Queste dialettiche anche molto vivaci tra cultori dell'arte alta o commerciale, elitaria o popolare, e lo snobismo ad esse connaturato, le sento da più o meno quando ho memoria e consapevolezza (più o meno 30 anni) negli svariati campi di cui mi sono appassionato nel tempo, primo tra tutti quello musicale (la mia più lontana, longeva e grande passione).
Quando avevo 14 scoprivo i Pink Floyd, consideravo commerciale il cantautorato italiano ed ero considerato un ignorante popolare dai cultori del progressive. Quando scoprivo Battisti ero considerato poco evoluto e dai gusti semplici e borghesi dai cultori del punk e dell'hard rock. Quando scoprivo gli yes, la pfm e i genesis ero considerato arcaico dai cultori della new age, quando scoprivo i deep purple e gli zeppelin ero considerato rozzo e popolare dai cultori della fusion, quando scoprivo Metheny e Keith Jarrett erano i cultori del jazz a ritenermi di gusti poco evoluti, quando scoprivo qualcosa, qualunque cosa fosse, c'era sempre qualcos'altro di più "colto", "elevato", "pregiato".
Nulla come il campo delle arti si presta a questo genere di siparietti anche divertenti, se presi con leggerezza; quello che resta alla fine sono le emozioni (per parafrasare il grande Battisti) che ognuna di queste scoperte, alte o basse che siano le considerazioni che gli altri hanno di esse, sono capaci di regalarti in modo indelebile. Posso scandire ogni periodo della mia vita con un brano, un autore, un genere, un testo, una melodia, ognuno diverso, ognuno indissolubilmente legato ad una sensazione, un'emozione, un frangente, uno stato d'animo. E questo è ciò che conta, non se David Gilmour sia più o meno virtuoso di John Petrucci, se Stefano Bollani sia più o meno serio di Gonzalo Rubalcaba, se tizio sia più artista di caio o se la cosa x sia più arte della cosa y.
Trovo però che i profili artistici dell'orologeria siano molto più blandi e sfumati di quelli di altre forme d'arte propriamente dette, e che le "emozioni" connesse alla fruizione di un orologio siano molto meno intense e "profonde" di quelle connesse alla fruizione di un qualunque altro tipo di forma d'arte, almeno per ciò che mi riguarda.
Potrei stare ore a contemplare un quadro, potrei passare intere giornate a leggere un libro, sono un vero drogato di emozioni musicali, non riuscirei a contemplare un meccanismo per più di 10 minuti di fila, ne un orologio al polso mi ha mai accapponato la pelle o fatto venire brividi lungo la schiena. Semmai è lo studio della materia, lo sforzo nella comprensione degli oggetti e dei meccanismi, delle lavorazioni e dei processi produttivi, che mi avvince molto più del possesso e della fruizione di un orologio.
E li le differenze tra ciò che è arte o mero prodotto commerciale sono virtualmente assenti, studiare il funzionamento di un cronografo, sia esso un modulo Kelek o un Venus 179, ha sempre lo stesso sapore