Io penso sia chiaro a tutti che nel settore del lusso una quota consistente di prezzo non remunera la qualità intrinseca del bene, ma serve a garantire il requisito dell'esclusività (oltre che i profitti del produttore).
Nel settore dell'orologeria, già dai 1000 euro in su ci affacciamo al segmento del lusso: un orologio in acciaio che incassa un Eta con un paio di complicazioni e finitura base, anche se è assemblato con cura e dopo che abbiamo aggiunto i costi marginali per rete vendita, assistenza e marketing, costa al produttore 3/400 euro.
Già su queste cifre (per non parlare dei margini enormi che si hanno al salire dei prezzi) la capacità di offrire un servizio di riparazione in poche settimane anziché in mesi incide - per le grandi case - pochi euro!
Se l'assistenza pecca, ciò è da attribuire semplicemente a sciatteria, quando non al deliberato e perverso intento di alimentare l'idea di esclusività ("Il tuo orologio è un piccolo capolavoro di meccanica, non hai urgenza di utilizzarlo, porta pazienza").
Per una casa che produce piccole quantità, il costo unitario di un'assistenza valida (attenzione: non intendo la frazione del costo globale dell'assistenza, ma del valore aggiunto di un'assistenza più veloce) può arrivare ad alcune decine di euro...
Quanto all'originalità, distinguiamo i costi di ricerca (che qui non mi sembrano faraonici) dalla semplice originalità dell'idea: quest'ultima, come cercavo di argomentare in precedenza, non ha un valore intrinseco, ma dipende dalla capacità di esprimere un prodotto apprezzabile e apprezzato dai potenziali acquirenti.
In sintesi, questo orologio vuole collocarsi nel segmento lusso (e neanche nella fascia iniziale di questo...), conseguentemente ha un prezzo che prescinde largamente dai costi.
Come i suoi concorrenti, certo.
Ma il risultato (non l'idea o le buone intenzioni; il risultato) non è ancora all'altezza della fascia di lusso prescelta.