Ripesco questo vecchio topic perché mi sembra non sia stato citato l’intramontabile Calatrava.
Fu il primo orologio della Patek Philippe a fregiarsi di questo nome, riferito al simbolo della
maison (la croce emblema dei cavalieri che difesero la fortezza di Calatrava contro i Mori nel 1158). Fortemente voluto nel 1932 dai fratelli Stern, nuovi soci dell’azienda, la risollevò dalla crisi.
Innovò profondamente l’aspetto degli orologi, passando dalla ricercatezza dello stile
Art deco al minimalismo dello stile Bauhaus.
La celeberrima “referenza 96” aveva una cassa rotonda con bordo a moneta, anse integrate nella
carrure e rastremate (una soluzione ancora rara all’epoca). Ma, soprattutto, un quadrante essenziale, con indici trapezoidali applicati, lancette
dauphine, secondina al 6.
Per 85 anni, accanto alle numerose varianti, Patek ha continuato a produrre lo stesso, intramontabile modello (ovviamente aggiornato nei calibri incassati), diventato – penso – l’orologio icona per eccellenza, il più imitato, il primo che viene in mente a chiunque chiude gli occhi e pensa a un segnatempo (anche se poi chi coltiva la passione è indotto a ricercare la varietà e l’originalità).
Ovviamente è uno dei modelli più longevi nel panorama dell’orologeria: come modelli introdotti ancor prima sul mercato, e tutt’ora in produzione, ricordo solo i Cartier (Santos e Tank) e il Reverso.
Enrico (Diemmeo) ha la fortuna di possedere una referenza degli anni Ottanta/Novanta (la 3796), che misura ancora 31 mm come l’originale.
Peccato che oggi, pur mantenendo quasi inalterata la linea (la secondina si è spostata un po’ più su), si sia arrivati a ben 37 mm (i 35 mm delle successive referenze 565 e 570 erano ancora accettabili; oltre, l’orologio si snatura un po’).