm!
Quello che potremmo chiederci, casomai, è:
perché un orologio può risultare "sproporzionato" rispetto al polso?
Non è una questione di taglia (che non hanno gli orologi).
La risposta che ritengo di poter dare io, in sintesi, è che l'eleganza maschile (eleganza intesa non come formalità da cravatta nera, ma come gusto, equilibrio, capacità di "saper scegliere" anche in contesti sportivi) rifiuta tutto ciò che attira troppo l'attenzione, sviandola dalla persona nel suo insieme.
Un orologio troppo grande (come un cappello troppo grande, un nodo della cravatta troppo grande, un occhiale troppo grande, ...), ma anche uno troppo piccolo, cattura lo sguardo e risulta per ciò stesso motivo di "disturbo".
Questo discorso vale anche per i G-Shock, se non li si indossa nel contesto appropriato. Per gli orologi di lusso c'è l' "aggravante" che la vistosità può essere considerata volgare ostentazione...
Per gli orologi da abito formale, il principio è lo stesso.
Il fatto che siano destinati a restare sotto il polsino della camicia deve essere interpretato correttamente. Non significa: "possono essere piccoli, cioè sproporzionati, tanto non si vedono". Significa: "in un contesto formale la discrezione è ancora più necessaria, e detta pertanto una rimodulazione delle proporzioni ottimali; ma se scopro l'orologio per guardarlo, l'impatto visivo deve in ogni caso risultare gradevole".
Se si vuole ragionare poi su quali siano le misure da ritenersi "proporzionate", sono convinto - anche qui in estrema sintesi - che il punto di riferimento restino i "canoni classici".
Il "classico" non è semplicemente una vecchia moda, ma è qualcosa che ha saputo superare le mode, perché è risultato oggettivamente più rispondente a canoni estetici e di funzionalità.
Ci si può discostare da quei canoni se si ha la capacità di affinarli sulla base di un'evoluzione del senso estetico e dell'emergere di nuove esigenze funzionali; cioè la capacità di elaborare una nuova classicità! (Compito titanico che mi sembra fuori dalla portata dei nostri tempi...).
Oppure si possono rigettare quei canoni, semplicemente, perché si vive in un'epoca che rigetta ogni criterio estetico...