Vorrei dare un mio contributo a quanto detto su Blancpain.
Ma non é così facile inserire qualche considerazione interessante su quanto già da Voi scritto al riguardo, per cui aggiungerò qualche elemento di mia conoscenza diretta.
Alla Blancpain ante SMH io ho avuto la fortuna e l’onore di lavorarvi, da maggio 1988 a settembre 1993.
La Blancpain di quegli anni era diretta da un uomo speciale, Jean Claude Biver, tanto geniale quanto stravagante, una specie di santone che era stato capace di circondarsi di pochi ma fanatici e complici centurioni, tra i quali il sottoscritto.
Era un’equipe fantastica, invaghita e forse innamorata di partecipare e contribuire al successo di Blancpain, eravamo molto coesi tra di noi e piuttosto determinati.
C’era la “ferme” di Le Brassus, c’era Biver, c’era la nostra equipe, ma c’era anche Jacques Piguet, proprietario di Frederic Piguet, e comproprietario di Blancpain.
Probabilmente Blancpain non avrebbe mai potuto esistere senza gli ingredienti in premessa, ma è certo che Blancpain non avrebbe potuto esistere senza Jacques Piguet e la sua prestigiosa e capace fabbrica di movimenti.
Di fatto, chi ha deciso, involontariamente, di porre fine alla bellissima storia di Blancpain, almeno quella che io ho conosciuto e che sembra essere piaciuta anche a Voi, è stato Jacques, una bravissima persona, mite, educata, benestante, un vero Signore, il quale, per motivi personali e famigliari, voleva/doveva trasferire il luogo dove abitare con i Suoi famigliari.
Mi limiterò a dire che vivere a Le Brassus per anni non deve essere il massimo della vita.
Ciò premesso, un avvocato zurighese ha suggerito o forse addirittura proposto a Monsieur Hayek di rilevare FP e Blancpain, opportunità sulla quale lo scaltrissimo imprenditore non ha esitato un solo istante, e quando qualcuno offre qualcosa ad un personaggio di quella caratura, non ci si può più tirare indietro.
Voilà Messieurs, dunque non è affatto vero che Blancpain sarebbe stata venduta, come riferito su altro Forum, perché andava male e tanto meno perché stesse fallendo, idiozie a dir poco gratuite che qualificano colui a cui piace raccontare questo genere di balle, se è vero che le due società sono state vendute ad inizio luglio 1992, e che l’anno precedente, il 1991, era stato per Blancpain l’anno record sia per cifra d’affari che per profitti.
E’ chiaro che nessuno di noi ha gioito, così come sembravano molto contrariati i nostri Clienti nel leggere i titoli giornalistici che annunciavano “Swatch compra Blancpain”, che hanno causato, nei due giorni successivi alla pubblicazione, annullamenti di ordini per quasi tre milioni di franchi svizzeri dai soli Clienti italiani, di quelli esteri non ne conosco l'entità, ma ce ne sono stati un sacco.
Era il caos, e da quel caos molte cose sono radicalmente cambiate, non solo l’estetica come sottolineato da molti di Voi.
Ora, mi faccio, seppur con fatica, difensore di coloro che ci sono subentrati nel nostro lavoro, assurto per noi ad una “quasi missione”.
Sì, effettivamente avrebbero potuto utilizzarci meglio, o non cacciarci in male modo come hanno fatto con il sottoscritto, ok, ma ci stà che chi compra abbia il diritto di scegliere i suoi collaboratori.
Ma se anche ci avessero tenuto o non ci avessero indotti a lasciare, l’incantesimo era finito, la complicità pure, ed i Clienti, molto delusi, non erano più disposti a trattare ed a proporre Blancpain come una Marca, magari non perché migliore, ma diversa dalle altre, come era stato prima di SMH.
E noi pure, probabilmente, avremmo cambiato il nostro atteggiamento, come degli innamorati delusi, e non è detto che avremmo potuto far meglio di coloro che ci hanno sostituito.
A mio avviso, l’haut de gamme, il prestigio, l'affezione, la complicità, il successo, sono spesso il frutto di una miriade di elementi, non tutti razionali, ma che si ritrovano, quasi per caso, ben mescolati e tra di loro complementari, ad un dato momento, un’alchimia che può generare il desiderato successo.
Credo quindi che, pur condividendo molte delle considerazioni pertinenti da Voi svolte nel Vs. Forum, quanto è successo a Blancpain dopo il 1992 fosse ineluttabile, e non me la sento, anche se ne avrei furbescamente voglia, di addossare colpe e/o responsabilità a coloro che si sono ritrovati a gestire la Marca divenuta di proprietà del Gruppo Swatch, entità dalla quale, non bisogna dimenticare, dipende di fatto tutta l’Orologeria svizzera, che piaccia o no.
Ogni Marca, come Blancpain, è in realtà l’espressione degli uomini e delle Signore che vi stanno dietro, che l’hanno concepita, cresciuta, coccolata, amata, i quali a volte riescono a creare situazioni speciali, difficili da tramandare a coloro che seguono, i quali, pur senza colpe, non potranno mai provare gli stessi sentimenti né raggiungere le stesse mete, salvo rarissime eccezioni.
Di sicuro Blancpain è stata una Marca molto amata, per alcuni un Sogno bellissimo, e quando si ama molto, forse troppo, può succedere di ritrovarsi traditi, arrovellandosi nel cercare colpe e responsabilità in realtà inesistenti, i Sogni ed i Grandi Amori possono finire, rallegriamoci di averne potuto godere.
Un caro saluto da Beppe.