Metto a confronto due affermazioni.
Una mia, a proposito degli orologi anticonvenzionali più “estremi”:
Gli orologi “estremi”, prettamente anticonvenzionali, del tutto “fuori schema” (…) a me sembra evidente che siano immaginati già dai loro creatori con una vocazione molto particolare - espressione di genialità e passione pura, sperimentazione di un’idea assoluta -, e non per suggerire una nuova convenzione o fornire un manufatto d’uso effettivo.
e una di mbelt, tratta dal suo ultimo post:
(…) questi orologi assolvono ad una funzione artistica in modo più smaccato che altri orologi, quindi assolvono anzitutto, oltre alla funzione di orologio, una funzione espressiva di chi li ha creati per il proprio capriccio, quindi non necessariamente devono "sovvertire" o indicare il futuro. Possono farlo, magari esasperando alcuni aspetti, o forse anche no, non sono creati per questo.
Non stiamo dicendo la stessa cosa ??!!
Se ci confrontiamo senza esasperare le divergenze…
Marco, nel suo post di commento al mio, scrive poi:
(…) Ma fai pure un altro errore sul piano teorico più grave: non è che chi fa un orologio estremo punti necessariamente a voler scrivere il futuro dell'orologeria ancorché di nicchia. Ma ciò non significa che siano oggetti destinati ad essere dimenticati.
Anche qui, caro Marco, mi sembra che tu trovi una divergenza che non c’è!
Mi sembrava, infatti, di aver espresso un pensiero esattamente opposto a quello che mi attribuisci: a mio avviso gli orologi “estremi”
non vogliono scrivere il futuro dell’orologeria (e quindi nessuno può ‘accusarli’ di assolvere in maniera inadeguata a questo compito). Ho anzi indicato quelli che apprezzo maggiormente, e quindi penso non siano destinati ad un facile oblio…
Tu mi attribuisci anche – lamentandotene vivamente - di aver definito questi orologi come “non indossabili” o “non orologi”.
In realtà, io scrivevo che:
non li giudico “orologi da polso” in senso stretto, “indossabili” nella quotidianità: non solo e non tanto per le dimensioni (che in questo caso passano pure in secondo piano), ma soprattutto per l’impostazione.
Quindi, riferendomi all'uso
quotidiano, non intendevo
“non indossabili” in assoluto. Si tratta di orologi che per le loro – evidenti! - caratteristiche stilistico-strutturali (ripeto: prima ancora che per le dimensioni) non nascono e non sono pensati dai loro creatori per essere utilizzati nel contesto delle normali situazioni lavorative, sociali, di tempo libero.
Ciò non impedisce a qualcuno di farlo. Ma, essendo una scelta… anticonvenzionale, è auspicabile che sia una scelta consapevole, quindi rapportata alle situazioni, all’ambiente frequentato, all’abbigliamento utilizzato, al carattere di chi la effettua, ecc. È auspicabile, insomma, che sia una scelta di buon gusto; e non ho alcun motivo di dubitare che tu sia persona capace di questo tipo di scelte.
Ma non possiamo nemmeno negare che le scelte “anticonvenzionali” siano più ‘rischiose’, se effettuate da chi non ha la minima idea del significato delle convenzioni che vorrebbe infrangere; per cui risultano molto più spesso frutto di improvvisazione e cattivo gusto. Come anche la scelta di chi pensa di essere elegante indossando ad un aperitivo – o addirittura a una cerimonia - un sub con ghiera girevole (l’esempio fatto da Palombaro).
Scrivevo anche che non giudico gli orologi anticonvenzionali “estremi” come
orologi da polso “in senso stretto”.
Anche qui, caro Marco, se estrapoli che li ritengo attaccapanni o soprammobili (come fai in altro post) travisi il mio pensiero.
Io intendevo esattamente quello che intendevi tu quando hai fatto l’esempio delle
concept cars (!): sono certamente “autovetture” (almeno quelle da te citate… ), ma non “autovetture da strada” in senso stretto.
Palombaro ha ricordato che non esiste un confine netto tra convenzionale e anti-convenzionale. Similmente, non esiste un confine netto tra categorie di prodotto (e di orologio); ma ciò non toglie che esista una diversità di categorie.
Se posso utilizzare l’esempio delle “autovetture”, all’interno di questa grande ‘macrocategoria’ esiste la ‘categoria’ “autovetture da strada”: quelle che sono indossabili…
pardon! …guidabili
quotidianamente, sulle strade urbane ed extraurbane. Divise in tante tipologie: utilitarie, familiari, cabrio, ecc.
Alcune tipologie di autovettura – ad esempio i più comuni fuoristrada e le sportive – si pongono ai
confini di categoria: non sono pensati primariamente per l’uso stradale completo, ma vi si possono adattare.
Allontanandoci ancora, arriviamo ad autovetture che non possono più essere definite “da strada” in senso stretto, perché sono pensate per il fuoristrada estremo (come il Mercedes G500 o il Land Rover Defender o… l’Hammer!) o per la pista (Lamborghini, le Ferrari più “spinte”, ecc.). Se dico che non sono “autovetture da strada in senso stretto”, sto negano loro l’identità di automobile? Sto insinuando che non sono in grado di camminare su una strada? Se evidenzio che sarebbero in grande difficoltà in un utilizzo urbano, le sto denigrando?
Andando ancora oltre, ci sono le
concept cars: nella maggior parte non sono sicuramente "da strada" (anche se magari anticipano possibili applicazioni); alcune non sono più neanche autovetture…
Tornando agli orologi, non basta prendere un segnatempo tecnicamente raffinato, attaccarlo ad un cinturino, e dire: “è un orologio da polso”.
La raffinatezza tecnica non è requisito sufficiente per rendere un oggetto adattabile ad ogni circostanza (e quindi, perdonami, è fuorviante appellarsi alla competenza tecnica e alla “conoscenza specifica” del modello quali requisiti per esprimere un giudizio).
L’espressione formale del segnatempo, legata alla funzione, è altrettanto essenziale (“
form follows function”), e chiama in causa altre “competenze”.
Il che non significa che sia ridicolo indossare un anticonvenzionale “estremo”. Potrebbe essere un orologio stupendo che
si presta ad essere indossato al polso in
particolari condizioni.
Il concetto dell’inquadrabilità nella categoria “orologi da polso”
in senso stretto è strettamente legato a quello di indossabilità
quotidiana: se li analizziamo serenamente, mi sembra che siamo più in linea di quanto sembri, vista l’assonanza che ho già evidenziato con alcuni concetti da te espressi.
Per cui mi sembra che la “chiusura culturale”, i “luoghi comuni degni di ben altri forum e bar”, lo scarso “spessore intellettuale”, che attribuisci a posizioni non perfettamente consonanti con la tua, siano spesso la proiezione della tua
vis polemica più che la reale raffigurazione di quelle posizioni.
Lascerei da parte, per questo motivo, anche alcune “chiamate alle armi”:
(…) Chissà dove andrebbe a finire il forum con questo tipo di atteggiamenti, ma d'altro canto non può essere riservato solo ad alcuni l'onere e l'onore di tenere alto un dibattito. Bisogna che anche altri facciano passi avanti.
Molti forumisti hanno ampia identità di vedute con te sugli orologi contemporanei, ma non c’è bisogno di invocare un interventismo assiduo per… ‘rintuzzare’ posizioni diverse?
Non mi sembra questo il modo di “tenere anche sugli orologi contemporanei un dibattito di livello alto”.
Un intervento pacato e ben argomentato (ti assicuro che i tuoi li leggo con attenzione) è più efficace di dieci interventi sovrabbondantemente polemici.
Fin qui – come anche nel mio post precedente - non ho parlato di
dimensioni, perché lo scopo di questo topic era proprio quello di guardare serenamente alle caratteristiche degli orologi anticonvenzionali, senza soffermarsi solo su un aspetto (che pur non sarebbe secondario).
In ogni caso, mi chiedevi:
spiegami tu perché necessariamente un orologio grande non sarebbe indossabile o non sarebbe un orologio
Beh, sulle dimensioni penso che le nostre posizioni siano effettivamente molto distanti.
Io, infatti, ritengo che le dimensioni eccessive pregiudichino l’indossabilità
soprattutto degli orologi “convenzionali” contemporanei.
Non vorrei sottrarmi alla tua richiesta di spiegazioni, ma sono già andato lungo e su questo aspetto avevo aperto una discussione specifica; magari la ritirerò su…