Mi spiace se vedo che in un forum così stimolante, frequentato da persone di raffinata competenza, qualche discussione implode in schermaglie prive di costrutto, col rischio addirittura di risentimenti personali.
Mi aggiungo per vedere se riesco a dare un contributo di serenità. Missione forse velleitaria… speriamo almeno di non far danni!
Mi rivolgo innanzitutto a mblet, spesso molto “franco” (come si dice nel linguaggio diplomatico) nel criticare giudizi che ritiene inadeguati.
Questo impeto non mi sembra dettato da scarso interesse per le posizioni altrui, o da scarsa considerazione per i forumisti con cui interloquisce.
Anzi, forse è l’esatto contrario (spero di interpretare correttamente il suo pensiero).
A me sembra mosso da una grandissima passione per l’orologeria in tutte le sue forme. E quando si ha una grande passione, una delle gioie più grandi è quella di condividerla; cosa non facile, in un mondo di nicchia come quello dell’alta orologeria. Per cui, in occasione di alcune divergenze di opinione, magari si domanda: “È possibile che appassionati cui riconosco una passione simile alla mia, persone che ho imparato per tanti versi a stimare, non ‘vedano’ ciò che a me pare evidente, non apprezzino ciò che a me pare di incomparabile fascino?”
Di fronte a questa ‘delusione’, anche comprensibile, Marco secondo me commette due errori: il primo è di non sforzarsi abbastanza di comprendere il punto di vista altrui, che spesso legge con un filtro predefinito, un po’ annoiato (“Avete la ‘fissazione’ delle dimensioni. Stop.”); il secondo è di voler fornire l’interpretazione “autentica” di alcune opinioni che non condivide, rischiando di scadere in qualche processo alle intenzioni poco elegante.
Secondo il mio punto di vista, per mantenere le discussioni in un binario costruttivo (e quindi non semplicemente lasciarle cadere perché non degenerino, ma portarle avanti facendo emergere elementi di interesse), dovremmo tutti – non mi riferisco ora ad una persona in particolare - adottare alcune cautele.
1) Non dovremmo sentirci a nostro agio solo se ci confrontiamo con chi condivide il nostro punto di vista.L’importanza di punti di vista diversi mi sembrerebbe scontata: non solo perché ci danno modo di apprendere cose nuove, ma anche perché ci costringono a riflettere sulla solidità delle nostre convinzioni.
Ovviamente, serve una base di comune sensibilità: e mi sembra che in questo forum ci sia.
(Come c’è ampia varietà di vedute sul tema delle “dimensioni”…
)
2) Dovremmo rinunciare alla pretesa di “convincere” a tutti i costi gli altri delle nostre posizioni.Questo non significa rassegnarsi all’incomunicabilità (“tanto ognuno resta della sua opinione”, “i gusti sono soggettivi”, ecc… allora che scriviamo a fare?).
Il confronto serrato tra posizioni diverse non è mai inutile, purché quelle posizioni siano ben argomentate. Non coincideranno, ma possono avvicinarsi (magari nel tempo, con un supplemento di riflessione).
Ovviamente, in un forum ci sta anche (anzi, sarebbe preferibile, nonostante non sia il mio forte…
) il linguaggio secco, un po’
tranchant: se i giudizi sono rivolti agli oggetti, e non alle persone, penso che possiamo mettere da parte eccessive suscettibilità (se uno mi dice che indosso un “orologino da donna”, rispondo difendendo con… virile energia il mio punto di vista
, ma non mi ritengo offeso pensando che l’altro intendesse insinuare che sono effeminato!).
3) Dovremmo rinunciare alla tentazione di trovare un interesse nascosto alla base di posizioni altrui.Ho letto spesso, con una certa sorpresa, che gli apprezzamenti verso alcuni orologi o la critica verso altri celerebbero il desiderio di “difendere gli orologi posseduti” o, addirittura, di “perseguire un interesse economico”.
Beh, non so se c’è qualcuno che possa ragionevolmente pensare che i suoi interventi su un forum possano influenzare le quotazioni di mercato di un segnatempo… E a che
pro, poi, se non si è commercianti? Per il timore che il valore della propria collezione si depauperi??
Al limite, è possibile che ci sia chi si senta trasportato a difendere un orologio che ha scelto, perché in tal modo ritiene di difendere la bontà e la ragionevolezza della sua scelta.
Ma non è più facile supporre che il processo sia semplicemente inverso? A
monte c’è la convinzione sulla bontà di un orologio (o di una certa tipologia), che può essere sinceramente motivata in un forum; da questa
consegue il proprio indirizzarsi negli acquisti.
Insomma: non sarebbe il caso di fornire all’interlocutore il beneficio del dubbio, senza correre il rischio di scadere nella paranoia?
E se anche abbiamo fondati sospetti della scarsa trasparenza di una posizione altrui, a me sembra più elegante sottoporre quella posizione a una critica serrata e motivata, senza bisogno di insinuare apertamente l’esistenza di secondi fini, altrimenti si offende inevitabilmente l’interlocutore e si rischia di privare il forum del suo contributo (perdita che sarebbe grave se c’era la buona fede).
4) Dovremmo rinunciare alla tentazione di trovare “condizionamenti” alla base di posizioni altrui.Nessuno di noi nasce con posizioni “originali” su nessun argomento. Le nostre convinzioni e le nostre esperienze sono la risultante di tanti “condizionamenti” ricevuti nel corso della nostra vita. Le persone più curiose e dotate di maggior senso critico sapranno attingere a un ventaglio più ampio di “condizionamenti” e sapranno rielaborarli in una maniera personale, che acquisterà man mano tratti di originalità.
In questo forum, chi è meno esperto sarà maggiormente “ricettivo” rispetto alle argomentazioni dei più esperti. Ma se c’è varietà di posizioni, e mi sembra che ci sia, sposare una convinzione non mi sembra significhi che se ne subisce il fascino manipolatorio; ma, semplicemente, che quella posizione sposa meglio la propria sensibilità e la propria cultura.
5) Dovremmo avere attenzione alla complessità del fenomeno orologi (e, quindi, essere aperti all’arricchimento di contributi che provengono anche da chi non ha – apparentemente – un’esperienza specifica).Questa affermazione può sembrare un po’ temeraria, provenendo dal sottoscritto… Che cosa intendo?
Beh, la passione per l’orologeria “meccanica” muove ovviamente da una passione per la meccanica di precisione. Altrimenti parleremmo di smartwatch.
Ma la meccanica non esaurisce il fenomeno orologio, non deve costituire il solo orizzonte di approfondimento, non deve essere il metro di paragone di tutte le altre componenti. (Tralasciando il fatto che la meccanica stessa può essere vista non solo nella dimensione puramente “tecnica” - efficienza/resistenza -, ma anche in quella simbolica: “bellezza” del meccanismo, semplicità, ispirazione ad altri settori, capacità evocativa, ecc.).
Per intenderci: sono orologi meccanici gli orologi dei campanili, le pendole a muro, gli orologi da tavolo, quelli da tasca, quelli da polso, gli orologi gioiello…
Riteniamo che siano strumenti del tutto assimilabili, oppure che esista una “cultura” specifica dietro ad ognuno di essi?
La natura di queste grandi “macrocategorie” di orologio è determinata – mi pare ovvio - da una cultura con influenze che vanno dall’architettura (!) all’arredamento, dall’oreficeria all’abbigliamento… Una cultura che attinge a principi generali di estetica (mi ero permesso di ricordarne qualcuno in una discussione sulla simmetria) e si intreccia con stili, correnti culturali, epoche storiche, costumi.
Esiste, insomma, una cultura che definisce in maniera complessa gli stilemi e le caratteristiche di funzionalità di ogni categoria di orologio, compresi gli “orologi da polso” e le tipologie in cui questi si dividono.Questa cultura non è più importante del pregio meccanico; ma non lo è di meno.
Se tenessimo presente questo criterio, le discussioni sulle “dimensioni” potrebbero essere più accurate, affascinanti (per questo mi ero permesso di aprire un topic specifico)
e serene. E così altre - sulla “natura” degli orologi da polso, sui caratteri distintivi di ogni tipologia, sui contesti di impiego – solo apparentemente più ardue, perché meno battute e quindi relegate al settore “gusti personali”.
Se tenessimo presente questo criterio (importanza della cultura sottostante al fenomeno orologi), potremmo a mio avviso apprezzare anche contributi molto interessanti di utenti
solo apparentemente meno esperti. Mi riferisco, per fare solo un esempio, al caso di Claudio, di cui – qualche
post sopra - era stata ipotizzata una sua “condizionabilità” (e qui mi ricollego al punto 4). Claudio – che non conosco personalmente e che sa difendersi benissimo da solo -, comprensibilmente piccato, ha rimarcato di avere un’esperienza professionale che dovrebbe metterlo al riparo da facili condizionamenti e di essere molto impegnato nell’accrescere la sua cultura orologiera.
A mio parere, però, è già la sua esperienza specifica nel campo dell’arte che potrebbe fornire spunti illuminanti nel giudizio sugli orologi: nell’interpretarne la cifra stilistica, le influenze ricevute da altri settori artistici e/o della manifattura artigianale, il contesto storico, ecc.
Ad esempio (vado a braccio): il quadrante di Asaoka, che a più di qualcuno appare scialbo, denota semplice mancanza di inventiva o vorrebbe rivelare citazioni/riferimenti particolari?
Direi che può bastare…