La dimensione aziendale che ha assunto Journe é molto critica e difficile da mantenere.
Se fai l'indipendente produci poche decine di orologi con una struttura assai snella, pochi orologiai e nessuna particolare organizzazione. Se fai svariate decine di migliaia di orologi l'anno hai una dimensione industriale con costi e organizzazione da grande azienda e relative economie di scala.
Quando hai una dimensione come quella che ha Journe tutto è più difficile perché rischi di avere parte delle complessità della seconda senza averne i benefici, e allo stesso tempo perderdi parte dei benefici della prima.
Se poi, come Journe, hai un ego che ti porta anche a fare certi passi più lunghi del dovuto ci vuol poco ad andare in crisi non avendo le spalle larghe, anche dal punto di vista della solidità finanziaria.
La ricerca dei volumi con la proliferazione dei modelli più "commerciali" a maggiore margine é il classico sintomo di queste difficoltà ed è già stato osservato in passato per altre aziende che avevano lo stesso problema, ossia la dimensione minima per competere.
Secondo me oggi nel mondo dell'orologeria presidiato dalle holding del lusso non è possibile mantenere una dimensione "minima", o fai l'atelier artigianale e presidi la tua piccola nicchia, come fanno tanti indipendenti, o fai l'industria pesante, come fanno ormai tutti i grandi marchi.
La via di mezzo é un campo minato, ed è già un mezzo miracolo che Journe riesca a starci dentro.