Orologico Forum 3.0

Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?

guagua72

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Apro questo mio scritto, per discutere di un argomento infinito. Anche il mondo degli orologi ormai fa parte del circo dell'accessorio e del design. Mi trovo presso clienti a Milano, settimana della moda,  seduto in uno stand importante nell'ambito di una fiera di settore. Ho fatto un giro tra le centinaia di stilisti emergenti che espongono in questa manifestazione. Non trovo nulla, non vedo prodotto, non vedo ricerca di materiali. Tutti puntano sulla stessa robetta, niente prodotto? No, una serie illimitata di padiglioni stratificati sul nulla.......Pochissimi animali pensanti, molti agnelli, pecore nel gregge. Non mi stupisco di come finisca il mondo dell'orologeria se è in mano alle stesse teste

ilcommesso

Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #1 il: Settembre 26, 2015, 11:40:25 am »
Qualche pecora nera ci sarà sempre, al pari del rassicurante gregge.

Quello che manca è l'etica del prodotto, la passione in ciò che si crea; quando si pensa solo all'utile, come si fanno a non biasimare jeans che costano 1000 €, il cui valore intrinseco è 5 euro, se va bene?

Il mondo della moda è forse uno dei più rappresentativi, perchè come in orologeria gli oggetti belli e fatti bene costano come degli appartamenti...

ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #2 il: Settembre 26, 2015, 13:41:56 pm »
In quel campo non si può dire che negli anni non si sia fatta ricerca e innovazione, a volte reale poi sempre più spesso mero riciclaggio di cose già fatte, e sempre più man mano che le griffe passavano sotto il controllo dei soliti noti.

In quello specifico settore poi il problema é la necessità di cambiare tutto ogni 6 mesi, é un circolo che ruota troppo vorticosamente e al quale R&D riesce a stare appresso solo in parte. La filiera produttiva in questi anni e da queste concentrazioni di marchi nelle mani di poche holding ne é uscita male, con sempre minor potere contrattuale e sempre più esposta alla concorrenza low cost dei paesi orientali.

L'innovazione sui modelli, materiali e tessuti la facevano i fornitori specializzati prima che interi distretti andassero a ramengo, oggi é Molto più difficile che ciò accada perché per la legge del margine alle stelle quella stessa innovazione deve scontare la concorrenza a basso costo. Si, decisamente manca sempre più la cultura del prodotto soppiantata da quella del marchio. Il marchio giusto che appiccicato sulle peggiori porcate si vende comunque, bene e con margini sempre più elevati.
E tanto più ci svendiamo tecnoLogia e know how ai cinesi, e il controllo del settore a finanzieri speculatori, tanto più questa cultura del prodotto scompare.
« Ultima modifica: Settembre 26, 2015, 13:46:00 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #3 il: Settembre 26, 2015, 14:48:50 pm »
Grande apporto al mercato internazionale del lusso lo hanno dato gli stilisti alla fine dei settanta primi ottanta. Poi abbiamo  voluto esagerare. Mia madre , da buona siciliana, chiedo scusa per l'ortografia, mi diceva sempre "o caru cattaci e a o mercatu pensaci", intendendo indirizzarmi a capi e oggetti di qualità, in quanto "prima" il prezzo era sempre o quasi sinonimo di qualità . Ora purtroppo quel vecchio adagio non vale più....

ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #4 il: Settembre 26, 2015, 15:19:39 pm »
Esattamente così, con la morte di Gianni Versace e il passaggio di molte case di moda sotto il controllo delle holding del lusso è finito un mondo, un mondo dove ancora la cultura del prodotto era forte e radicato sul territorio, dove contavano ancora sarti, modellisti, conciatori e tanti altri fornitori specializzati, anche se va detto che già prima con il "pret a porter" venduto a sangue di Papa il rapporto tra prezzo e qulità del prodotto era crollato. Ma il passaggio generazionale ai vari gruppi del lusso ha avuto, su scala diversa, gli stessi effetti che ha avuto in orologeria e in buona parte dei settori merceologici su cui questi vampiri mettono sopra le mani.
Prendi una valigia LV degli anni 70 ed è ancora li, sdrucita ma fiera in tutta la sua qualità che ne fa un oggetto virtualmente indistruttibile.
Prendi una qualunque cosa LV di moderna produzione e se la lasci in armadio c'è il serio rischio che dopo qualche anno la ritrovi sciolta e inutilizzabile.

Questi hanno la forza di sostituire quello che una volta era il "buon nome" di una casa, fondato sulla qualità dei suoi prodotti, con un "brand" fondato su fenomeni di moda ed emulazione che hanno tratti di patologia sociologica inquietanti nella misura in cui ottenebra la mente e rende la gente incapace di valutare ciò che sta acquistando in rapporto a quanto lo sta pagando.
« Ultima modifica: Settembre 26, 2015, 15:25:39 pm da ciaca »
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guagua72

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #5 il: Settembre 26, 2015, 19:57:01 pm »
E purtroppo in questo caso, aggiungo, molta colpa dobbiamo darla ai social e alla rete coi vari trend setter improvvisati. Proprio ora,  un distributore di noti marchi,  sta annunciando alla stampa e al pubblico di avere concluso un accordo per la distribuzione di calzature del marchio che porta il nome delle sorelle  kardashian  le quali, pare,  abbiano 67000000 di seguaci in rete. Non si parla di nulla, solo dei seguaci. Nemmeno questi addetti riescono ad esprimere cosa abbiano in mano queste signore, riescono ad esprimersi solo in termini di "brand".  Ma cavolo, qui si costruiscono le storie a tavolino, si creano i brand in rete, si adattano i pensieri e si stimolano gli acquisti con i "follower". Nessuno sa come si produce una calzatura e nessuno si domanda come sia fatta una spalla di una giacca, se intelata, semiadesivata o incollata. Il Romanzo di Orwell col suo grande occhio appare reale, in questo mondo di fenomeni inesistenti, di parrucche incipriate, di pantaloni al polpaccio, di scarpe inglesi massacrate, di francesi in cerca di sbocchi, di finti sarti, e da ultimo di persone che credono di ragionare e che invece si muovono come automi.

ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #6 il: Settembre 26, 2015, 20:00:21 pm »
Sad but true.
E ringraziamo la nostra tradizione secolare se ancora riusciamo a calzare e indossare qualcosa di decente, noi e le nostre donne.
Perchè se continua il trend tra qualche anno tutti con orripilante robaccia spagnola (nel migliore dei casi) o cinese ai piedi. Però griffata kardashian...e STICAZZI
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guagua72

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #7 il: Settembre 26, 2015, 23:38:35 pm »
Sad but true.
E ringraziamo la nostra tradizione secolare se ancora riusciamo a calzare e indossare qualcosa di decente, noi e le nostre donne.
Perchè se continua il trend tra qualche anno tutti con orripilante robaccia spagnola (nel migliore dei casi) o cinese ai piedi. Però griffata kardashian...e STICAZZI
Tradizione che in questi giorni si sta cercando di salvare. Finita la fiera , iniziano a lavorare i direttori finanziari  assieme a chi i conti li deve fare per professione, di fronte alle banche e agli investitori.  Ci sono alcuni imprenditori avveduti , ma li vedo molto molto stanchi. Ovviamente non sto parlando dei Della Valle o dei Cucinelli, ma di quelli con l'azienda da 30 operai italiani che piuttosto di saltare uno stipendio per i loro ragazzi saltano pranzo e anche cena.

tick

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #8 il: Settembre 27, 2015, 11:15:55 am »
E purtroppo in questo caso, aggiungo, molta colpa dobbiamo darla ai social e alla rete coi vari trend setter improvvisati.

Mi permetto di intervenire su un tema non "mio" per mettere non uno ma tre accenti su questa frase a causa di un fatto che mi ha toccato personalmente. Durante l'organizzazione di un "evento" sono stato contattato da una "trend setter" come la chiami tu, che voleva avere spazio e visibilità durante la manifestazione, ovviamente gratis. Alla domanda "ma che c'azzecca il vostro settore con il mio?" la risposta è stata candida, non c'entra niente ma offre visibilità e se non ce la dai partiamo con uno sputtanamento globale su tutti i nostri media, siamo un gruppo di n bloggers ecc... ecc...
Allora, mi chiedo io: quanto enorme, profonda, densa e omnicomprensiva deve essere l'ignoranza di chi segue questi "trend setter"? Se il nulla di contenuto, basato sul nulla di prodotto, mediato dal nulla cerebrale diventa la via da seguire per molti, forse aveva ragione un vecchio amico anni fa che guardava un gruppo di ragazzi giovani per strada (al netto del turpiloquio che lo contraddistingueva):"se questi sono i ragazzi di domani, speriamo venga presto la fine del mondo".
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ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #9 il: Settembre 27, 2015, 11:46:52 am »
L'ultima frase é quella che ci sentivamo rivolgere noi quando eravamo ragazzi da chi ragazzo non lo era più e che oggi mi trovo a rivolgere io al loro posto :) serve solo a capire che stiamo diventando vecchi. :D

Io credo che demonizzare il fenomeno sociale conseguente ai nuovi media non serva a comprenderlo e possibilmente cercare di governarlo. I trend setter e gli opinion leader sono sempre esistiti, e non sempre si sono imposti, anche nel passato, sul piano dello spessore e dei contenuti. Ricordatevi cosa erano gli anni 80 e da dove saltavano fuori questi trend setter e opinion leader, prodotti di plastica confezionati da Ricci e Boncompagni veicolati attraverso le reti Fininvest, per esempio.

Oggi é cambiato tutto, il media e anche il processo di selezione di questi fenomeni, ma a ben guardare non il "contenuto" che é specchio di una decadenza intrinseca alla nostra società per come ce l'hanno insegnata e per come vogliono che la si concepisca. Che il trend setter sia un divo di Hollywood, una sgallettata con le zinne a 3 atmosfere che gioca a fare la bagnina o una coppia di sorelle viziate a Beverly Hills poco cambia.

É il consumismo baby....
« Ultima modifica: Settembre 27, 2015, 11:49:28 am da ciaca »
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Istaro

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #10 il: Settembre 27, 2015, 14:29:04 pm »
Discussione che mi sento di sottoscrivere in tutti gli interventi e quasi in ogni dettaglio...  ;)

Assistiamo a un generale degrado qualitativo di tutti i settori manifatturieri: vale per l'abbigliamento, per l'arredamento, per l'oggettistica. E anche per la componentistica non direttamente collegata ai prodotti ad alta "densità" tecnologica.
Per non parlare dell'artigianato, in via di estinzione.
Tutto ciò comporta anche la dispersione di competenze e culture preziose, a volte impossibili da recuperare.

Gli unici settori in cui possiamo rilevare luci e ombre sono quelli dell'alta tecnologia (informatica, automotive, telecomunicazioni): luci derivanti – com’è ovvio - dall'incredibile e incessante crescita di funzioni e opportunità; ombre derivanti dall'obsolescenza programmata che affligge tali prodotti.

Questa osservazione fa sorgere in me una riflessione: mi sembra che l’andamento inversamente proporzionale - in termini di contenuti qualitativi - dei due settori, tecnologico e non tecnologico, sia collegato.

Ritengo cioè che si sia instaurata una sorta di "dittatura tecnologica", per cui il parametro di giudizio di questo settore - qualità intesa soprattutto come innovazione - sia diventato un paradigma applicato come una camicia di forza ad altri settori in cui la densità tecnologica è inferiore, e quindi esistono "saperi" da conservare, "tecniche" tradizionali da custodire (che peraltro sono la sedimentazione di innovazioni precedenti!), prima ancora che "tecnologie" nuove da scoprire.

Insomma, l'ossessione per l'innovazione purchessia a discapito della qualità, la frenesia modaiola contrabbandata per "progresso", dipendono sì - come è stato ricordato - dall'affermarsi di un ciclo produttivo che punta alla massimizzazione del profitto basata sul consumismo e sulla sostituzione continua del prodotto, che quindi deve essere scadente - nella prospettiva del produttore - per poter essere sostituibile.

Ma quell'ossessione e quella frenesia dipendono anche dall'imporsi, sulla scia dell'infatuazione tecnologica, dell'idea che vede nell'innovazione – vera o presunta - l'unico valore, per cui il prodotto può essere scadente anche nella prospettiva del consumatore, tanto si sente il bisogno di cambiarlo.

Intendiamoci, non sto sostenendo che l'innovazione non sia un fattore importante e che non debba essere applicata a tutti i settori.
Il problema nasce quando è assolutizzata, diventando un feticcio privo di reali contenuti e sostituita dal concetto di semplice “novità”: per cui in settori a basso contenuto tecnologico, che hanno tempi di innovazione diversi, la pretesa di cambiamento continuo non può essere soddisfatta da innovazioni (miglioramenti) reali ed è surrogata dalle degenerazioni (peggioramenti) delle mode passeggere.

Si potrebbe anche aggiungere che nelle famiglie si è diffusa una delega generale alle donne per l’acquisto dei beni di consumo non tecnologici (casa, cura della persona). E sappiamo quanto, nel gentil sesso, la propensione al cambiamento continuo sia più elevata…  ;)

L’orologeria meccanica (per non dimenticare la materia del nostro forum...), teoricamente, dovrebbe porsi a metà strada…
È un settore tecnologico, che dunque può beneficiare di innovazioni reali; ma è anche è un settore a tecnologia matura, e quindi non può avere gli stessi ritmi di innovazione di informatica ed elettronica.
Però l’orologeria paga lo scotto di una ormai sempre minore utilità funzionale, per cui è percepita (ed è probabilmente riuscita a tenersi in vita grazie a questa percezione) come semplice bene di lusso. E nei beni di lusso la “novità” può essere soddisfatta con molta più facilità – e maggiori profitti – dai cambiamenti di tipo modaiolo: dimensioni anabolizzate, forme e affissioni eccentriche, associazioni con eventi/personaggi improbabili…
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #11 il: Settembre 27, 2015, 14:57:57 pm »
Citazione
Insomma, l'ossessione per l'innovazione purchessia a discapito della qualità, la frenesia modaiola contrabbandata per "progresso", dipendono sì - come è stato ricordato - dall'affermarsi di un ciclo produttivo che punta alla massimizzazione del profitto basata sul consumismo e sulla sostituzione continua del prodotto, che quindi deve essere scadente - nella prospettiva del produttore - per poter essere sostituibile.

In questo passo mi trovi d'accordo solo in parte.
Nei settori ad elevati contenuti tecnologi il prodotto non può essere scadente, e per questo il riciclo della domanda avviene con l'obsolescenza programmata indotta o dalla rapida evoluzione della tecnologia o addirittura con mirati aggiornamenti, che sia un firmware o una artata norma anti inquinamento, volti a rendere scadente ciò che di fatto non lo è.

Nelle manifatture artigianali tradizionali, al contrario, il prodotto deve essere scadente per massimizzare i margini, margini che risentono fortemente della qualità reale del prodotto in ragione direttamente proporzionale all'impiego di maestranze qualificate e processi produttivi ad alevato contenuto artiginale. Il riciclo della domanda si alimenta con i trend e le mode, mentre la bassa qualità reale del prodotto si compensa con la forza e l'appeal del marchio capace di offuscare l'importanza della qualità e far schizzare alle stelle i margini con listini surreali.

L'orologeria effettivamente come scrivi dovrebbe collocarsi in mezzo a questi due estremi, ma sappiamo che proprio nelle mani delle holding del lusso sta sempre più assomigliando al secondo degli estremi testè descritti, ossia al settore di quelle che chiamo pezze griffate, o fuffa brandizzata.
Pesano, sempre di più, moda e marchio, e con essi listini sempre più elevati mentre contestualmente precipita la qualità "artigianale" del manufatto, fatta eccezione per il prodotto industriale di massa che partendo da valori molto bassi del passato negli ultimi anni ha visto aumentare la sua qualità unitamente al progresso dei sistemi produttivi industriali.
« Ultima modifica: Settembre 27, 2015, 15:03:02 pm da ciaca »
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Istaro

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #12 il: Settembre 27, 2015, 15:24:05 pm »
Citazione
Insomma, l'ossessione per l'innovazione purchessia a discapito della qualità, la frenesia modaiola contrabbandata per "progresso", dipendono sì - come è stato ricordato - dall'affermarsi di un ciclo produttivo che punta alla massimizzazione del profitto basata sul consumismo e sulla sostituzione continua del prodotto, che quindi deve essere scadente - nella prospettiva del produttore - per poter essere sostituibile.

In questo passo mi trovi d'accordo solo in parte.
Nei settori ad elevati contenuti tecnologi il prodotto non può essere scadente, e per questo il riciclo della domanda avviene con l'obsolescenza programmata indotta o dalla rapida evoluzione della tecnologia o addirittura con mirati aggiornamenti volti a rendere scadente ciò che di fatto non lo è.

Intendevo la stessa cosa...
Infatti, quando mi riferivo al degrado qualitativo generale, mi riferivo essenzialmente ai beni a basso contenuto tecnologico.


Nelle manifatture artigianali tradizionali, al contrario, il prodotto deve essere scadente per massimizzare i margini, margini che risentono fortemente della qualità reale del prodotto in ragione direttamente proporzionale all'impiego di maestranze qualificate e processi produttivi ad elevato contenuto artigianale.

Qui, a mio avviso, è utile una precisazione.

E' vero che il prodotto "scadente" (per scarsa qualità della materia prima, delle maestranze, dei processi produttivi) consente costi di produzione inferiori e quindi, a parità di prezzo finale, maggiori margini.

Ma è anche vero che nella produzione manifatturiera industriale o semiartigianale (il vero artigianato richiede un discorso parzialmente diverso) i costi di produzione variabili incidono per un percentuale molto ridotta sul prezzo finale al consumo; il resto sono costi fissi, marketing, margini di profitto del produttore, distribuzione, margini del rivenditore...

Per cui sarebbe ben possibile proporre prodotti a contenuto qualitativo più elevato che, pur mantenendo lo stesso margine di profitto, comportino un incremento del prezzo finale tutto sommato contenuto.

Il problema è che i produttori non si accontentano, e vogliono spacciare la qualità semplicemente decente (che fino a pochi anni fa era considerata imprescindibile) come lusso, imponendo ricarichi assurdi.
Senza capire che così si uccide il prodotto...
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ciaca

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #13 il: Settembre 27, 2015, 15:57:22 pm »
È vero che i costi per "sostenere" un marchio sono rilevanti, ma a secondo del settore merceologico, anche quelli di produzione possono esserlo altrettanto, tanto più quanto vuoi fare un prodotto "artigianale" e "di qualità". Questo, in varia misura, è vero per tutti i settori manifatturieri, sicuramente è vero per gli orologi, per la sartoria, per la pelletteria, per le calzature, ecc ecc ecc.
Questo perchè la manodopera altamente specializzata e le materie prime di qualità costano tanto.
Mettere un'etichetta sopra un prodotto dozzinale la dove costa 1/100 tra l'altro è molto più semplice anche in termini di organizzazione, logistica, ecc ecc.
Integrare e verticalizzare la filiera produttiva, specialmente sui distretti ad alevata specializzazione, è una scelta incompatibile con i target di margini e i modelli organizzativi sui quali si muovono le holding del lusso
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guagua72

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Re:Moda, gusti, design, massificazione , costruire un brand e il prodotto?
« Risposta #14 il: Settembre 27, 2015, 20:47:28 pm »
Ho avuto modo di confrontarmi con diversi "imprenditori" nel settore Moda. I budget sono sempre più limitati mi dicono, per giustificarsi, sembra ovvio che non rimane altro da fare che buttarsi a capofitto sul minor costo del prodotto. Mai come quest'anno stanno nascendo diversi brand che producono sneakers. Ecco, l'esempio della sneacker da un po' il senso di tutto. Le stanno producendo in tutti i modi, la gente ne porta quattro o cinque paia, il mondo è grande e soprattutto, possono essere prodotte in Vietnam dai bambini di dodici anni pagati un dollaro alla settimana.....La camera della sartoria, la camera dei buyer? La camera della Moda!!! Organizzazioni e cariche senza senso. Gruppi di imprenditori si stanno però riunendo per riscattare il prodotto, pare che presto avremo un diverso punto di vista