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Omicidi, seriali e no

mbelt

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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #90 il: Giugno 16, 2016, 22:27:31 pm »
E' proprio vero che scrivere aiuta a ragionare, o meglio , può far vedere le cose diversamente e sotto punti di vista diversi.
Allora questo strano topic, in cui ho accennato, a volte approfondito alcune vicende di delitti su cui esistono piccoli e grandi misteri, potrebbe essere stato scambiato come un diario, in cui scrivo per me stesso. Lo è anche, ma questo è stato utile, perché su una delle vicende che ho raccontato proprio grazie al fatto che l'ho messa per iscritto, improvvisamente una nuova e migliore ipotesi si è affacciata alla mia attenzione. Non è ancora il momento perché ne scriva, però sono molti mesi che ci penso, e più ci penso più ho la sensazione di aver capito improvvisamente qualcosa che mi era sfuggito per molti anni. Ma non solo. Ci sono anche le interazioni con gli altri forumisti. E qui devo ringraziare qualcuno che in mp mi ha fornito alcune informazioni interessanti che hanno arricchito il quadro delle mie conoscenze. Non posso fare il nome del forumista in questione per ragioni di sua riservatezza, ma è qualcosa di importante. Grazie.
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mbelt

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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #91 il: Giugno 21, 2016, 17:02:18 pm »
Questo documentario uscito sul mostro di Firenze è molto interessante. E poi dimostra la correttezza scientifica dell'ipotesi avanzata dai genitori dei francesi uccisi nel 1985: il delitto ora è certo è stato fatto il sabato sera, non la domenica sera. Quindi la testimonianza di Lotti, alla base della condanna dei compagni di merende, cade, e con essa tutto il processo...Ed infatti hanno riaperto le indagini. Se avete tempo guardatelo:
https://youtu.be/-_q9A2nqphc

Dalle molte testimonianze raccolte da chi  indagò all'epoca emerge un quadro molto inquietante su questi omicidi e sule indagini (se poi ce ne fosse ancora bisogno...)

Suggerisco anche la visione di questo video: qui è l'avvocato Bevacqua, difensore di Pacciani, che racconta un episodio io credo molto significativo che ho anche io raccontato molte pagine fa. L'avvocato Filastò è il sostenitore di una pista investigativa che io in passato avevo scartato con troppa sufficienza, perché a rifletterci oggi la sua ipotesi sembrerebbe persino la più verosimile e razionale, cioè avrebbe il merito di far quadrare tutti i conti che non tornano con le altre ipotesi.
https://www.youtube.com/watch?v=YE-tuzMYSxE#t=81.1398571

Ma ancora molto più interessante è questo terzo video:
https://www.youtube.com/watch?v=KdDW-MZIfdY#t=699.4347467
Non vi fate scoraggiare dall'omicidio che vedete all'inizio ripreso da chissà quale Bmovie. Il fatto è che c'è un lungo audio al processo contro Mario Vanni in cui il suo avvocato Filastò parla di alcune di quelle cose che non tornano. Ma ancora più interessante : c'è la testimonianza diretta del barista che vide Pia Rontini e Stefanacci seguiti in maniera inequivocabile da una persona alta ed elegante, con un comportamento strano, poche ore prima dell'omicidio. E vi è pura una altra impressionante testimonianza di una coppietta che probabilmente scampò per poco il duplice omicidio....

Vi sembrerà strano ma questa è una delle poche vicende che pure a distanza di tanti anni mi mette ancora i brividi...

In ultimo: questa lunga intervista a Nino Filastò, avvocato sveglio di Mario Vanni , descrive nel dettaglio cosa pensa della vicenda e perché lo pensa. Ed è in larghissime parte convincente. Anche quando sul finire dice che il mostro, dopo il 1985, ha continuato ad uccidere (almeno 7 persone, che sapevano di lui, o che avevano visto troppo).
https://www.youtube.com/watch?v=-3tCRJi5peU
« Ultima modifica: Giugno 21, 2016, 23:00:44 pm da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #92 il: Giugno 22, 2016, 21:02:32 pm »
Sulla vicenda che maniaco omicida di Firenze nei mesi scorsi mi è cominciato a venire un dubbio fondamentale, e questo dubbio non se ne va dalla mia testa.
Perché nel 1968 il bimbo sul sedile posteriore non viene ucciso? Aveva sei anni, poteva , avrebbe potuto dire qualcosa. Non solo ma è certo che fu portato dopo il delitto in braccio in una casa colonica distante un paio di km. In questa casa colonica vi è un pastore sardo, chiamato Vargiu. Bisogno tenere a mente questa figura, perché poi nel 1993 quando Francesco Vinci viene ritrovato in cima a MonteCalvo in provincia di Bologno cadavere ucciso a colpi di calibro 22 dentro il baule di una Volvo a cui poi era stato dato fuoco, accanto al suo cadavere vi era quello di un'altra persona. Indovinate chi era l'altra persona? Era proprio lui Vargiu che era il suo pastore di fiducia, curiosa coincidenza proprio quello che ricevette il bambino quella sera. Quella sera a sparare certamente c'era il padre del bambino , Stefano Mele. È possibile ipotizzare che ci fossero anche i fratelli Vinci , Francesco e Salvatore, che erano amanti nemmeno clandestini della donna uccisa. Forse il bimbo è stato portato da Franceso a casa del suo pastore.
Ma esiste anche un'altra possibilità. Cioè esiste la possibilità che quel bambino sia stato risparmiato perché considerato da un assassino non suo parente, assumendo quindi l'innocenza di Stefano Mele, in questa ipotesi, come una vittima innocente di una madre con tanti amanti e che si porta il figlio a fare sesso clandestino con uno dei tanti suoi amanti.  In effetti nel profilo che fu fatto negli USA su questo maniaco si diceva che alcuni particolari dei delitti lasciavano intendere che lui volesse punire l'atto sessuale. Il suo arrivo lo interrompeva, anzi interveniva di solito prima che iniziasse. Non toccava la pelle della donna se non con la lama. Allora forse si potrebbe anche ipotizzare che l'assassino del 68 non sia un parente del bimbo, e il bimbo sia stato lasciato in vita per ragioni inerenti alla psicologia del maniaco. Rimane però il problema che forse uno sconosciuto non lo avrebbe preso in braccio e portato in una casa colonica a due km di distanza. Quindi logico ritenere ancora come più probabile che ad uccidere quelle sera fu suo padre in compagnia degli amanti della madre, o meglio di un paio di loro. E allora poi si pone il problema di come  da un delitto fatto per gelosia, con un colpevole in carcere,  reoconfesso, possa poi l'arma usata è mai ritrovata arivare ad essere usata dal maniaco.  Il mio dubbio è: ma se il delitto del 68 non avesse nulla a che vedere con i successivi, e l'arma usata non fosse la stessa? Fu una perizia balistica nel 1982 a dire che l'arma usata nel 68 e le munizioni sono le stesse usate nei delitti del maniaco dal 1974 in poi. Ma tutta una serie di elementi portano a ipotizzare che l'assassino era vicino alle indagini, aveva accesso ad informazioni sulle indagini. Allora a me piacerebbe chiedere a chi oggi sta indagando se è possibile accertare dove fossero custoditi i bossoli del delitto risolto del 1968. Perché è anomalo che nel 1982 questi proiettili fossero ancora custoditi dalle forze dell'ordine o di giustizia. Il processo era chiuso con sentenza definitiva da tanti anni. Possibile che il maniaco abbia messo tra i referti del delitto del 68 i bossoli esplosi dalla sua calibro 22? E poi quindi a fini di depistaggio abbia mandato quel pezzo di giornali ad un anonimo ad un maresciallo dei carabinieri nel 1982 suggerendo il collegamento che nessuno aveva fatto e nessuno poteva fare fra il delitto del 68 e i successivi?  In questo senso si spiegherebbe in solo colpo tutto. Il delitto del 68 non c'entra niente e nell"ottantadue il maniaco scrive la lettera anonima al maresciallo dei carabinieri per depistare l'indagine, e ci riesce. Altrimenti riesce difficile spiegare del perché l'assassino suggerisca ai carabinieri una ipotesi che poteva scoprirlo. Perché che il maresciallo avesse ricevuto un pezzo di giornale anonimo è certo, ci sono testimoni che lo hanno visto. Poi lo hanno fatto sparire.
Questo dubbio non va via dalla mia testa. Poi magari si scopre che i reperti di vecchi casi vengono conservati anche 14 anni dopo in un luogo blindatissimo ed inaccessibile. Ma chissà perché io non ne sono convinto. E per me l'ipotesi che abbi inquinato le prove ci sta tutta. Quantomeno di dovrebbe verificare se era una ipotesi verosimile o meno. E quel punto si potrebbe per la prima volta davvero ripartire alla ricerca del maniaco senza passare necessariamente dal clan dei sardi e dei loro tanti misteri.
Pochi mesi dopo l'omicidio di Francesco Vinci e del suo Pastore Vargiu, ecco che una delle sue amanti e il suo giovanissimo figlio fanno la stessa fine. Trovati anche loro uccisi nel baule di una altra macchina a cui viene dato fuoco. Un psicologo che aveva in cura Francesco Vinci dirà che lui gli aveva confidato di sapere chi era il mostro di Firenze. Vargiu idem, forse lo aveva addirittura visto portare a il bambino a a casa sua quella sera. La donna è il figlio fanno la stessa fine perché a loro Vinci aveva detto chi era il mostro. Negli anni 90 furono uccisi sempre con le stesse modalità anche altri guardoni di quegli anni attivi sulle colline dei delitti attorno a Firenze. Forse è sempre la stessa mano che ha pensato di cancellare ogni traccia.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #93 il: Giugno 23, 2016, 09:42:12 am »
Sono due giorni che mi sto scervellando.

Sicuramente non sono temi ed argomenti dei quali mi interesso, complice il fatto che, anche ai tempi del più recente fatto citato (la Uno bianca) non ero ancora nato.
Sono però geneticamente attratto da ciò che ha risvolti incogniti, aspetti sottaciuti, sono curioso ed appassionato dal sapere la verità.

Purtroppo, dicevo, non sono questi fatti che conosco se non sommariamente.
Gli unici collegamenti che riesco a rilevare sono quelli già accennati da Marco ed esplicitati da Angelo fra la strage di Bagnara e quella della Uno bianca, con Mancini ed il SISMI coinvolti ed in quelli abbastanza evidenti nel caso della Orlandi, nel quale i depistaggi ed i legami fra servizi, Magliana e IOR sembrano essere la chiave di lettura.

Davvero però non riesco a collegare Pacciani (o chi sembra lo finanziasse coi compagni di merende) con Zodiac se non per le modalità e le vittime, nè so nulla che li metta in relazione con Unabomber. Nulla so, in assoluto, degli altri due casi americani.
Bisogna avere una conoscenza molto approfondita di casi molto complessi, e delle indagini ad essi relative. E allora alcuni legami sinistri emergono. Sull'episodio di Bagnara se un solo quotidiano pubblicasse la notizia che furono chiuse le indagini in due giorni, scoppierebbe uno scandalo, e giustamente. Perché quella vicenda è avvolta dal mistero e nasconde qualcosa di serio, di molto serio.


Antonella Beccaria :

E’ il 16 novembre 1988. Alle 12.20 si sentono colpi di arma da fuoco provenire dalla caserma dei Carabinieri. Alcuni di questi colpi escono dalla finestra dell’ufficio del comandante e colpiscono l’auto del postino. La scena che si presenta ai soccorritori è del comandante della stazione e altri quattro carabinieri uccisi. Sono stati sparati tutti i colpi delle pistole di ordinanza e di tre M12, per un totale di 111 colpi esplosi. Si parla di “raptus” e “dramma della follia”. Per una questione di corna, uno dei carabinieri avrebbe ucciso quattro colleghi, per poi suicidarsi. Tre giorni dopo, il 19 novembre, si insedia il nuovo comandante e il nuovo personale. Le pareti delle stanze sono state ridipinte e l’inchiesta è chiusa.
Cosa accomuna la strage di Bagnara di Romagna con la banda dei fratelli Savi? Nulla, se non la mancanza di motivazioni. I Savi diranno al processo che il loro scopo era quello di portare via denaro. Ma non si spiega perché molti colpi non vadano a segno. In sette anni portano via solo due miliardi, una cifra irrisoria per chi agisce per denaro, inoltre uccidono con freddezza e senza motivo, usando armi regolarmente in loro possesso, di cui raccoglievano i bossoli sparati.
Uccidono anche, sparando una quantità enorme di colpi, cinque carabinieri in due episodi distinti. Una terza pattuglia riesce a fuggire e i tre sopravvissuti raccontano come una Uno bianca si sia affiancata alla loro auto in marcia sulla statale Adriatica e abbiano iniziato a sparare senza alcun motivo. Li salva la prontezza del carabiniere che è alla guida della pattuglia.
Ma ci saranno anche depistaggi, i più sconvolgenti saranno quelli commessi da un brigadiere dei carabinieri, in servizio al Nucleo Operativo dei Carabinieri di Bologna. La stessa città in cui erano in servizio quattro dei cinque poliziotti della banda. Si è parlato di incompetenza nel condurre le indagini, lotte tra la Procura bolognese e quella di Rimini. Tutto ha contribuito ad aiutare degli assassini a colpire per sette anni.
Leggendo questo libro e seguendo la ricostruzione storica e giudiziaria apprendiamo che i colpevoli di quei sette anni di terrore sono tutti stati condannati. Ma chi ha iniziato, alla vigilia del processo bolognese del 1996, quando gli imputati erano tutti in carcere, a minacciare sistematicamente tutti i testimoni, nonostante le precauzioni assunte dalla Procura per mantenere il loro anonimato?

Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #94 il: Giugno 23, 2016, 09:52:33 am »
Un dettaglio ulteriore ma molto significativo sulla dinamica dei duplici omicidi. Un elemento che colpi chi esaminò i corpi e le scene del delitto fu che risultava evidente che il maniaco non toccava con i guanti i corpi. O meglio trascinava il corpo di lei fuori dalla macchina, per i polsi. Ma evitava il più possibile ogni contatto diretto. Usava sempre i guanti, mai una impronta fu trovata, mai. Questo tratto, il fatto per esempio che non slacciasse la cintura delle donne ma la tagliasse con la lama, e altre cose di questo tipo sono stati elementi importanti nel tracciare il profilo psicologico del maniaco. Profilo non difficile da tracciare soprattutto per gli esperti americani che lo scrissero con molta precisione, peccato che non sia stato usato nelle indagini, uno dei più grossi errori di tutta la vicenda investigativa. Fu possibile spiegare di che tipo di patologia soffrisse il maniaco, e anche della sua evoluzione nel tempo, confermata dalle scene del crimine.

Criminal minds...
Quando ci sono di messo situazioni così , senza legami apparenti fra vittime e assassini, disporre di un quadro o profilo psicologico ( e non solo) dell'assassino è fondamentale per la sua ricèrca. Gli italiani non avevano esperienza e chiesero al massimo livello negli USA. E lavorarono molto bene, considerando il caso semplice in sè, perché fortemente connotato. Quel lavoro è finito poi in anni successivi nelle mani di criminologhe italiani riscuotendo un unanime apprezzamento. Ancora di più è imperdonabile che non si sia usato per escludere che Pacciani fosse colpevole. Bastava solo questo, ed invece faceva comodo non tenerne conto.
Il rebus era facile da risolvere:  tra i sardi chi era che aveva questi tratti? Una volta trovato, le probabilità che non fosse l'assassino sarebbero state ridottissime.



Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #95 il: Giugno 23, 2016, 10:53:10 am »
Ora vorrei avanzate una mia ipotesi su tutta la vicenda mostro di Firenze. Non è l'ipotesi che ritengo più probabile ma non la posso escludere . Nino Filastò, uno degli avvocati della difesa, come già ho spiegato ha ipotizzato che le vittime fossero avvicinate da una persona in divisa. Come ho già spiegato non esistono molte tracce di questa possibilità, ma qualcuna si. C'è una testimonianza abbastanza inquietante che riguarda il delitto dell'82. C'è il problema della patente del guidatore che è sempre fuori dal portafoglio di lui, in genere sul pavimento dell'auto. Ma il caso Zodiac ci dice che questo può avere una spiegazione anche se la persona non si presenza come un componente delle forze dell'ordine, perché soprattutto per i primi delitti se una coppia si accorge che si sta avvicinando qualcuno con una torcia nel buio può pensare ad un controllo di forze di polizia, come accadde in uno dei duplici omicidi nel caso Zodiac. Ma supponiamo per un istante che l'avvocato Filastò abbia ragione, e cioè che l'assassino sia un componente delle forze dell'ordine. Devo riconoscere che questo potrebbe spiegare uno dei più grandi misteri di tutto questo vicenda: il rapporto tra il delitto del 1968 e la serie dei delitti del maniaco, accomunati dalla stessa arma. Ho spiegato che ci fu un anonimo che fece questo collegamento su un ritaglio di giornale arrivato ad un maresciallo dei carabinieri e fatto sparire per ragioni di carriera (sic). Nel 1982 solo l'assassino o qualcuno che sapeva e che era vicino al maniaco poteva fare quel collegamento tra una serie di omicidi di un maniaco è un lontano caso hiuso e risolto con condannato reo confesso in carcere, e tutta una serie di altri dettagli che ho già spiegato. Furono i bossoli fortunosamente ritrovati a dire che l'arma era la stessa. Ma perché il maniaco ha voluto fornire una pista così preziosa agli inquirenti? Era una persona vicina che lo voleva fare scoprire? Se invece il mostro fosse un appartenente alla forze dell'ordine, se avesse avuto accesso al magazzino che custodisce i reperti dei delitti passati, se le avesse messi lui quesi bossoli della calibro 22 al posto di quelli della pistola usata da Stefano Mele nel 1968? A quel punto il messaggio anonimo avrebbe irrimediabilmente deviato le indagini, e tutto tornerebbe. Spiegherebbe anche come il maniaco fosse così informato ed abile a trovare i nomi dei testimoni, i numeri di telefono di Silvia della Monica, la sua casa, e altre cose . Ripeto, questa ipotesi ha deboli riscontri ma non significa che sia falsa per questo. Spero che qualcuno prima dell'avvocato Filastò l'abbia almeno presa in considerazione per scartarla....Temo che non lo sapremo mai.
Ma torniamo un attimo sul l'anonimo del 1982. Supponiamo ora che sia stato il mostro a mandarla, senza che egli sia un appartenente alle forze dell'ordine. E quindi che quella lettera non sia un depistaggio, ma invece un aiuto agli inquirenti. Perché il mostro avrebbe dovuto aiutarli? Beh, una spiegazione potrebbe esserci. Come ho detto l'arma usata dal maniaco era poco idonea per calibro, cartucce, e altre cose che ho spiegato in post precedenti. Io ho supposto che l'assassino usi questa arma e quei proiettili perché fanno parte di un rito, prima poi di diventare la sua firma.  Io ipotizzo che il primo delitto del maniaco , quello del 1974, veda l'uso di questa arma da parte di una persona che comosce la circostanza che ha già ucciso nel 1968. Anzi usa questa arma perché sa che è legata al precedente delitto. In questa ipotesi non sareb strano che il maniaco scriva questo fatto ad maresciallo dei carabinieri, perché certamente corre il rischio di essere scoperto e aiuta le indagini, ma fa sapere che quella arma per lui ha un valore particolare....questa potrebbe essere la spiegazione alternativa rispetto a quella che ho fatto sopra.
Certo è tutto un bel rompicapo.


Se e’ vero che la pistola dell’omicidio del 68 e’ la stessa io non avrei dubbi nel dire che l’assassino e ‘ tra coloro che condussero ricerche sull’arma gettata come disse il marito dell'ape regina nel canale o fiumiciattolo non ricordo.Comunque quelle armi sono modificabili a piacimento faccio un esempio ,uno potrebbe avere anche tre beretta 22 denunciate regolarmente ma all’occorenza montare solo il percussore e la canna di quella che sparo nel 68 ...insomma credo che  mostro di firenze fosse una sola persona non necessariamente intelligente oppure chirurgo,piuttosto  uno che non facesse parte dello stato..

Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #96 il: Giugno 23, 2016, 12:11:43 pm »
devo tornare a rinfrescare la memoria ma MFA fu accusato e poi screditato come millantatore ...
forse il fatto di aver "romanzato" troppo la sua testimonianza usando per il suo scopo informazioni facilmente disponibili al pubblico (articoli, scritti, internet, ...) ne ha minato la credibilità ...
Attenzione, la faccenda è più complicata di così. Perché MFA ha fatto ritrovare il flauto che al 99 per cento era di Emanuela, e questo neppure la famiglia Orlandi hanno potuto negarlo. Come faceva a conoscere la marca, il modello, la custodia, e persino i punti di usura della custodia. Poi attenzione anche al fatto che lui è certamente coinvolto nella uccisione di un adolescente in circostanze che definire misteriose è dir poco. E si è recentemente venuto a sapere che è coinvolto con ogni probabilità in una altra scomparsa di un minorenne. Decisamente non è un mitomane, ma molto molto peggio. Sa tante cose....e il fatto che volutamente abbia messo nei racconti fatti inverosimile deve indurre in molta cautela chi esamina le sue dichiarazioni, perché di certo lui sapeva della non verosimiglianza, e allora bisogna chiedersi: se il suo scopo fosse stato quello di essere creduto, perché dire cose inverosimili? Personaggio molto complicato, sfuggente, penso pericoloso.

sicuramente tu che lo hai conosciuto ti sara fatto un'opinione  più certa della mia, recentemente l'ho visto a Chi l'ha visto e ha fatto una figura da coglione, inoltre ha contribuito ad aprire molti dubbi sulle porcherie che certamente ha commesso....
vuole essere scoperto....?  sta sfidando tutti...'
ripeto, a me è sembrato un cretino....

Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #97 il: Giugno 23, 2016, 12:17:40 pm »
Cambiamo argomento. Ci sono anche omicidi che sembrano seriali ma....non lo sono!
Quella che vado a raccontare è una vicenda semplice, mai apparsa sulla stampa itlaliana, ma ha creato molto molto allarme nell'Europa continentale. Non mi ricordo in che anno è iniziato tutto, forse a metà degli anni 2000. In una cittadina nel sud della Germania due agenti sono seduti in macchina. Da dietro arriva qualcuno che spara con grande professionalità e li uccide entrambi. Sembra un caso di esecuzione della malavita, si fanno indagini ma non si approda a nulla. Arriva però il dna dell'assassino: è una donna. Da quel momento ci sarà una scia di omicidi tutti diversi, tutti misteriosi, tutti accumunati dallo stesso dna femminile. Per esempio non mi ricordo dove una donna viene trovata strangolata in casa, senza movente apparente, e sempre quel dna risulta. Poi ci sono rapine, poi ci sono vari altri delitti....e non solo in Germania. Anche in Francia in una zona al confine, e anche in Svizzera. Questa donna misteriosa pare che sia un genio della criminalità si cimenta in poco tempo in tantissimi delitti di varia natura, con armi diverse, di diversa gravità, con motivazioni diverse, tutto in un arco geografico di una certa estensione. In questi tre paesi scoppia una gigantesca caccia alla donna misteriosa....viene costituito un pool che le da' la caccia, transnazionale, ma la donna imprendibile continua a colpire. Ma che strana storia è questa? È una storia che finisce dopo molti e molti mesi di inutile caccia quando si scopre un fatto sconcertante e rivelatore. Il dna di questa donna risulta aver contaminato i bastoncini che servono per il prelievo del dna. Infatti viene riscontrato su tutti o molti bastoncini prodotti da un unico fornitore nel sud della Germania, che fornisce anche la Francia e pure la Svizzera. Infatti questo dna risulterà appartenere ad una donna che lavora in quest azienda. A quel punt è tutto chiaro: non esiste questa serial killer, tutti questi crimini non sono legati da nulla. Semplicemente i bastoncini per i prelievi erano contaminati. Come è potuto succedere? Perché il bando di gara con cui si è aggiudicato la fornitura prevedeva la sterilità dei bastoncini ma non l'assenza di contaminazione del dna: pazzesco considerato che a quello servivano! Ovviamente il problema è stato risolto.
http://earmi.it/varie/dna.htm
consiglio a tutti come lettura le pubblicazioni sotto la voce scienze forensi del sito del Giudice Mori ...

eppure il p.m. Letizia Ruggeri (caso Yara/Bossetti) ci ha costruito sopra la sua carriera....... :( >:(

mbelt

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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #98 il: Giugno 23, 2016, 12:19:54 pm »
devo tornare a rinfrescare la memoria ma MFA fu accusato e poi screditato come millantatore ...
forse il fatto di aver "romanzato" troppo la sua testimonianza usando per il suo scopo informazioni facilmente disponibili al pubblico (articoli, scritti, internet, ...) ne ha minato la credibilità ...
Attenzione, la faccenda è più complicata di così. Perché MFA ha fatto ritrovare il flauto che al 99 per cento era di Emanuela, e questo neppure la famiglia Orlandi hanno potuto negarlo. Come faceva a conoscere la marca, il modello, la custodia, e persino i punti di usura della custodia. Poi attenzione anche al fatto che lui è certamente coinvolto nella uccisione di un adolescente in circostanze che definire misteriose è dir poco. E si è recentemente venuto a sapere che è coinvolto con ogni probabilità in una altra scomparsa di un minorenne. Decisamente non è un mitomane, ma molto molto peggio. Sa tante cose....e il fatto che volutamente abbia messo nei racconti fatti inverosimile deve indurre in molta cautela chi esamina le sue dichiarazioni, perché di certo lui sapeva della non verosimiglianza, e allora bisogna chiedersi: se il suo scopo fosse stato quello di essere creduto, perché dire cose inverosimili? Personaggio molto complicato, sfuggente, penso pericoloso.

sicuramente tu che lo hai conosciuto ti sara fatto un'opinione  più certa della mia, recentemente l'ho visto a Chi l'ha visto e ha fatto una figura da coglione, inoltre ha contribuito ad aprire molti dubbi sulle porcherie che certamente ha commesso....
vuole essere scoperto....?  sta sfidando tutti...'
ripeto, a me è sembrato un cretino....
È tutto tranne che cretino. È pazzo, e io penso che queste sue mezze confessione, mezze perche intramezzate con tante bugie, facciano parte di una sua ritualità. Questa persona sa di aver avuto un ruolo in vicende importanti, non vuole morire senza che si sappia. Ma neppure vuole finire dentro o ammazzato, questa è l'idea che mi sono fatto io. Bisognava prendere le sue dichiarazioni e sezionarle e verificare ogni fatto. Questa era l'unica possibilità per capire cosa salvare...hanno preferito insabbiare tutto definitivamente, temo. Ma tanta gente sa, ed è ancora viva. Pietro Orlandi non si arrende prima o poi qualcosa si saprà.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #99 il: Giugno 23, 2016, 12:25:41 pm »
Ora vorrei avanzate una mia ipotesi su tutta la vicenda mostro di Firenze. Non è l'ipotesi che ritengo più probabile ma non la posso escludere . Nino Filastò, uno degli avvocati della difesa, come già ho spiegato ha ipotizzato che le vittime fossero avvicinate da una persona in divisa. Come ho già spiegato non esistono molte tracce di questa possibilità, ma qualcuna si. C'è una testimonianza abbastanza inquietante che riguarda il delitto dell'82. C'è il problema della patente del guidatore che è sempre fuori dal portafoglio di lui, in genere sul pavimento dell'auto. Ma il caso Zodiac ci dice che questo può avere una spiegazione anche se la persona non si presenza come un componente delle forze dell'ordine, perché soprattutto per i primi delitti se una coppia si accorge che si sta avvicinando qualcuno con una torcia nel buio può pensare ad un controllo di forze di polizia, come accadde in uno dei duplici omicidi nel caso Zodiac. Ma supponiamo per un istante che l'avvocato Filastò abbia ragione, e cioè che l'assassino sia un componente delle forze dell'ordine. Devo riconoscere che questo potrebbe spiegare uno dei più grandi misteri di tutto questo vicenda: il rapporto tra il delitto del 1968 e la serie dei delitti del maniaco, accomunati dalla stessa arma. Ho spiegato che ci fu un anonimo che fece questo collegamento su un ritaglio di giornale arrivato ad un maresciallo dei carabinieri e fatto sparire per ragioni di carriera (sic). Nel 1982 solo l'assassino o qualcuno che sapeva e che era vicino al maniaco poteva fare quel collegamento tra una serie di omicidi di un maniaco è un lontano caso hiuso e risolto con condannato reo confesso in carcere, e tutta una serie di altri dettagli che ho già spiegato. Furono i bossoli fortunosamente ritrovati a dire che l'arma era la stessa. Ma perché il maniaco ha voluto fornire una pista così preziosa agli inquirenti? Era una persona vicina che lo voleva fare scoprire? Se invece il mostro fosse un appartenente alla forze dell'ordine, se avesse avuto accesso al magazzino che custodisce i reperti dei delitti passati, se le avesse messi lui quesi bossoli della calibro 22 al posto di quelli della pistola usata da Stefano Mele nel 1968? A quel punto il messaggio anonimo avrebbe irrimediabilmente deviato le indagini, e tutto tornerebbe. Spiegherebbe anche come il maniaco fosse così informato ed abile a trovare i nomi dei testimoni, i numeri di telefono di Silvia della Monica, la sua casa, e altre cose . Ripeto, questa ipotesi ha deboli riscontri ma non significa che sia falsa per questo. Spero che qualcuno prima dell'avvocato Filastò l'abbia almeno presa in considerazione per scartarla....Temo che non lo sapremo mai.
Ma torniamo un attimo sul l'anonimo del 1982. Supponiamo ora che sia stato il mostro a mandarla, senza che egli sia un appartenente alle forze dell'ordine. E quindi che quella lettera non sia un depistaggio, ma invece un aiuto agli inquirenti. Perché il mostro avrebbe dovuto aiutarli? Beh, una spiegazione potrebbe esserci. Come ho detto l'arma usata dal maniaco era poco idonea per calibro, cartucce, e altre cose che ho spiegato in post precedenti. Io ho supposto che l'assassino usi questa arma e quei proiettili perché fanno parte di un rito, prima poi di diventare la sua firma.  Io ipotizzo che il primo delitto del maniaco , quello del 1974, veda l'uso di questa arma da parte di una persona che comosce la circostanza che ha già ucciso nel 1968. Anzi usa questa arma perché sa che è legata al precedente delitto. In questa ipotesi non sareb strano che il maniaco scriva questo fatto ad maresciallo dei carabinieri, perché certamente corre il rischio di essere scoperto e aiuta le indagini, ma fa sapere che quella arma per lui ha un valore particolare....questa potrebbe essere la spiegazione alternativa rispetto a quella che ho fatto sopra.
Certo è tutto un bel rompicapo.
In effètti è così. Se l'arma fosse la stessa del 68, il mostro è uno dei sardi, di quelli che parteciparono al primo delitto. E io una mia idea ce l'ho e non coincide con quella di Spezi. Ma se invece fosse possibile ipotizzare un inquinamento delle prove, allora tutto cambierebbe. Il primo delitto sarebbe dei sardi, ma gli altri sarebbero di un maniaco non necessariamente tra loro. Una persona che aveva accesso, diretto o indiretto, alle indagini. E allora tutto sarebbe diverso.


Se e’ vero che la pistola dell’omicidio del 68 e’ la stessa io non avrei dubbi nel dire che l’assassino e ‘ tra coloro che condussero ricerche sull’arma gettata come disse il marito dell'ape regina nel canale o fiumiciattolo non ricordo.Comunque quelle armi sono modificabili a piacimento faccio un esempio ,uno potrebbe avere anche tre beretta 22 denunciate regolarmente ma all’occorenza montare solo il percussore e la canna di quella che sparo nel 68 ...insomma credo che  mostro di firenze fosse una sola persona non necessariamente intelligente oppure chirurgo,piuttosto  uno che non facesse parte dello stato..
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #100 il: Giugno 23, 2016, 12:26:15 pm »
Ora vorrei avanzate una mia ipotesi su tutta la vicenda mostro di Firenze. Non è l'ipotesi che ritengo più probabile ma non la posso escludere . Nino Filastò, uno degli avvocati della difesa, come già ho spiegato ha ipotizzato che le vittime fossero avvicinate da una persona in divisa. Come ho già spiegato non esistono molte tracce di questa possibilità, ma qualcuna si. C'è una testimonianza abbastanza inquietante che riguarda il delitto dell'82. C'è il problema della patente del guidatore che è sempre fuori dal portafoglio di lui, in genere sul pavimento dell'auto. Ma il caso Zodiac ci dice che questo può avere una spiegazione anche se la persona non si presenza come un componente delle forze dell'ordine, perché soprattutto per i primi delitti se una coppia si accorge che si sta avvicinando qualcuno con una torcia nel buio può pensare ad un controllo di forze di polizia, come accadde in uno dei duplici omicidi nel caso Zodiac. Ma supponiamo per un istante che l'avvocato Filastò abbia ragione, e cioè che l'assassino sia un componente delle forze dell'ordine. Devo riconoscere che questo potrebbe spiegare uno dei più grandi misteri di tutto questo vicenda: il rapporto tra il delitto del 1968 e la serie dei delitti del maniaco, accomunati dalla stessa arma. Ho spiegato che ci fu un anonimo che fece questo collegamento su un ritaglio di giornale arrivato ad un maresciallo dei carabinieri e fatto sparire per ragioni di carriera (sic). Nel 1982 solo l'assassino o qualcuno che sapeva e che era vicino al maniaco poteva fare quel collegamento tra una serie di omicidi di un maniaco è un lontano caso hiuso e risolto con condannato reo confesso in carcere, e tutta una serie di altri dettagli che ho già spiegato. Furono i bossoli fortunosamente ritrovati a dire che l'arma era la stessa. Ma perché il maniaco ha voluto fornire una pista così preziosa agli inquirenti? Era una persona vicina che lo voleva fare scoprire? Se invece il mostro fosse un appartenente alla forze dell'ordine, se avesse avuto accesso al magazzino che custodisce i reperti dei delitti passati, se le avesse messi lui quesi bossoli della calibro 22 al posto di quelli della pistola usata da Stefano Mele nel 1968? A quel punto il messaggio anonimo avrebbe irrimediabilmente deviato le indagini, e tutto tornerebbe. Spiegherebbe anche come il maniaco fosse così informato ed abile a trovare i nomi dei testimoni, i numeri di telefono di Silvia della Monica, la sua casa, e altre cose . Ripeto, questa ipotesi ha deboli riscontri ma non significa che sia falsa per questo. Spero che qualcuno prima dell'avvocato Filastò l'abbia almeno presa in considerazione per scartarla....Temo che non lo sapremo mai.
Ma torniamo un attimo sul l'anonimo del 1982. Supponiamo ora che sia stato il mostro a mandarla, senza che egli sia un appartenente alle forze dell'ordine. E quindi che quella lettera non sia un depistaggio, ma invece un aiuto agli inquirenti. Perché il mostro avrebbe dovuto aiutarli? Beh, una spiegazione potrebbe esserci. Come ho detto l'arma usata dal maniaco era poco idonea per calibro, cartucce, e altre cose che ho spiegato in post precedenti. Io ho supposto che l'assassino usi questa arma e quei proiettili perché fanno parte di un rito, prima poi di diventare la sua firma.  Io ipotizzo che il primo delitto del maniaco , quello del 1974, veda l'uso di questa arma da parte di una persona che comosce la circostanza che ha già ucciso nel 1968. Anzi usa questa arma perché sa che è legata al precedente delitto. In questa ipotesi non sareb strano che il maniaco scriva questo fatto ad maresciallo dei carabinieri, perché certamente corre il rischio di essere scoperto e aiuta le indagini, ma fa sapere che quella arma per lui ha un valore particolare....questa potrebbe essere la spiegazione alternativa rispetto a quella che ho fatto sopra.
Certo è tutto un bel rompicapo.


Se e’ vero che la pistola dell’omicidio del 68 e’ la stessa io non avrei dubbi nel dire che l’assassino e ‘ tra coloro che condussero ricerche sull’arma gettata come disse il marito dell'ape regina nel canale o fiumiciattolo non ricordo.Comunque quelle armi sono modificabili a piacimento faccio un esempio ,uno potrebbe avere anche tre beretta 22 denunciate regolarmente ma all’occorenza montare solo il percussore e la canna di quella che sparo nel 68 ...insomma credo che  mostro di firenze fosse una sola persona non necessariamente intelligente oppure chirurgo,piuttosto  uno che non facesse parte dello stato..
In effètti è così. Se l'arma fosse la stessa del 68, il mostro è uno dei sardi, di quelli che parteciparono al primo delitto. E io una mia idea ce l'ho e non coincide con quella di Spezi. Ma se invece fosse possibile ipotizzare un inquinamento delle prove, allora tutto cambierebbe. Il primo delitto sarebbe dei sardi, ma gli altri sarebbero di un maniaco non necessariamente tra loro. Una persona che aveva accesso, diretto o indiretto, alle indagini. E allora tutto sarebbe diverso.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #101 il: Giugno 24, 2016, 21:55:51 pm »
Rispetto  a due anni fa, quando feci una analoga ricerca, su internet è un fiorire di documenti, documentari, interviste, sul mostro di Firenze. Sicuramente ciò è dovuto al fatto che ormai tantissimi sono convinti che la verità giudiziaria non regge, anzi è insensata, e che è stata scovata per la carriera di qualcuno di potente. E le persone trovano il coraggio di dirlo. E così con la riapertura dell'inchiesta, ne parlano in tanti di coloro che hanno indagato all'epoca. Ed emergono i dubbi ma anche i fatti. Naturalmente sono alla ribalta tutti i giornalisti che ne hanno scritto. E allora un video di Mario Spezi mi ha ricordato una cosa che io avevo dimenticato, tale è la complessità della vicenda. Spezi afferma senza alcun dubbio di avere copia di una denuncia di furto che nel 1974 , tre mesi prima del primo dei delitti della fase maniacale firmati dalla calibro 22, Salvatore Vinci , fratello strano del più famoso Francesco, fece alla polizia. Salvatore Vinci in questa denuncia si limita a sostenere con certezza che qualcuno è entrato in casa sua, anzi fa il nome il cognome di chi sarebbe entrato, senza riuscire a specificare esattamente cosa è stato rubato. Certo, non fosse un pastore quasi analfabeta, e che certo non aveva problemi assicurativi da risolvere con denunce, non fosse una persona che mai aveva vissuto nella legalità e ai confini della civilità, si potrebbe dire che non è nulla di strano. Ma una persona così va a fare questa denuncia con nome e cognome del ladro, senza specificare l'oggetto del furto...insolitg, curiosa coincidenza che sia avvenuta tre mesi prima del primo delitto sicuramente maniacale. Perché accade? Perché, secondo Spezi, Salvatore Vinci sa che gli è stata rubata la beretta calibro 22 che aveva colpito nel 68, e temeva che di quell'arma potesse essere fatto un uso grave da parte del ladro che lui conosce benissimo e del quale certamente non si fida, sicché non potendo denunciare alla polizia il furto di un arma che aveva già ucciso, fa questa denuncia generica onde evitare che in futuro gli vengano attribuiti delitti compiuti con la stessa arma del 68. Certo questa denuncia se veramente esiste, e non ho motivo di dubitare, fa sorgere molti molti dubbi su Salvatore Vinci e sul ladro suo strettissimo parente...come è noto io alle coincidenze credo poco.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #102 il: Giugno 25, 2016, 19:21:13 pm »
Voglio tentare una impresa ambiziosa, e cioè provare a quotare le varie ipotesi che si possono con un certo grado di fondatezza fare sull'identità del mostro di Firenze. Come capirete alcuni nomi non li posso fare, ma quando non li posso fare lo scrivo.
Come assunti, considero certa la presenza di un solo omicida. Perché è un maniaco sessuale, al di là di ogni ragionevole dubbio, e non esiste in letteratura scientifica  il fatto che due persone possano condividere una tale patologia, a meno che non siano legate da vincoli strettissimi (marito e moglie, conviventi, parenti strettissimi). Ma anche perché come notato da molti criminologi se ci fosse stata la presenza di una seconda persona questa sarebbe emersa nella dinamica dei delitti, dinamica complessa. E si capisce da tanti dettagli, dal modo in cui assale le vittime, al fatto che trascini fuori dall'auto sovente il corpo della donna, al modo in cui regisce nei momenti di pericolo e di crisi...mai si palesa una azione di una seconda persona, persino nel delitto degli Scopeti (1985).
1) pista sarda. Il colpevole sarebbe uno del gruppo dei sardi che dagli anni 50 , da Villacidro in particolare, si trasferirono a Firenze, continuando a mantenere rapporti molto stretti tra loro. Ex pastori, o ancora pastori, spesso legati ad attività di piccola media criminalità. Spesso pregiudicati. Persone che vivevano in un ambiente di degrado culturale ed economico. E' la pista per la quale ci sono oggettivamente i maggiori indizi. E' possibile ritenere che il colpevole abbia partecipato al primo delitto, quello oggettivamente con la colpevolezza certa (e sancita sul piano giudiziario sulla base si prove certe, di Stefano Mele. D'altro canto il figlio di sei anni, Natalino, tra contraddizioni e non ricordo ha più volte detto che c'era il padre quella sera davanti alla macchina, e in una occasione disse che c'era lo zio (e chiamava zio gli amanti, almeno quattro, della madre). Ci sono due clan famigliari coinvolti: i Mele, e i Vinci, probabilmente presenti, Salvatore e Francesco Vinci, sulla scena del primo omicidio. Dopo l'omicidio uno di loro (Salvatore? Molto probabile, tutto lascia pensare che l'arma fosse la sua) conserva l'arma. Rimane colpito dall'emozione provata in quel momento , e lo rivive con la fantasia. Finchè nel 1974, proprio con quella pistola, che ha conservato come feticcio di quel primo delitto, non ne rivive l'emozione con un secondo delitto condito con ulteriori componenti maniacali di carattere sessuale. Oppure potrebbe essere stato un loro parente o un loro congiunto, qualcuno che comunque sapeva che cosa era successo nel 1968 e ne ha conservato (o rubato) l'arma e la fantasia emotiva. Si sarebbe dovuto cercare in queste due famiglie figure con i tratti del maniaco sessuale con certe particolari e rare connotazioni descritte precisamente dall'FBI. A me risulterebbe che due persone di questi clan avrebbero le caratteristiche, molto rare, del mostro come descritte dall'FBI. Una è scomparsa nel nulla dopo il 1985, l'altra vive a Firenze .
2) Una persona con un ruolo importante nelle indagini, con un ruolo di rilevo tra le forze di pubblica sicurezza. Una persona in grado di avere un pronto accesso alle informazioni delle indagini, che interagisce con successo durante tutto il corso delle indagini. E' una ipotesi inquietante per la quale esistono testimonianze e tracce. Si sarebbe dovuta approfondire. Tale persona non sarebbe responsabile del delitto del 1968.
3) un terzo estraneo. Sia questa ipotesi sia la precedente hanno tuttavia una condizione di verosimiglianza: e cioè che si dimostri che fosse possibile nel 1981/82 accedere al luogo dove erano custoditi i reperti del delitto del 1968, e sostituire con i bossoli esplosi dalla calibro 22 del mostro. Una verifica per capire se ciò sia possibile sarebbe fondamentale, perché se fosse possibile andrebbe presa in molta seria considerazione. Perché la seconda e la terza ipotesi, rispetto alla prima, hanno meno indizi, ma hanno un vantaggio: spiegherebbero alcuni passaggi delle indagini che altrimenti rimarrebbero inspiegati. Farebbero tornare tutti i conti, non una cosa da poco.
4) Una persona non del clan dei sardi: un maniaco che avesse iniziato a colpire dal 68, escludendo la colpevolezza di Stefano Mele e dei Vinci.  Ne sono poco convinto: Stefano Mele confessò, scontò la pensa anche da seminfermo di mente, e c'erano molti elementi a suo carico. Ipotesi che considero improbabilissima
5) colpevolezza dei condannati. La considerò con una probabilità di non più del 5 per cento, e sono stato generoso. Nell'ipotesi alla  base delle sentenze non quadra nulla, e manca ogni tipo di prova. Non solo ma molti elementi vanno in direzione del tutto diversa e non percorsa purtroppo.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #103 il: Giugno 26, 2016, 21:37:39 pm »
Ancora sul mostro di Firenze: ripropongo con insistenza questo link che ho già postato l'altra sera
.https://www.youtube.com/watch?v=KdDW-MZIfdY#t=699.4347467
 Perché questo link contiene il racconto di un fatto sconvolgente: c'è il barista che nel 1984, a poche ore dal duplice omicidio Rontini - Stefanacci,  vede i due entrare nel bar, subito seguiti da una persona alta, ben vestita. Questa persona guarda con fissità evidente la Rontini- Ma non solo: dice il barista che coprendosi la mano con la bocca emetteva suoni confusi mentre osservava la coppia, come se non riuscisse a controllare una eccitazione. Quando i due escono, lui beve di un fiato la birra e li segue. Ora, dati i tratti di questa testimonianza, mi pare evidente che non può essere una coincidenza che due ore dopo Rontini e Stefanacci vengano uccisi dal maniaco. Per me, quel giorno, in quel bar, è entrato il maniaco. D'altro canto l'identikit di questo uomo è lo stesso fatto da altri testimoni in occasione di altri delitti. Ma c'è di più, e di peggio. Forse lo ho già raccontato, ma una delle cose che si possono escludere, affermate come vere dalle sentenza, è che il maniaco non scegliesse le vittime, ma i luoghi. Assolutamente no: sceglieva le vittime, le pedinava, le importunava prima dell'omicidio. Dal primo delitto del 74 quasi sempre ci sono testimonianze di amiche della vittima, o di madri della vittima, che dicono che la donna aveva detto di essere seguita, in un caso persino molestata da una persona che non conosceva. Ma ancora: a poche ore dal delitto del 1981, la sorella della madre della vittima riceve una inquietante telefonata anonima, prima che si scoprissero i corpi. Una voce chiede della madre della ragazza. Lei dice che può dire a lei, sua sorella: ma l'anonimo insite: devo parlare con la madre della ragazza, con lei soltanto, devo parlarle della figlia....ma a quel punto la linea cade. Qui la particolarità è che l'anonimo con ogni probabilità è il mostro, perché sarebbe incredibile come coincidenza- Non solo: l'assassino sa che la madre vive da pochi giorni dalla sorella, notizia che quasi nessuno conosceva, ma lui sì. Faceva una istruttoria delle sue vittime. Ma tutto questo è stato ignorato da pm, giudici, polizia, carabinieri....è incredibile.
Questo barista viene chiamato dalla difesa di Pacciani a testimoniare. Da notare che questa testimonianza fu resa ai carabinieri la prima volta il giorno successivo a quello in  cui furono trovati i cadaveri, appena seppero che poche ero dopo essere usciti dal bar la coppia era stata trucidata il barista andò subito a rendere testimonianza. Al processo viene chiesto ad un colonello dei carabinieri se su quella testimonianza sono state fatte indagini...lui risponde: penso di sì, ma poi non ne ho saputo nulla, non ho avuto alcun riscontro....Ma come? Cioè un elemento così fondamentale merita questo trattamento da uno che era dei massimi responsabili delle indagini? Io sono basito.
« Ultima modifica: Giugno 26, 2016, 22:25:45 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #104 il: Giugno 29, 2016, 14:25:44 pm »
io propendo per l'ipotesi numero 2.
Ciao Marco e grazie per gli aggiornamenti... 8)