Orologico Forum 3.0

Il mercato e il classicismo

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #30 il: Dicembre 10, 2015, 18:46:39 pm »
Come ti ho già "predicato" in vari post , l'uomo moderno è DINAMICO , SPORTIVO , attento a un certo gusto classico ma sempre sportiveggiante , veloce , rapido , spinto da Sms , cene veloci dopo il tennis o la piscina o magari il fitness .
Apertivi misiti a cene ( che io odio come tu odi gli orologi sportivi moderni ) , apertiparty , discopub anche per il 50/60enne ... non c'è piu tempo per osservare la classicità con il papillon ....

Non c'è piu' tempo ....  quindi l'uomo moderno ( dalla generazione anni 50/60) ha giustamente perso quel polveroso sapore di vecchio teatro e di bibilioteca "giallastra"!

Ora si va veloci e sportivi ....il resto è da museo ( opere d'arte come chiami tu i teatrali )

Non è la differenza fra il mercato e il classico.... è la differenza fra il polveroso ( opera d'arte ndr.) e il dinamico ...

Tu puo andare all'aperiparty con il Roth MA NON TI ASPETTARE gli ohhh...dei tuoi compagni di quel momento ...ok? :P 8)

NOn perchè non apprezzino la tua opera d'arte ma perchè è una cosa "polverosa" che sa di teatro ....

Na domanda, ma sto uomo moderno dinamico e sportivo quando......tromba?

 :D :D :D :P :P :P

Istaro

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #31 il: Dicembre 10, 2015, 18:52:18 pm »

Na domanda, ma sto uomo moderno dinamico e sportivo quando......tromba?
 :D :D :D :P :P :P

...è veloce anche in quello, ovviamente.  ;D
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #32 il: Dicembre 10, 2015, 20:32:34 pm »
Nel mercato degli orologi si riflette l’evoluzione di un costume diventato egemone negli ultimi vent’anni, che si manifesta allo stesso modo nelle caratteristiche dei prodotti manifatturieri (automobili, oggettistica, arredamento, ecc.), nel modo di vestirsi, di vivere il tempo libero (cultura, viaggi, spettacoli) e anche di relazionarsi con gli altri.

I tratti comuni di questo costume “moderno” - non solo italiano, ma internazionale - sono:

- il giovanilismo.
Gli uomini (e le donne) hanno sempre desiderato essere giovanili, ma si sono sempre anche compiaciuti della loro esperienza e dei piaceri che l’età adulta poteva dare. Il sogno era di diventare “uomini”.
Oggi, invece, si cerca a tutti i costi non solo di sembrare, ma anche di restare “giovani”, categoria considerata come “spensierata” (quindi deresponsabilizzata…), portata a divertirsi, sessualmente attiva, dinamica. Non si risparmia più, non si fanno investimenti, non si assumono impegni a lungo termine, non ci si sposa e non si fanno figli (l’esperienza dei figli è determinante per cambiare prospettiva di vita).
Ciò che indossiamo e utilizziamo, dunque, deve avere una linea giovane, sportiva, dinamica, seducente.
L’abbigliamento è casual (con escursioni nel militare/balneare/sportivo-agonistico), non si usano soprabiti e ombrelli (neanche quando piove!), il tatuaggio dilaga (come se la pelle non dovesse invecchiare mai), gli strumenti ‘professionali’ diventano quotidiani (anche se non hanno utilità concreta), l’autovettura è un SUV, ci si dà solo del tu, ecc.
L’orologio è ovviamente braccialato e di linea “sportiva”, se proprio lo si deve usare; per i più è un orpello “antico”.
Insomma: l’immaginario sportivo/giovanile, che in passato era un’ispirazione anche in alcuni contesti e momenti della vita adulta, ora costituisce l’unico orizzonte consentito dai venticinque ai settant’anni. Dopo si è irrimediabilmente “vecchi”.

- l’antiurbanesimo e il minimalismo.
Fino a qualche decennio fa la città era il luogo delle occasioni (incontri, lavoro, cultura), il simbolo al tempo stesso di progresso e capacità di custodire la tradizione. L’abbigliamento e gli accessori erano innanzitutto pensai per l’uso “urbano”.
Oggi continuiamo a vivere in città, ma la rifiutiamo come modello, la vediamo solo come luogo soffocante e inospitale (traffico, rifiuti, servizi insufficienti). Sogniamo di vivere altrove e ci costruiamo un immaginario di avventurieri, esploratori, uomini ecologici ed essenziali (però con l’iPhone, sia chiaro).
Valori “urbani” come la comodità, la bellezza, la qualità, propri di chi vuole guardare in profondità anche le cose della quotidianità, di chi vuole prendersi cura di sé, sono sostituiti dalla dittatura della “praticità”: le cose – gli orologi – devono essere semplici, robuste, facili da pulire e da manutenere, senza inutili “complicazioni” (i tutti i sensi).

- il ridimensionamento della figura maschile.
Ieri esisteva, accanto a un immaginario femminile, anche uno maschile.
L’uomo esprimeva i valori sociali. Aveva i suoi riti, le sue abitudini, i suoi modelli di riferimento, i suoi passatempo “virili”, i suoi parametri di eleganza: esisteva un’eleganza maschile, lo stile "classico", che sin dagli albori dell'era industriale era quello della borghesia produttiva e aveva elaborato - anche negli orologi - stilemi complessi e affascinanti.
Oggi le donne si laureano più degli uomini, occupano tutte le professioni intellettuali, condizionano le politiche produttive e commerciali delle aziende (poiché indirizzano i consumi), dettano l’agenda politica (lo Stato iperprotettivo, “materno”, è figlio di questa influenza).
Il termine “maschile”, se declinato come stile ed eleganza, è diventato sinonimo di maschilismo e sessismo. L’eleganza è prerogativa delle donne.
Gli uomini possono essere solo sportivi e dinamici, esprimere la propria mascolinità con l’esibizionismo fisico: non è previsto che sappiano curare interessi più colti e raffinati, che possano uscire dal look tuta/felpa/jeans.
L’orologio dev’essere semplicemente “grosso”, perché il nuovo uomo sa esprimere solo questo valore.
L’uomo “autorizzato” ad aver cura di sé è solo quello che attinge all’immaginario femminile, che esprime il suo “lato sensibile”… il “metrosexual”, come lo chiamano…

Questa è una semplice fotografia della realtà.

Se poi vogliamo interrogarci sulle cause di questa evoluzione (o involuzione), io le riconduco all’affermarsi dell’uomo contemporaneo (non nel senso di maschio, ma di essere umano) come “uomo a una dimensione”, semplice consumatore, funzionale ai moderni assetti produttivi.
Questo nel contesto di una società che si è “femminilizzata”, nel senso che ha prevalso la capacità femminile di adattarsi alle situazioni senza metterle in discussione.
All’uomo-maschio è rimasto di fare la caricatura di se stesso: recitare la parte dello sportivo-dinamico-giovane (con o senza orologio annesso), del giuggiolone incapace ormai di pensare in grande.

Un grande intervento che ho letto con vivo interesse, grazie ;)
Più che "non solo italiano" avrei detto tutt'altro che italiano, e prettamente americano.
A cui alla fine ci siamo conformati anche noi italiani, come in tutto il resto del mondo occidentale e di quello delle economie emergenti.
È così che, per esempio, nel paese del pane e salame e della piadina, spopolano i macdonald fuori dai quali si mettono in coda padri più o meno dementi per farci mangiare figli nati sfigati senza nemmeno saperlo, incolpevoli, ma sfigati.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2015, 20:39:51 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

palombaro

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #33 il: Dicembre 10, 2015, 21:20:11 pm »
Io quelli che corrono tanto li ho sempre visto con il Suunto ...
***

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #34 il: Dicembre 10, 2015, 21:50:09 pm »
Si corre è vero, ma il conformismo non può avere la sua spiegazione solo nella vita frenetica di oggi, è ovvio che c'è molto altro.
Bisogna saper correre con la propria personalità, siamo noi che corriamo e non qualcun'altro al posto nostro!
(capita la metafora?!) :D
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #35 il: Dicembre 11, 2015, 07:19:30 am »
Come ti ho già "predicato" in vari post , l'uomo moderno è DINAMICO , SPORTIVO , attento a un certo gusto classico ma sempre sportiveggiante , veloce , rapido , spinto da Sms , cene veloci dopo il tennis o la piscina o magari il fitness .
Apertivi misiti a cene ( che io odio come tu odi gli orologi sportivi moderni ) , apertiparty , discopub anche per il 50/60enne ... non c'è piu tempo per osservare la classicità con il papillon ....

Non c'è piu' tempo ....  quindi l'uomo moderno ( dalla generazione anni 50/60) ha giustamente perso quel polveroso sapore di vecchio teatro e di bibilioteca "giallastra"!

Ora si va veloci e sportivi ....il resto è da museo ( opere d'arte come chiami tu i teatrali )

Non è la differenza fra il mercato e il classico.... è la differenza fra il polveroso ( opera d'arte ndr.) e il dinamico ...

Tu puo andare all'aperiparty con il Roth MA NON TI ASPETTARE gli ohhh...dei tuoi compagni di quel momento ...ok? :P 8)

NOn perchè non apprezzino la tua opera d'arte ma perchè è una cosa "polverosa" che sa di teatro ....

Na domanda, ma sto uomo moderno dinamico e sportivo quando......tromba?

 :D :D :D :P :P :P

Poco , veloce e fatto male... Non c'è tempo...c'è l'aperiparty di Giovanna fra 2 ore , poi ho il fitness , l'appuntamento con il cliente alle 16 e stasera fuori in quel locale speciale ( sempre quei soliti ...) dove ci sono degli spuntini favolosi ( sempre quelli  8)) ....

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #36 il: Dicembre 11, 2015, 07:22:48 am »
Come ti ho già "predicato" in vari post , l'uomo moderno è DINAMICO , SPORTIVO , attento a un certo gusto classico ma sempre sportiveggiante , veloce , rapido , spinto da Sms , cene veloci dopo il tennis o la piscina o magari il fitness .
Apertivi misiti a cene ( che io odio come tu odi gli orologi sportivi moderni ) , apertiparty , discopub anche per il 50/60enne ... non c'è piu tempo per osservare la classicità con il papillon ....

Non c'è piu' tempo ....  quindi l'uomo moderno ( dalla generazione anni 50/60) ha giustamente perso quel polveroso sapore di vecchio teatro e di bibilioteca "giallastra"!

Ora si va veloci e sportivi ....il resto è da museo ( opere d'arte come chiami tu i teatrali )

Non è la differenza fra il mercato e il classico.... è la differenza fra il polveroso ( opera d'arte ndr.) e il dinamico ...

Tu puo andare all'aperiparty con il Roth MA NON TI ASPETTARE gli ohhh...dei tuoi compagni di quel momento ...ok? :P 8)

NOn perchè non apprezzino la tua opera d'arte ma perchè è una cosa "polverosa" che sa di teatro ....

Quoto appieno!

L'uomo "moderno" - o almeno quello delle pubblicità e quelli che lo imitano - corre, fa tutto in fretta (tutto tutto?  :o  :P), non ha tempo...

Infatti non ha tempo neanche per pensare, per capire che prende in prestito idee ed emozioni, che si è ridotto a ingranaggio di un meccanismo...

Troppo frenetico per fermarsi un attimo, per scoprire e apprezzare ciò che è davvero bello e importante.

Giù uno Spritz e via, verso nuovi... locali!
È un interpretazione secondo me riduttiva e semplicistica. Non può spiegare se non solo in parte perché si tendono tutti a uniformare nei comportamenti e nei gusti. E perché alcuni popoli lo fanno più di altri.

Te do na delusione,....noi italiani siamo gli unici che guardiamo ste minchiate dell'orologio...

Gli americani vanno alle cene romantiche con il Marathon e i tedeschi je frega poco o niente e spesso hanno il quarzo da 100 euro...

Se questi popoli hanno al polso un Breguet e perché je l'hanno regalato... :P

Quindi siete rimasti voi 4/5 che lottare per i teatrali opere d'arte ...tenetevi forte.... 8)

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #37 il: Dicembre 11, 2015, 07:46:12 am »
Pochi ma buoni, il resto del popolo Italiano è pura fuffa brandizzata fusa nel conformismo da 4 soldi. :D
Io me ne frego di quello che poi pensano e fanno anche gli altri popoli, crucchi o ammerigani che siano, vado per la mia.
« Ultima modifica: Dicembre 11, 2015, 08:07:36 am da leolunetta »
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-Samuel Johnson-

ALAN FORD

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #38 il: Dicembre 11, 2015, 09:19:07 am »
Il fatto di vederci diversi in un mondo globalizzato è un modo presuntuoso di guardare la vita.
Noi non siamo diversi, giri il mondo, scendi in un qualsiasi aeroporto e se non ne sai il nome non lo riconosci da un altro a parte la struttura per quanto tutti uguali siano con gli stessi negozi, gli stessi orologi e tutto il resto.
Anche con le auto siamo diversi?
Ma le auto le fabbricano per tutto il mondo mica le fanno apposta per noi!
Ed i televisori sempre più grandi, e le case sempre più grandi e gli occhiali griffati e...e...e...
Insomma siamo come gli altri, quando ad Hong Kong o a Singapore o a Bancok migliaia di venditori ti assalgono con i loro copy watch, al 90% Rolex, credete che siano solo gli italiani a comprarli o tutti da ogni parte del mondo?
Rassegnatevi voi puristi della razza italica, siamo come gli altri.




Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #39 il: Dicembre 11, 2015, 10:35:12 am »
Siamo ciò che sentiamo di essere, null'altro. Ciò che vedono gli altri non mi interessa, non ho vent'anni.
Piuttosto che sentirmi uniformato alla massa nella mia passione preferisco non averla...
Ognuno poi pensa ciò che vuole di se stesso, ma il mio è un discorso più intimo, più intestinale, solo mio.
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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #40 il: Dicembre 11, 2015, 12:00:21 pm »
Voi avete una bella passione per l'orologeria teatrale artistica e , alla fine , siete più uniformati ( fra di voi 4/5 ) che gli altri che in realtà comprano o fanno ciò che gli piace....

Magari molti sanno bene cosa è un Breguet o un Roth ma je ne frega nulla di averlo e preferiscono mettersi un Explorer 2 perché REALMENTE più pratico per il disco ristopub , i l'aperiparty e il fitness ...

Un'altra cosa : chi va alle serate mondane in dress code con il Calatrava o che vanno a teatro alla Scala sono di due tipi :

1) quelli che CI DEVONO ANDARE per protocollo o per farsi vedere o per necessità di immagine ( ma che n,je frega nulla )

2) i vecchi polverosi ultra ottantenni che ancora amano ricordare la bell'epoque ... Ormai sono quasi estinti , fra poco.

In realtà molti / quasi tutti quelli della prima categoria avrebbero preferito un bel "vernissage" con jeans , belle amiche , champagnino , maglioncino e magari un bel GMT2 ...

Scusate il pragmatismo    8) :P

ALAN FORD

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #41 il: Dicembre 11, 2015, 12:05:27 pm »
Citazione
Voi avete una bella passione per l'orologeria teatrale artistica e , alla fine , siete più uniformati ( fra di voi 4/5 ) che gli altri che in realtà comprano o fanno ciò che gli piace....

Massimo stai a diventà patologico!
Ma secondo te la gente compra quello che non gli piace?
Per quale motivo?
Per fare dispetto a te?
Dai su torna in te.

gidi_34

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #42 il: Dicembre 11, 2015, 12:12:15 pm »
:D :D :D

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #43 il: Dicembre 11, 2015, 13:20:04 pm »
Citazione
Rassegnatevi voi puristi della razza italica, siamo come gli altri.

Infatti io ho scritto di conformismo su scala globale, planetaria, come quello riguardo al gusto per gli orologi di certo tipo.
Istaro nel suo lungo post ne ha dato una interpretazione sociologica interessante, io aggiungo che questo conformismo é tanto più spinto quanto più ci muoviamo nel campo del lusso e dell'effimero.

Agli americani piacciono i pick up che gli italiani non comprano, agli italiani piacciono i maxi scooter che i giapponesi vendono quasi solo in Italia, agli americani le custom e ai giapponesi le carenate, insomma diversità di gusto e preferenza ci sono in ogni settore merceologico tanto che le famose "indagini di mercato" sono alla base dello studio di nuovi prodotti differenziati.

Solo nel campo del lusso griffato, inclusa l'orologeria che ormai ne fa parte a pieno titolo, c'è questo globale appiattimento del gusto dove solo il brand riesce a fare differenza, e così in Russia va UN e in Italia solo Rolex, ma alla fine i capisaldi stilistici sono virtualmente identici e sempre gli stessi (quelli che ho elencato in apertura).
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #44 il: Dicembre 11, 2015, 13:26:15 pm »
 :'( :'( :'(