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Il mercato e il classicismo

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #45 il: Dicembre 11, 2015, 14:24:20 pm »
Citazione
Voi avete una bella passione per l'orologeria teatrale artistica e , alla fine , siete più uniformati ( fra di voi 4/5 ) che gli altri che in realtà comprano o fanno ciò che gli piace....

Massimo stai a diventà patologico!
Ma secondo te la gente compra quello che non gli piace?
Per quale motivo?
Per fare dispetto a te?
Dai su torna in te.

Guardando quello che viene presentato qui ultimamente , LATO A sempre ...visto che l'orologio viene allacciato e guardato dal davanti ( il piu delle volte ndr.)  ,  a volte il dubbio mi pervade... :P

E' pur vero che esiste il gusto Kitsch ..... e questo è indiscutibile.... 8)

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #46 il: Dicembre 11, 2015, 14:39:54 pm »
Citazione
Voi avete una bella passione per l'orologeria teatrale artistica e , alla fine , siete più uniformati ( fra di voi 4/5 ) che gli altri che in realtà comprano o fanno ciò che gli piace....

Massimo stai a diventà patologico!
Ma secondo te la gente compra quello che non gli piace?
Per quale motivo?
Per fare dispetto a te?
Dai su torna in te.

Guardando quello che viene presentato qui ultimamente , LATO A sempre ...visto che l'orologio viene allacciato e guardato dal davanti ( il piu delle volte ndr.)  ,  a volte il dubbio mi pervade... :P

E' pur vero che esiste il gusto Kitsch ..... e questo è indiscutibile.... 8)

...infatti! su questo argomento nessuno può dirti nulla, è una tua passione, no?!

Patrizio

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #47 il: Dicembre 11, 2015, 14:43:27 pm »
boni
- Homo sapiens non urinat in ventum -


ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #48 il: Dicembre 11, 2015, 15:19:24 pm »
Clement Greenberg nel 1939 scrive e pubblica un saggio intitolato Avant-garde and kitsch in cui definisce i movimenti di avanguardia e del modernismo come i migliori mezzi per resistere alla cultura del consumismo e quindi della produzione kitsch.

Greenberg sostiene che lo sviluppo delle avanguardie artistiche non sia avvenuto per motivi diversi da quelli di difesa degli standard estetici: motivazioni che rendono palese l'opposizione di tali tendenze artistiche rispetto a quel fenomeno culturale tipico dell'Occidente di quegli anni e che rispondeva alla definizione di: popolare, commerciale, illustrativo, basso, un fenomeno che l'autore definisce come kitsch.

Partendo dall'analisi di Clement Greenberg, si possono trarre delle conclusioni più generalizzate sul concetto di kitsch che bene si adattano ai discorsi successivi. I testi di carattere kitsch sono immediatamente comprensibili, e ciò rende la loro fruizione aperta a tutti. La narratività estremizzata e banale delle opere del kitsch impedisce un differente livello di interpretazione, magari più elevato: i concetti descritti non nascondono nulla, si esauriscono in se stessi ed anche un'analisi approfondita non ne ritroverebbe di più profondi. In questo modo sono cancellate tutte le ambiguità, lasciando spazio solamente ad un'espressione diretta e chiara di un concetto comunque spesso semplice e per nulla articolato. Il messaggio è veicolato dal produttore all'osservatore senza possibilità alcuna di errore o di fraintendimento; colui che "crea" un testo kitsch inserisce già nell'atto di produzione anche l'interpretazione finale, lo scopo ultimo del messaggio stesso. Il kitsch porta quindi con sé una connotazione fortemente sentimentale. Milan Kundera a questo proposito scrive:

« Nel regno del Kitsch impera la dittatura del cuore. I sentimenti suscitati dal Kitsch devono essere, ovviamente, tali da poter essere condivisi da una grande quantità di persone. Per questo il Kitsch non può dipendere da una situazione insolita, ma è collegato invece alle immagini fondamentali che le persone hanno inculcate nella memoria.
…un mondo dove la merda è negata e dove tutti si comportano come se non esistesse. Questo ideale estetico si chiama Kitsch. […] Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell'esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.
»

L'interpretazione non solo non trova nelle "opere" altro significato da quello subito visibile, ma non vi trova nemmeno la necessità di essere espressa. Ed ancora, non soltanto il significato è quello che appare, ma si compie un passo ulteriore, che consiste nell'annientamento del bisogno di uno sguardo critico.

(Tratto da wikipedia)

In sostanza, Massotto, tu sei Kitsch, è kitsch il tuo modo di pensare, è Kitsch il tuo modo di vivere l'orologeria, comprare e vendere sempre gli stessi quattro orologi per tirare su quattro molliche di pane, o pretendere la piccola parte di "lusso accessibile" quando non ce la si potrebbe permettere, è Kitsch il modo in cui ti rapporti a ciò che non comprendi e non gradisci, è Kitsch proprio l'unica cosa che sei capace di apprezzare, l'orologeria prodotta in serie e tutta uguale, la "produzione destinata al consumo", che "piace" a tutti ed é quindi facilmente rivendibile  8)

« Ultima modifica: Dicembre 11, 2015, 15:56:32 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #49 il: Dicembre 11, 2015, 15:23:06 pm »
Non voglio fare polemica, ma son sempre gli stessi quelli che provocano, dicono scemenze e vanno fuori tema manco fosse una curva ghiacciata presa a manetta e con le gomme lise.
Qui siamo 4 gatti nel vero senso del termine, per molte cose è un bene, per altre... ognuno ha la sua bestia nera, (kitsch o non kitsch)!
(anche se non ce lo meritiamo!!!) :'(
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #50 il: Dicembre 11, 2015, 15:26:19 pm »
Invece Massotto involontariamente (bontà sua) ci ha dato un interessante spunto di ulteriore riflessione sul fenomeno, che in quanto appiattimento del gusto a standard "popolare" e "commerciale", quindi consumistico, è il definitivo trionfo del kitsch sulle avanguardie, il che ben si concilia con la teoria dell'allargamento del mercato e della domanda come origine di tale fenomeno già precedentemente espressa.
E in effetti, si può forse negare che il c.d. "Lusso griffato" alla moda, ovvero il concetto stesso di "moda" che é la negazione del gusto, sia la quintessenza del kitsch, che é sinonimo di "cattivo gusto"?!

Provate a osservare una cinese che svaligia le boutique milanesi e si ricopre di griffe...per non ricorrere al solito luogo comune dell'uomo del volgo col Rolex o con lo speedmaster o la divisa d'ordinanza con la borsa LV (vera o falsa poco conta) a tracolla e le Hogan ai piedi.
« Ultima modifica: Dicembre 11, 2015, 16:42:08 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #51 il: Dicembre 11, 2015, 19:23:01 pm »
Ma te l'ha detto qualcuno che non immagino che io cambio , compro e rivendo sempre gli stessi orologi Ciaca ?

Cosi tanto per sapere eh....  visto che io e te non ci conosciamo neppure per nome ... e sopra mi "accusi" e "indichi",,,

Magari hai un informatore segreto che mi conosce "come un fratello" e ti ha detto questa cosa.di me ..

,.... tanto per la cronaca l'unico orologio che ho comprato e rivenduto 13 volte è stato l'Omega Speedmaster ...e non per guadagnarci purtroppo..

Forse sarebbe meglio non fare mai piu' riferimenti a cio' che supponiamo gli altri possano fare , i commenti lasciamoli a cio' che noi mostriamo agli altri ...che possono piacere o meno ...
« Ultima modifica: Dicembre 11, 2015, 19:24:41 pm da massotto »

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #52 il: Dicembre 11, 2015, 19:57:57 pm »
Citazione
Forse sarebbe meglio non fare mai piu' riferimenti a cio' che supponiamo gli altri possano fare

Ecco bravo, inizia tu che poi ti seguo ;)
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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #53 il: Dicembre 11, 2015, 21:51:02 pm »
Finora non ho mai avuto un orologio che poi vendendolo sono andato a ricomprare, anzi neanche mai nessun rimpianto e magari in questo ho anche avuto fortuna, o più semplicemente ci ho pensato molto, molto bene. :)
Vendere e ricomprare lo stesso orologio per ben 13 volte sa a dir poco di inquietante, da l'idea di una persona che non sa davvero ciò che vuole.



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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #54 il: Dicembre 11, 2015, 22:46:48 pm »
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Ma te l'ha detto qualcuno che non immagino che io cambio , compro e rivendo sempre gli stessi orologi Ciaca ?

Massimo forse non ricordi ma troppe volte hai sritto, di questi ne ho avuti 10 di questo 7...e così via.
Apposta io non ti faccio mai i complimenti, troppi te ne ho fatti ma vuoto! 8)

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #55 il: Dicembre 12, 2015, 07:27:31 am »
Citazione
Ma te l'ha detto qualcuno che non immagino che io cambio , compro e rivendo sempre gli stessi orologi Ciaca ?

Massimo forse non ricordi ma troppe volte hai sritto, di questi ne ho avuti 10 di questo 7...e così via.
Apposta io non ti faccio mai i complimenti, troppi te ne ho fatti ma vuoto! 8)

Si di molti ...ma di Rolex sempre solo comprati ( che è il marchio per eccellenza di chi vuole commerciare ) ... Strano no ?

Evidentemente NON LI VOGLIO COMMERCIARE quelli , al contrario di quello che dice il nostro Ciaca..

Proprio tu invece Alessandro ti sei comprato poi rivenduto il Freccione , il Sea Dweller 16600 ...che era da tenere assolutamente ( bellissimo ) e forse altri ...

« Ultima modifica: Dicembre 12, 2015, 07:29:29 am da massotto »

ALAN FORD

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #56 il: Dicembre 12, 2015, 07:49:24 am »
Citazione
Ma te l'ha detto qualcuno che non immagino che io cambio , compro e rivendo sempre gli stessi orologi Ciaca ?

Massimo forse non ricordi ma troppe volte hai sritto, di questi ne ho avuti 10 di questo 7...e così via.
Apposta io non ti faccio mai i complimenti, troppi te ne ho fatti ma vuoto! 8)

Si di molti ...ma di Rolex sempre solo comprati ( che è il marchio per eccellenza di chi vuole commerciare ) ... Strano no ?

Evidentemente NON LI VOGLIO COMMERCIARE quelli , al contrario di quello che dice il nostro Ciaca..

Proprio tu invece Alessandro ti sei comprato poi rivenduto il Freccione , il Sea Dweller 16600 ...che era da tenere assolutamente ( bellissimo ) e forse altri ...

Molti altri è vero ma mai due volte a parte il GP figuriamoci più volte.

S.M.

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #57 il: Dicembre 12, 2015, 08:20:51 am »
Non so se ho ben compreso il senso di questo topic, viste le frequenti divagazioni, eventualmente mi scuserete...

Io trovo che già per sua natura l'orologio meccanico nelle sue forme più consuete è classico.

Poco importa se è un Breguet "da teatro" od un Rolex sportivo, ai miei occhi sempre di un classico si tratta.
Cosa c'è di più classico di un Submariner? o di un Explorer?
Sono i classici orologi sportivi.

Stessa cosa di un Breguet 3130 o di un Vacheron 33093, di un Calatrava. Sono classici orologi eleganti.

Per andare fuori dal classico restando nell'ambito della meccanica, bisogna prendere gli orologi di Marco (Mbelt). Quelli si che non possono essere considerati classici. E' avanguardia. Tentativi a volte riusciti a volte meno, di proporre qualcosa di totalmente diverso dal classico sia come meccanica, come affissione e come forme.

In questa ottica, il mercato oggi premia orologi grandi o sportivi o vistosi o pacchiani chiamateli come vi pare, non perchè il classico non va più, ma perchè viviamo in una società dove apparire, mostrare, condividere è il nuovo mantra. Ma sempre di orologi "classici" si parla.
Orologi di piccolo diametro che il più delle volte si nascondono sotto il polsino o poco vistosi, non hanno lo stesso successo per il motivo di cui sopra.

Gli smartwatch, questi si che vanno fuori dal classico orologio, infatti non sono orologi. Lo stesso dicasi per i Sunto, i Casio che reputo strumenti da polso che dicono anche l'ora, ma nell'ambito meccanico è difficile uscire dal classico.

« Ultima modifica: Dicembre 12, 2015, 08:24:35 am da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

mbelt

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #58 il: Dicembre 12, 2015, 08:41:44 am »
Non so se ho ben compreso il senso di questo topic, viste le frequenti divagazioni, eventualmente mi scuserete...

Io trovo che già per sua natura l'orologio meccanico nelle sue forme più consuete è classico.

Poco importa se è un Breguet "da teatro" od un Rolex sportivo, ai miei occhi sempre di un classico si tratta.
Cosa c'è di più classico di un Submariner? o di un Explorer?
Sono i classici orologi sportivi.

Stessa cosa di un Breguet 3130 o di un Vacheron 33093, di un Calatrava. Sono classici orologi eleganti.

Per andare fuori dal classico restando nell'ambito della meccanica, bisogna prendere gli orologi di Marco (Mbelt). Quelli si che non possono essere considerati classici. E' avanguardia. Tentativi a volte riusciti a volte meno, di proporre qualcosa di totalmente diverso dal classico sia come meccanica, come affissione e come forme.

In questa ottica, il mercato oggi premia orologi grandi o sportivi o vistosi o pacchiani chiamateli come vi pare, non perchè il classico non va più, ma perchè viviamo in una società dove apparire, mostrare, condividere è il nuovo mantra. Ma sempre di orologi "classici" si parla.
Orologi di piccolo diametro che il più delle volte si nascondono sotto il polsino o poco vistosi, non hanno lo stesso successo per il motivo di cui sopra.

Gli smartwatch, questi si che vanno fuori dal classico orologio, infatti non sono orologi. Lo stesso dicasi per i Sunto, i Casio che reputo strumenti da polso che dicono anche l'ora, ma nell'ambito meccanico è difficile uscire dal classico.
Parzialmente d'accordo su quello che scrivi, nel senso che anche certi sportivi diventano classici per il loro successo. Ma non c'è dubbio che l'orologio classico per definizione estetica, cioè piccolo ed elegante, ben disegnato nel quadrante secondo alcuni dettami non vada più.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #59 il: Dicembre 12, 2015, 08:58:48 am »
Non va più perché è vecchio , stufoso , delicato ( anche nel disegno ) ..al contrario il mondo va ai 200...

La stessa Rolex che di classici ne ha fatti parecchi in passato , si è poi spinta definitivamente ( ha capito ) verso l'oggetto sportivo classico che ormai DEFINIVAMENTE identifica l'uomo di oggi ...