però ho anche letto una volta che pagare l'IVA su un bene usato su cui è già stata pagata dal primo acquirente non sia così legale
E hai letto una boiata, non è una "doppia imposizione" visto che in questo caso l'iva viene pagata in due momenti diversi su due valori diversi in due paesi diversi da due soggetti diversi (la doppia imposizione si ha quando uno stesso soggetto sulla stessa operazione è costretto a pagare la medesima imposta due volte).
Perché l'Iva è stata pagata dal primo acquirente - straniero - nel paese in cui è stato acquistato l'oggetto (estero) ed in cui la catena del valore si è realizzata.
Nel momento in cui un cittadino italiano importa un bene usato dall'estero, per il fisco italiano quel prezzo é neutro ai fini iva (quel bene transita per la prima volta sul mercato italiano e nessuna imposta sul valore aggiunto è stata versata fino ad allora allo stato italiano per la sua commercializzazione/produzione, il "valore aggiunto" é quindi l'intero prezzo dell'oggetto) e su quello impone l'iva visto che é un onere che grava sul consumatore finale (in questo caso il cittadino acquirente del paese di importazione).
Nulla rileva, ai fini fiscali per il paese di importazione, che su quel bene un cittadino estero abbia già pagato iva al fisco del paese da cui viene esportato (se è una vendita tra privati, in altri casi esistono specifici accordi bilaterali in base ai quali si eviti la doppia imposizione e ciascuno stato applichi la sua imposizione solo alla parte di catena che gli compete). Per lo stato che importa in quel caso il "valore aggiunto" é l'intero importo dell'orologio importato.
Fanno eccezione gli acquisti Intra UE visto che l'UE é un unico mercato di 28 paesi differenti dove sono state abolite le dogane e l'iva viene pagata una volta sola da chi acquista nel paese in cui acquista.
La successiva rivendita tra privati soggiace quindi alle normali regole delle vendite tra privati che sono esenti iva. Questo perché tali sono gli accordi commerciali tra i 28 paesi della UE, ossia quelli di Shengen.
I commercianti che invece sono soggetti iva, sono tenuti a pagare l'iva nel loro paese quando rivedonono oggetti usati, in questo caso sul margine che hanno ricavato (ossia il valore che si é "aggiunto" dall'acquisto alla successiva rivendita) e indipendentemente da quale sia il paese della UE da cui l'oggetto è stato acquistato e in cui é stato venduto.
Questo perché a differenza della compravendita tra privati, che non sono soggetti iva e nella quale non si realizza attività economica con "aggiunzione" di valore, i commercianti nella compravendita realizzano un'attività economica di aggiunta di valore su cui il consumatore finale implicitamente paga l'imposta (e solo limitatamente al valore aggiunto nella compravendita ossia la differenza di valore del bene ritirato dal commerciante e successivamente venduto al consumatore finale).
Semplificando la catena del valore (produzione->distribuzione->vendita) l'iva è un'imposta che grava sul consumatore finale ma che lo stato incassa "a rate" in momenti e da soggetti iva diversi ad ogni anello della catena del valore, cioè ogni volta che si aggiunge valore al bene nel passaggio da un anello della catena a quello successivo. Il valore aggiunto complessivo é il prezzo finale di vendita, l'imposta la paga tutta l'acquirente ma lo stato la incassa in parte dai fornitori (che se la sono fatta pagare per la loro parte dal produttore), dal produttore per la differenza tra quella che ha pagato ai fornitori e quella che ha incassato dal distributore, dal distributore per la differenza tra quella che pagato al produttore e quella che ha incassato dal venditore e da quest'ultimo per la differenza tra quella che ha pagato al distributore e quella che ha incassato dal consumatore.
Nel caso di importazione di bene usato da privato la catena del valore é ridotta ad un unico passaggio, il valore aggiunto si realizza tutto in un'unica cessione e lo stato incassa l'imposta direttamente dall'acquirente all'atto dello sdoganamento.