Calabrese orologiaio sicuramente ha avuto un ruolo centrale nella riscoperta dell'arte di fare orologi, vuoi per alcune creazioni fuori dagli schemi vuoi per la fondazione dell'A.H.C.I. insieme a Svend Andersen, altro nome un po' dimenticato.
Io ho sempre amato l'approccio filosofico di Calabrese all'orologeria, un approccio votato alla massima semplicità ma mai banale.
Semmai è come designer che secondo me in alcune cose ha ecceduto, e mi riferisco allo stile dei suoi orologi più datati secondo me troppo carico in rapporto alla singolarità dei progetti già abbastanza spinta da renderli originali e con quel pizzico di "wow effect" che non avrebbe richiesto ulteriori ardimenti.
Idee così originali per me avrebbero trovato miglior compimento senza sovrastrutture stilistiche come anse o disegni di casse e quadranti in alcuni casi "troppo eleborati" seppur coerenti con le tendenze stilistiche dell'epoca, tanto che i modelli più contemporanei nella loro maggiore linearità appaiono ai miei occhi formalmente più compiuti rispetto a molti di precedente realizzazione (purtroppo anche troppo grandi).
Poi un altro aspetto in cui Calabrese non si è mai contraddistinto é quello delle finiture del movimento; le sue produzioni erano, almeno le prime, di fattura abbastanza industriale e senza particolare finitura del dettaglio. Non so se per scelta, vista l'epoca decisamente povera del settore, o per propri limiti legati anche all'assenza di una azienda in qualche modo strutturata e quindi anche di figure specializzate; anche se questo tipo di lavori si commissionavano a laboratori esterni.
La sensazione di economicità e "casereccio" delle sue produzioni viene poi rafforzata dalla scelta di basi tempo non entusiasmanti, di solito ETA 2824, il tutto a fronte di prezzi, all'epoca, di tutto rispetto.
Insomma luci e ombre da contestualizzare in un'epoca assai diversa dall'attuale, un'epoca di nozze coi fichi secchi in cui l'indipendente dedito alla massima espressione dell'arte in orologeria non esisteva ancora e grazie anche a Calabrese e Andersen ha potuto, a partire dalla fine degli 80 e sempre più a seguire, esprimersi nei modi che conosciamo oggi e che sono il frutto oltre che dell'evoluzione dei sistemi produttivi anche di una diversa cultura e approccio verso questo segmento dell'orologeria.