Questa storia del "valore" non troverà mai una risposta univoca perchè come è già stato accennato esistono almeno due valori, un limite inferiore (per chi vende) e un limite superiore (per chi compra) che definiscono un campo di circa il 20/30 % di variabilità e nel quale si inseriscono i commercianti, siano essi bottegai o case d'asta, broker o semplici scommettitori e accumulatori di plastiche e insaccati.
In una situazione ideale, in cui domanda e offerta si incontrano senza alcun tipo di intermediazione, i due valori tendono a sovrapporsi, più o meno a metà strada, venendo meno le commissioni all'intermediario che realizza l'incontro, non essendoci intermediazione.
Nella realtà la suddetta situazione ideale si registra molto poco frequentemente, spesso c'è una qualche forma di intermediazione, che sia il reseller che mette l'orologio in contovendita piuttosto che ritirarlo (anche quello è un modo per mettere l'offerta a disposizione della domanda), la casa d'aste che allarga la potenziale domanda, o anche il semplice "consulente" che prende la stecca sia da chi vende che magari anche da chi compra.
Quanto vale quindi l'orologio in oggetto? Avendo il punitore definito le condizioni al contorno, ossia da commerciante e con regolare scontrino, è evidente che dobbiamo collocarci sull'estremo superiore dell'intervallo suddetto, perchè il compratore ha già messo nel conto di scontare i costi commerciali della suddetta intermediazione. In questo senso diventano più significativi i valori di vendita alle aste incluse commissioni, piuttosto che i valori al netto delle commissioni che sono entrati in tasca a chi ha venduto gli oggetti.