Il "problema" non è vedere tanti smartwatch ai polsi, il che comunque già di suo da la misura della viralità modaiola del fenomeno, il "problema" è vedere su QUALI polsi li vedi.
Quando sui red carpet cominciano a sfilare gli smartwatch in oro, quando nelle serie tv cominciano a saltar fuori gli smartwatch ai polsi più trendy e cool, che siano action men o importanti ed elegantissimi avvocati di successo in abito Brioni, capisci che la portata del fenomeno è destinata a dilagare anche nel campo del lusso griffato e a cannibalizzare quel settore di orologeria di lusso griffata piuttosto che rimanere confinato nel solo ambito del gadget per bimbominchia.
L'orologeria di lusso rinata come status symbol e oggetto griffato e alla moda, e svuotata dei suoi contenuti di pregio più essenziali, votata ad un pubblico capace di apprezzare solo i primi e a disinteressarsi dei secondi, è una preda troppo facilmente aggredibile, e i primi ad aggredirla saranno proprio coloro che hanno nel brand l'unico asset. Mettere il marchio Tag Heuer su uno smartwatch è questione di un attimo, gli utili e i margini sono anche maggiori, così come le potenziali vendite. Con buona pace del Monaco, di Steve MCQueen e di tutta la poesia annessa.
Requiescat in pace