Secondo me la scelta mista era l'unica possibile per Journe. La scelta delle sole boutique è semplicemente folle. Quando inizi da zero, con il pubblico che non ti conosce, con risorse economiche scarse, non puoi pensare di vendere solo magari nell'unica boutique al mondo. Ricordo infatti che Journe solo nel 1999 comincia a produrre orologi in serie e fonda un marchio suo di orologi: le boutique, 10 in tutto, non le ha aperte tutte assieme, ma molto lentamente una alla volta, partendo da Tokio con un scelta coraggiosa ma per me azzeccata. Un indipendente come lui che parte da zero non può affidarsi solo a boutique. Certo avrebbe potuto avere solo i plurimarche, ma con le logiche che ben descrive Angelo. E sono logiche penalizzanti per i prezzi e le vendite. Allora se vuoi tentare un controllo della tua distribuzione devi iniziare ad aprire boutique parallelamente ai plurimarche, puntando nel tempo ad azzerare i plurimarche e ad avere solo boutique. Ma non lo puoi fare subito quando ne hai solo una al mondo, o due. Devi farlo gradualmente. Anche perché Journe quando comincia a fare orologi non ha esperienza commerciale . Avere vendita anche tramite i plurimarca vuol dire non soltanto avvicinare una clientela altrimenti inavvicinabile ma anche avere un feedback da operatori esperti insediati sul territorio. Un feedback importante sempre ma fondamentale quando non si conoscono i mercati.
Quanto al problema degli orologi paralleli, questi non venivano né da plurimarche né, ovviamente , dalle boutique. Ma sono venuti dalla Spagna che ha conosciuta un crollo totale del mercato negli anni della grande crisi economica partita nel 2008. Ora che Journe è famoso ridurrà sempre di più i plurimarca a punterà sulle boutique. Sempre che la crisi non si mangi invece tutta l'azienda.
Si tratta come sempre di vedere le cose nel complesso , e non semplificarle, e non amputarne pezzi. Se si vedono nel complesso la strategia di Journe era la sola possibile realmente. Sempre che non si decida di rinunciare ad ogni controllo della distribuzione, cosa lontanissima dalle idee di Journe.