Al di là del valore che ognuno possa dare alla regolarità cronometrica, e quale margine di errore (COSC o non COSC) ritenga accettabile, mi sembra che la verifica dello scarto a distanza di un mese non sia la metodologia più indicata (anche se ha un suo significato).
Per una valutazione
empirica (che cioè si voglia aggiungere ai dati strumentali forniti dal cronocomparatore)
di carattere generale, non troppo complessa, penso che possa essere sufficiente un periodo di controllo più breve (una settimana), nel quale però siano annotati gli scarti giornalieri, per verificare se sono costanti.
Ovviamente, in questo periodo, l'orologio dovrebbe essere sempre indossato durante il giorno, riproducendo condizioni di uso "normali", perché il comportamento non va valutato in astratto, nella teca di cristallo. Però avendo l'accortezza di replicare gli stessi cicli di carica (ad esempio 20 giri di carica manuale ogni mattina), per relazionare gli scarti giornalieri a condizioni di carica omogenea (altrimenti, uno scarto diverso che dovesse emergere al termine di una giornata potrebbe essere attribuito alla ridotta energia di carica).
Se alla fine del periodo constatiamo uno scarto giornaliero di un certo rilievo, ma abbastanza costante, esiste semplicemente un problema di regolazione.
Se invece emerge un'irregolarità di marcia (scarti giornalieri notevolmente diversi), è più facile che il problema sia dovuto - penso - a cattiva salute del movimento, piuttosto che a scarsa qualità di progettazione dello stesso.
Il tutto, ripeto, se ci accontentiamo di una verifica non complessa.
Altrimenti, dovremmo sottoporre l'orologio a più cicli di verifica settimanali, in ognuno dei quali testiamo diversi cicli di riposo/utilizzo (con diverse posizioni di riposo e diverse condizioni di utilizzo), diverse condizioni di carica, ecc.