Nello scenario descritto da calendarmeto, che ognuno stabilisce cosa come e quando collezionare, qualunque orologio potrebbe essere "da collezione", anche i Flick flack e gli swatch (e infatti c'é chi li colleziona o li ha "collezionati", almeno finché é durata la febbre che ha sostenuto forti speculazioni).
Io temo che su cosa siano i "collezionisti", il "collezionismo" e gli orologi "da collezione" ci sia troppa confusione e anche una buona dose di ipocrisia nella misura in cui nessuno ne parla mai apertamente ma inconsciamente fa sempre riferimento ai valori economici (come lo stesso calendarmeto quando cita la sua benevola quotazione dell'Universal come prova del fatto che sia "da collezione")
Precisavo in un mio post precedente che non bisogna cadere in schematismi tra "collezionisti" e "appassionati". Ma neanche, penso, nel cercare il collezionista o l'appassionato "puro", privo di interessi economici.
Parlando di interessi economici pensiamo innanzitutto ai
commercianti, che a volte vengono spregiativamente chiamati "speculatori".
Cercano orologi con l'unico criterio di poterli pagare a un prezzo inferiore a quello a cui possono rivenderlo.
Se non si lasciano andare a pratiche scorrette, non trovo nulla di disdicevole in questa attività: è un lavoro di intermediazione come un altro, indubbiamente utile per coloro che ne fruiscono.
Magari potrebbero evitare di presentarsi come "appassionati", anche se un fondo di passione deve esserci per aver scelto questa attività anziché un'altra.
Quanto agli
appassionati : ne esistono di "puri"? Quali sono, quelli che non rivendono mai un loro pezzo?
Io non ci trovo niente di male se, al momento dell'acquisto, si fa un pensiero alla futura rivendibilità di un orologio (e magari ci si precipita a sostituire il cinturino originale con uno di ricambio, nell'evenienza...
).
Magari ci sono pezzi di cui l'appassionato è innamorato e non rivenderà mai.
Altri che terrà solo per un periodo, perché ha voglia di cambiare o per trovare le risorse per un acquisto più importante. Se riesce a guadagnarci qualcosa (o almeno a contenere la remissione) vogliamo definirlo uno speculatore? Magari ci aspettiamo semplicemente correttezza nel decantare le lodi del pezzo che vuole piazzare...
I
collezionisti sono mossi da interessi parzialmente diversi da quello che - con una distinzione astratta - abbiamo chiamato appassionato.
Ma neanche a questi, penso, si debba chiedere la "purezza" dell'assenza di calcolo economico.
Innanzitutto, se uno non fa una collezione assurda che interessa solo a lui nel mondo, il "valore collezionistico" di un oggetto è dato proprio dal suo valore economico, che indica quanti altri collezionisti (o amanti del genere) siano interessati ad acquistarlo o scambiarlo.
Ogni collezionista ha magari una sottocollezione particolare cui è particolarmente legato, di cui conosce il valore economico anche se non ha intenzione di intaccarla.
Ma ha anche sottocollezioni "collaterali" in cui esistono pedine di scambio sacrificabili; o addirittura collezioni allestite o pezzi singoli acquistati proprio a questo scopo.
Se la sua esperienza nel campo gli fa riconoscere a buon prezzo un doppione di un pezzo che possiede, che male c'è ad acquistarlo col preciso scopo di rivenderlo per acquisire risorse utili all'acquisto di pezzi che gli stanno più a cuore?
Inoltre, se conosce l'ambiente dei collezionisti, che male c'è a fiutare ciò che potrebbe diventare in futuro di interesse collezionistico? Come il talent scout che cerca nuovi artisti, e non lo fa certo per beneficienza.
Il collezionista, poi, può essere parallelamente anche commerciante...
La cosa importante, alla fine, non mi sembra essere l'assenza di qualsiasi interesse economico; e neanche se questo interesse sia "occulto" o palese.
Non è ipocrita chi "nasconde" un interesse che in sé non è disdicevole né insospettabile...
Casomai sarebbe ipocrita chi lo nega sfacciatamente (come quelli che dicono di "venderti un sogno"
) o si spaccia per amico quando non si comporta come tale.
La cosa importante è la correttezza nei confronti degli interlocutori o potenziali acquirenti: nel non dire falsità e non approfittare dell'eventuale inesperienza altrui.