La discussione stagna e gira sempre intorno agli stessi fatti.
Dalla mia piccola finestra su questo mondo del superfluo, noto due elementi incontrovertibili:
1) il fatturato (e probabilmente anche i guadagni) di Patek in questi ultimi 20 anni di transizione tra Philippe e Thierry è aumentato vertiginosamente, più per merito del secondo che del primo in verità,
2) la qualità reale e quella percepita, come pure il blasone, sono scese di pari passo. Se prima Patek Philippe era l'orologio top in assoluto, oggi sono sempre più messi in ombra da altri marchi o modelli indubbiamente più curati. E questo l'appassionato vero (facoltoso o non) lo vede.
Il baratto "profitto" per "qualità" è in pieno atto. Chi avrà ragione non possiamo dirlo noi.
Il mercato per ora stà premiando la strada intrapresa, ma si sà, la finanza è una brutta bestia volubile. Oggi si è alle stelle e domani nella polvere. Il brand, quando supportato dalla qualità, è un valore molto più stabile e resistente.
Questo il vecchio Henry Stern lo sapeva, ma sono idee retrograde, non adatte alla new economy.