Sull’evasione fiscale.
Concordo pienamente che non è la causa dei problemi italiani, ma l’effetto.
La causa è uno Stato onnivoro, con una spesa pubblica enorme e ingiustificata, che soffoca le libertà individuali e distorce l’utilizzo razionale delle risorse, al di là di ogni considerazione sugli sprechi.
Se si tiene ferma questa prospettiva, si comprende che ridurre in maniera consistente l’evasione non servirebbe a rimuovere la causa dei problemi economici del nostro Paese: la “Bestia” (lo Stato onnivoro) dev’essere affamata, non sfamata.
Ciò detto, bisogna anche tener presente che l’evasione fiscale non è il miglior modo di affamare la Bestia…
L’evasione è arbitraria: ognuno evade ciò che può o che ritiene.
Ciò comporta pesanti ricadute in termini di equità e di efficienza economica.
In termini di equità: se alcuni evadono più di altri, questi “altri” nutrono la bestia oltremisura…
Inoltre, sebbene i servizi pubblici italiani non brillino per efficienza, tuttavia esistono; e tutti ne usufruiamo (soprattutto dei servizi cosiddetti “indivisibili”). Chi paga poche tasse, quindi, usufruisce di servizi che paga solo in parte (e che altri pagano per lui).
Per non parlare degli evasori che hanno la sfacciataggine di chiedere l’accesso ai servizi pubblici a erogazione diretta (asili nido, agevolazioni tariffarie in scuole e sanità, ecc.).
Quanto alle ricadute in termini di efficienza, l’imprenditore o il professionista evasore è in grado di fare concorrenza scorretta a chi non evade, e ciò produce una distorsione che svantaggia spesso chi è più capace e sarebbe in grado di fornire un maggiore apporto produttivo.
Insomma: anche se l’evasione non è la causa di tutti i mali, anche se l’evasore non è il “mostro” che una certa vulgata dipinge, l’evasione non risolve nessun problema.
Anzi, proprio il fatto che sia largamente diffusa ha forse ingenerato negli Italiani l’idea che possa costituire una “compensazione” all’invadenza dello Stato, e che quindi le cose – tutto sommato – siano sostenibili così, con il corollario delle rituali lamentele (“sarebbe meglio se le tasse fossero più basse”).
Non c’è, mi sembra, quella feroce determinazione nel chiedere “meno spesa pubblica / meno tasse” che hanno, ad esempio gli Americani (anche perché sanno di doverle pagare, le tasse).