30 anni fa esistevano già i cad cam e i computer, ma non avevano le enormi potenzialità di oggi ne la gamma di lavorazioni possibili con annesse tolleranze. Calabrese usava già negli anni 80 il cad, per sua stessa ammissione, ma i processi produttivi delle parti, la successiva finitura e il relativo montaggio aveva un contenuto di artigianalità che oggi non esiste più. A quel tempo gli orologiai che erano capace di progettare, realizzare e montare un tourbillon funzionante si potevano contare sulle dita di una mano, oggi li producono pure i cinesi. Senza i cad cam non sarebbero mai nati i tourbillon da polso.
La produzione totalmente artigianale, e con essa anche i "limiti" tecnici di quel modo di produrre, era già "morta" negli anni 60.
Dufour ha scelto una strada, dopo aver sperimentato nel campo della pura meccanica, ossia concentrarsi solo su un aspetto di quella che una volta era un'arte e che oggi sempre più si sta perdendo, ossia la finitura artigianale dei movimenti, e di questo si è fatto depositario riportando al centro dell'attenzione, con il suo lavoro e l'attenzione che ha scatenato, un aspetto tra i più rilevanti di quello che è il "pregio" dell'alta orologeria. Se oggi il dibattito sugli angoage dei ponti fatti a macchina è più vivo che mai lo si deve anche e soprattuto a PD, che ci ha fatto vedere cosa si può fare con olio di gomito e cabroni.
Journe ha scelto una strada diversa, più che conservare e custodire i segreti delle antiche arti degli orologiai d'altri tempi ha scelto di approfittare delle enormi possibilità offerte dai moderni sistemi di produzione e di proporre in questo settore qualcosa di diverso, meccanicamente ingegnoso, spesso perfezionando strade già battute ma mai esplorate compiutamente e fino in fondo come ha fatto lui (e pochi altri grandi).
Sono ambiti totalmente diversi da cui confronti che hanno poco senso, sono due grandi orologiai del nostro tempo che hanno contribuito a tenere "vivi" aspetti diversi di questa arte, abilità artiginali ed ingegno.