Io penso che già Ferrari fa troppi modelli e troppi pezzi l'anno, cosa che alla lunga rischia di pagare a caro prezzo.
Ma penso anche che per gli investimenti richiesti per rimanere sul mercato, un marchio di nicchia, che proponga reale eccellenza "fuori serie" ad una ristretta clientela come dovrebbe essere nella naturale vocazione di Maserati, può esistere solo nell'ottica di gruppo, ossia se al gruppo e agli altri marchi del gruppo offre dei vantaggi che in qualche modo possano ripagare i suddetti investimenti e levati e i conseguenti bassi margini.
Oggi il gruppo FCA non ha ne la solidità, ne le sinergie di marchio ne un assetto consolidato che le consenta simili strategie, quindi riposizionare Maserati per non farne una perdita secca comunque diffcile da sostenere non è neanche detto che non possa essere una scelta contingente quasi obbligata. Per questo scrivevo di un Marchionne che prende tempo, stante le condizioni al contorno cos'altro potrebbe fare?! Spreme il marchio riposizionandolo e rendendolo sostenibile nel breve periodo, nell'attesa che il contesto muti.
Se va bene, come nelle previsioni di Marco, potrà tornare ad investire su Maserati, se va male (Come io temo) il marchio ne uscirà distrutto ma almeno il gruppo non ne avrà un gravame troppo pesante per i propri bilanci.
Angelo, spero di sbagliare, ma non sono ottimista sul piano FCA, che è più adeguato del precedente, ma è molto ardito, per i tempi ( tutte le novità alla fine, ovviamente, fra tre anni circa), ma anche per le risorse richieste. Peraltro non devo essere solo io ad avere queste perplessità. Infatti Marchionne cerca di fondersi con altri, ma c'è di più, l'elemento più sconcertante. Il maggiore azionista, gli Agnelli , tramite Exor hanno acquistato il controllo di PartnerRe, uno dei più grandi riassicuratori al mondo, per circa 7 miliardi di dollari cash! Privarsi di risorse di questo tipo con il FCA in queste condizioni precarie è qualcosa che dà da pensare, apparirebbe quantomeno poco responsabile. Le risorse anche con lo scorporo Ferrari e la quotazione in borsa della stessa non ci sono oggi per realizzare quel piano prodotto così necessariamente ambizioso e ritardato. Poi è un piano che non prevede errori di alcun tipo, basta solo uno su uno dei modelli del rilancio, e saltano tempi e conti.