Per capire dov'è una casa bisogna conoscere da dove viene e cosa ha fatto prima.
È così che, per esempio, giudichiamo in modo poco lusinghiero buona parte dell'attuale produzione Patek.
Blancpain non solo non fa eccezione, ma è una delle case in cui le differenze, prima di tutto stilistiche, tra l'attuale produzione e quella del passato appaiono più macroscopiche e poco edificanti.
Sono "brutti" orologi? Alcuni oggetivamente si, altri no. Tutti però appaiono delle discutibili varianti di orologi del passato, votati alla vana, incompiuta e poco riuscita ricerca dell'attualità.
Non basta mantenere una cassa con lunetta a scalino per garantire la "familiarità" e una cifra stilistica propria, mentre d'altronde una semplice operazione di scalatura della cassa non ne garantisce ne "l'attualità" ne tantomeno la coerenza formale o le corrette proporzioni dei quadranti.
L'orologio di stampo classico si vende poco e male, e per questo tutte le case che hanno fondato la loro storia su questa tipolgia di segnatempo e che questa tipolgia di orologi non possono rinnegarla pena rinnegare la loro storia, sono alla disperata ricerca del modo di "svecchiare" e rendere più "sportivi" e "attuali" questo tipo di orologi. Con risultati che molto spesso appaiono discutibili nel migliore dei casi, grotteschi in molti Blancpain di attuale prodizione (se si conoscono e si apprezzano i modelli da cui traggono origine).
Non è un caso che l'unico modello che si vende appena decentemente è il Fifty Fathoms, l'unico modello di stampo casual e ispirazione professionale che non è una maldestra riproposizione in chiave "attuale" (una chiave che mal si adatta ad orologi di stampo classico e formale) degli orologi prodotti dalla casa negli anni 80 e fino alla prima metà degli anni 90.
Per capire gli effetti dell'acquisizione della casa da parte del gruppo swatch, d'altronde, l'esame comparativo dell'estetica del prodotto non è l'unica chiave di lettura.
Si pensi a cosa ha significato per SG l'acquisizione di un know how come quello di Frederic Piguet, di cui Blancpain era il marchio commerciale, e a come è stato impiegato. Si può dire che è servito più a sviluppare Omega che non alla stessa Blancpain, marchio che SG potrebbe serenamente mettere nel cassonetto (avendo già nel suo parco marchi nomi come Breguet) senza averne nessun contraccolpo, e che viene lasciato li a vivacchiare senza alcuna prospettiva futura finchè si autofinanzia o comunque non lede i bilanci consolidati del gruppo, ma che sempre nell'ottica di gruppo sconta la comproprietà con altri marchi come appunto Breguet al quale non può e non deve in alcun modo far concorrenza.
E questo è il più grosso limite di un'acquisizione di che trattasi, quel marchio non potrà mai più avere una propria mission aziendale e una propria strategia indipendente, non sarà mai più un'azienda propriamente detta, competitiva e indioendente venendo appunto ridotta solo ad un brand da appiccicare alla bisogna su ciò che al gruppo è più congeniale. È ciò che, in varia misura, è accaduto a tutte le aziende più o meno blasonate acquisite nell'ultimo ventennio dai grandi gruppi.
Al netto di Omega - casa allo sbaraglio che Swatch ha saputo rimettere in carreggiata, Panerai - piccolo marchio virtualmente fallito di cui Richemont ha saputo fare il miglior caso di rivalutazione del ventennio, e Vacheron - nobile casa decaduta nel buio più pesto dopo la crisi del quarzo e alla quale sempre Richemont ha saputo restituire una dose dell'antico fasto, non ricordo altri esempi edificanti.
Penso per esempio a IWC, casa tra le più vitali e con una strategia vincente degli anni 80 e 90, ridotta ormai a marchietto commerciale e svuotata delle sue migliori competenze travasate in Lange&Sohne sull'altare della quale la stessa IWC è stata sacrificata e ridimensionata. Ma appunto anche a Blancpain, acquisita solo per mettere le mani su FP e senza che si sapesse che farne, o a JLC, casa acquisita per le medesime ragioni da Richemont e per le medesime ragioni senza una precisa strategia di prodotto e commerciale che non sia, appunto, non ledere la leadership di L&S e fare da serbatoio di know how, brevetti e movimenti per tutte le case del gruppo, al punto che i jlc li troviamo pure nei ralph lauren, marchio preso in licenza da Richemont per lo sfruttamento in orologeria. Questi sono gli effetti, molto spesso tragici, di queste acquisizioni.
L'alternativa? Probabilmente molte di questi marchi se non fossero stati acquisiti sarebbero falliti e nemmeno esisterebbero più, e non è detto che sarebbe stato un male visto ciò su cui quei marchi vengono oggi apposti. Una morte gloriosa non è detto che sia peggio di una miserabile sopravvivenza