Riprendo questa efficace (a mio avviso
) espressione di massotto per definire il prossimo l’orologio che mi piacerebbe possedere…
L’orologio “da teatro”, per come lo intendo io, si distingue da quello “da cerimonia”.
L’eleganza di quest’ultimo si manifesta nella sobrietà assoluta, nella linearità, nella semplicità: per me sono
“da cerimonia” gli ultrapiatti di diametro assai contenuto (32-34 mm), solo tempo (senza data né secondi centrali, tutt’al più secondina periferica), in metallo nobile (io li preferisco in oro bianco o platino, anche se la tradizione declina spesso questa tipologia in oro giallo).
L'orologio
"da teatro", invece, è quello adatto a un evento formale ma leggero, a un'occasione in cui si respira un'atmosfera al tempo stesso sofisticata e rilassante (non solo, ovviamente, la vera e propria serata a teatro).
Ha un’eleganza più ricercata di quello da cerimonia, anche se mai barocca:
- una cassa che può avere una forma particolare: a moneta, scanalata, con anse “voluttuose” (
);
- un diametro che resta contenuto, sia pure in rapporto a una tipologia di segnatempo che sta bene sotto un polsino ma non vuole completamente nascondersi: diciamo 34-37 mm. Lo spessore, proporzionato, sia aggira sugli 8 mm, anche per dare ospitalità a qualche complicazione (ma non cronografica);
- il materiale nobile di elezione è l’oro: giallo o – ancor meglio – rosa (metallo che evoca le serate mondane, per quanto meno impiegato negli orologi di qualche anno fa);
- il calibro – anche se non pongo l’eccellenza meccanica in cima alla lista dei requisiti - dovrebbe avere una sua originalità, un suo pregio, una sua “storia”;
- il quadrante deve essere “prezioso” (sia pure senza eccessi): per le decorazioni
guilloché o per gli indici applicati o per la presenza di smalti o per un contatore ben rifinito o per…
- il colore del quadrante deve ovviamente essere chiaro, per valorizzare le finiture;
- ma, soprattutto, un orologio da teatro ha… le fasi lunari! Penso che siano il sogno un po’ infantile di chiunque si accosti al mondo degli orologi; prima di passare oltre, bisogna pur realizzarlo…
L’orologio “teatrale” per eccellenza, insomma, è questo:
Problema risolto?
Piccolo dettaglio: il prezzo…
Il “mio” orologio da teatro – usato, ovviamente - dovrebbe restare sotto i 3.000 euro…
Cifra a cui si abbattono le possibili alternative…
Missione impossibile?
E qui mi appello agli amici forumisti che hanno impresso in mente il catalogo universale dei più fantastici orologi di ogni epoca (ma diciamo soprattutto degli anni ’90, periodo che anch’io prediligo): molti orologi che non conosco hanno senz’altro le caratteristiche descritte!
Mi appello a Ermanno, che ha recentemente lanciato la sfida degli orologi di pregio sotto la fatidica soglia che ho indicato.
Per quanto mi consta, in questa fascia di prezzo potrebbe essere accessibile qualche calendario
completo perpetuo, come il Blancpain:
Sempre in casa Blancpain, c’è il modello con affissione digitale di giorno e mese (uno va in asta tra pochi giorni):
A me piace anche il Chronoswiss Lunar in oro rosa della vecchia referenza, che però, oltre a riprendere in maniera forse troppo smaccata lo stile Breguet, ha dimensioni leggermente eccessive (diametro 38, spessore 10) e prezzi al momento anabolizzati:
Con uno sforzo in più forse si arriva anche a qualche JLC Odysseus (sebbene molti abbiano una linea un po' anonima).
L’Ebel non mi piace: le viti sulla lunetta lo rendono troppo “ruvido”.
E poi?