Orologico Forum 3.0

Orologi vintage, moderni, contemporanei

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #15 il: Gennaio 22, 2016, 17:05:41 pm »
E comunque non ho ben chiaro tutta la produzione negli anni bui del quarzo('70 e '80) come la vogliamo classificare, io direi che siamo in vintage.

E' il dubbio principale che conservo, come spiegavo nella parte finale del post di apertura...
Il Royal Oak è vintage  o moderno?

Per me il Royal Oak 5402 è "vintage" nella misura in cui viene ancora prodotto con metodologie e sistemi industriali d'altra epoca :)
Un 15202 al contrario è un orologio sostanzialmente fermo agli anni 80, contemporaneo o moderno che dir si voglia :)
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #16 il: Gennaio 22, 2016, 17:09:48 pm »
5402 vintage, 15202 contemporaneo/moderno. Sono d'accordo :)


Per Gianni se hai aperto questo topic solo per cercare di classificare il tuo Blancpain te meno... :P
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #17 il: Gennaio 22, 2016, 17:24:20 pm »
Prendo un esempio paradossale

Un Rolex 16610 prodotto per decenni che è?
Al netto del bracciale "evoluto" da cappottina ripiegata a SEL, é lo stesso orologio.
Sarebbe figlio degli anni 80 ma in realtà anche negli anni 80 era un orologio prodotto con metodi industriali propri dei 60 e dei 70.
Potrei tranquillamente considerarlo un "vintage" per com'è e come è fatto.
Al contrario di un moderno 116610 quello si frutto della sua epoca (il nuovo millennio e le moderne macchine di produzione) con la sua glidelock che ancora negli anni 80 era pura fantascienza. :)
Come vintage è il suo movimento, un trattore di produzione industriale sostanzialmente uguale a tanti degli anni 60 e 70 che si porta dietro scelte progettuali di quell'epoca (per esempio il sistema di vincolo della massa rotante per l'automatico) al netto di una spirale fatta con una diversa lega che non mi pare sola potersi definire un cambio "epocale".
Vintage dentro e moderno fuori :D
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 17:29:19 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #18 il: Gennaio 22, 2016, 17:29:47 pm »
Beh magari considerare vintage un 16610 solo per come è fatto mi sembra troppo, saranno stati anche metodi costruttivi che si usavano negli anni 80, ma l'orologio è stato prodotto fino a pochi anni fa, per me è contemporaneo senza dubbio, ma è chiaro che la tua era una estremizzazione.
Il 116610 invece è moderno. :)
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #19 il: Gennaio 22, 2016, 17:34:58 pm »
Non sono per nulla d'accordo con la tua proposta (…)

mmm…  :-\
A occhio e croce non mi sembra che tu esordisca con uno sforzo di entrare in sintonia con l’interlocutore…  ;D

Non sono per nulla d'accordo con la tua proposta, che si scontra con una evidenza di metodo: non esiste una definizione accettata e riconosciuta in fatto di orologi (ma non solo), su ciò che vintage e su ciò che non lo è.

Quella che riporti – l’assenza di una definizione universalmente accettata - non è una “evidenza di metodo”, ma l’esatto contrario: l’osservazione di una presunta situazione di fatto, prescindendo da ogni considerazione sul metodo.  :)

Io faccio proprio il tentativo contrario a quello che mi attribuisci: cerco di utilizzare un metodo per affinare – nel settore degli orologi – definizioni che esistono.
Peraltro, ho esordito puntualizzando proprio che “la definizione di ‘vintage ’, come tutte quelle convenzionali relative a periodizzazioni, non è certamente univoca: le convenzioni sono fatte per essere discusse”. (!)

Però…
Un conto è sapere che le categorizzazioni devono essere discusse e aggiornate, come accade in qualsiasi settore o disciplina (anche in quelli in cui ai profani sembra che esistano definizioni accettate).
Altro conto è presumere che le categorizzazioni siano inutili e/o impossibili. Ciò non è vero in nessun settore e in nessuna disciplina che vogliano essere oggetto di un approfondimento serio, per non dire “scientifico”.

Altra questione potrebbe essere: è questo forum la sede adatta per una riflessione su questi temi?
Al che io risponderei con un’altra domanda: e dove, se non in un forum che vede la partecipazione di alcuni dei maggiori esperti di orologeria?

A meno che tu non sia ancora condizionato dall’altra discussione, in cui si “scontrava” chi era propenso a “valorizzare” un periodo piuttosto che un altro…
Ma ho aperto questo topic proprio per slegare la riflessione da piccole beghe contingenti (la questione di dove collocare un topic non mi manda in fibrillazione  ::) ).


L'unica certezza è che non è vintage ciò che viene prodotto oggi anche se potrebbe avere richiami vintage. Ma fuori di questo non c'è nulla che ci consentano di dirlo.

Non direi: le uniche “certezze”, sul significato di vintage , sono quelle che ho illustrato in apertura di topic.
La questione – non banale, ma nemmeno impossibile (se ne abbiamo voglia…  ;) ) – è come applicare quei concetti all’orologeria in maniera puntuale.


A me appare vintage cio che è do valore che precede il 2000, il momento in cui le case cominciano a strutturarsi in gruppi e comincia anche la strutturazione dei gruppi e dell'orologeria indipendente.
Perché noi dovremmo essere così presuntuosi da definire noi cosa sia vintage e no? A che fine? A fin
Questa è una riflessione che trovo interessante. Tu individui una demarcazione collegata a quella che ho definito come passaggio tra moderno e contemporaneo: la strutturazione in gruppi prepara i cambiamenti sulle tipologie di prodotto cui si assisterà pochi anni dopo.
Molto spesso scelgo come primo elemento espressivo proprio l'evidenziazione di una differenza di punti di vista, e lascio al proseguo la spiegazione del perché che deve essere assai più complessa e sfumata. Nessuna chiusura
Ma perché noi dovremmo essere così presuntuosi da tracciare una linea certa tra vintage e no, linea che ripeto NON esiste, perché non esiste accettata universalmente? Poi a quale fine? Culturale? Regolatorio? Scientifico?
La contestazione sul metodo è questa esattamente questa. Io trovo che il fatto quarzo abbia cambiato profondamente ed irrimediabilmente l'industria. Ma gli effetti sul prodotto meccanico non si sono visti subito. Si sono visti alla fine degli anni 90, quando si sono formati i grandi gruppi e quando il prodotto ha cominciato a mutare. E una classificazione deve basarsi su caratteristiche intriseche all'oggetto orologio, non su un evento storico, perché altrimenti facciamo una operazione diversa. Scusa ma un Heuer anni 70 non è vintage? Non riflette forse un modo di fare orologi che non esiste più? Un Blancpain anni 90 non è vintage? Non è vintage un Roth fine anni 90? Eppure con i Roth di oggi non ha nulla a che vedere. E' a partire dalla seconda metà degli anni 90 che si ristruttura l'industria dell'orologeria meccanica. E' da quel momento che si pongono le premesse per il mutamento dell'orologio.
Per cui te lo dico con franchezza: come spesso mi capita con te, non condivido nel modo più assoluto, già la pretesa di mettere un confine rigido. Poi la pretesa di farlo coincidere con la fine degli 60, troppo lontani temporalmente tra l'altro. Dalla fine dei 90 ne sono passati 16., non pochi.

Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #20 il: Gennaio 22, 2016, 17:37:35 pm »
Il paradosso sta proprio in questo: se una casa continua a vendere lo stesso orologio per 30 anni fatto allo stesso modo di come si faceva prima dell'avvento degli orologi al quarzo, che abbiamo si fissato come linea temporale di demarcazione ma solo in ragione di come si producevano gli orologi, basta il solo trascorrere del tempo a mutarne la classificazione? :)
E un Simplicity di Dufour o il tourbillon a 2 minuti di Roth, orologi fatti tutti "a l'ancienne", come si facevano negli anni 50 certi orologi, con le mani e utensili di altra epoca, sono definibili come orologi "moderni"? :)
Certo, il tourbillon da polso prodotto in serie nasce negli anni 80 proprio grazie al CNC, e certamente anche Roth oggi farà uso del cnc per produrre alcune parti del suo tour billon, quindi si. Ma Dufour che va solo a gomito e pedale? :)
Qualcuno potrebbe anche eccepire che è lo stesso Philippe Dufour ad essere "vintage" :D
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 17:39:07 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #21 il: Gennaio 22, 2016, 17:37:41 pm »
E comunque non ho ben chiaro tutta la produzione negli anni bui del quarzo('70 e '80) come la vogliamo classificare, io direi che siamo in vintage.

E' il dubbio principale che conservo, come spiegavo nella parte finale del post di apertura...
Il Royal Oak è vintage  o moderno?

Per me il Royal Oak 5402 è "vintage" nella misura in cui viene ancora prodotto con metodologie e sistemi industriali d'altra epoca :)
Un 15202 al contrario è un orologio sostanzialmente fermo agli anni 80, contemporaneo o moderno che dir si voglia :)
Perché tu sai quando è avvenuto il cambio nei modi di produzione? Non è certo avvenuto alla fine degli anni 60, secondo me neppure negli anni 80. Sospetterei i 90 avanzati.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #22 il: Gennaio 22, 2016, 17:40:10 pm »
Il paradosso sta proprio in questo: se una casa continua a vendere lo stesso orologio per 30 anni fatto allo stesso modo di come si faceva prima dell'avvento degli orologi al quarzo, che abbiamo si fissato come linea temporale di demarcazione ma solo in ragione di come si producevano gli orologi, basta il solo trascorrere del tempo a mutarne la classificazione? :)
E un Simplicity di Dufour o il tourbillon a 2 minuti di Roth, orologi fatti tutti "a l'ancienne", come si facevano negli anni 50 certi orologi, con le mani e utensili di altra epoca, sono definibili come orologi "moderni"? :)
Certo, il tourbillon da polso prodotto in serie nasce negli anni 80 proprio grazie al CNC, e certamente anche Roth oggi farà uso del cnc per produrre alcune parti del suo tour billon, quindi si. Ma Dufour che va solo a gomito e pedale? :)
Tutto questo conferma quello che ho scritto. Che il tentativo di Istaro di definire un confine rigido, temporale, non legato alle caratteristiche dell'orologio, ma ad un fatto storico, è del tutto velleitario, inutile e contestabile (e contestato).
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #23 il: Gennaio 22, 2016, 18:35:49 pm »
E comunque non ho ben chiaro tutta la produzione negli anni bui del quarzo('70 e '80) come la vogliamo classificare, io direi che siamo in vintage.

E' il dubbio principale che conservo, come spiegavo nella parte finale del post di apertura...
Il Royal Oak è vintage  o moderno?

Per me il Royal Oak 5402 è "vintage" nella misura in cui viene ancora prodotto con metodologie e sistemi industriali d'altra epoca :)
Un 15202 al contrario è un orologio sostanzialmente fermo agli anni 80, contemporaneo o moderno che dir si voglia :)
Perché tu sai quando è avvenuto il cambio nei modi di produzione? Non è certo avvenuto alla fine degli anni 60, secondo me neppure negli anni 80. Sospetterei i 90 avanzati.

E sospetti male perché ci sono interviste degli anni 80 a Vincent Calabrese dove parla dell'uso dei Cad e dei cnc già allora :)
Nella produzione industriale quelli sono anni in cui il cad/Cam é già ampiamente diffuso.

È facile riscontrare, Ermanno ci batte spesso, come la fattura delle casse Royal Oak dei 5402 e dei successivi modelli anni 80 sia differente. Dagli spigoli all'allineamento tra testa delle viti e lunetta.
Gli spigoli e le linee della cassa di un jubilee sono molto più tese e tirate rispetto a quelle di un 5402. Anche la satinatura é diversa.
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 18:39:05 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

range

  • *****
  • 1066
    • Mostra profilo
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #24 il: Gennaio 22, 2016, 19:18:02 pm »
I Rolexari dividono Vintage e Moderno secondo il vetro, vetroplatica vintage vetro zaffiro moderno e tutto sommato non mi trovo in disaccordo riguardo Rolex...
Per il resto credo che in linea di massima faccio la stessa divisione visto che il vetro zaffiro Rolex corrisponde al 1970 anche se la parola vintage più propriamente evoca in me anni fino al 60.

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #25 il: Gennaio 22, 2016, 21:16:31 pm »
E comunque non ho ben chiaro tutta la produzione negli anni bui del quarzo('70 e '80) come la vogliamo classificare, io direi che siamo in vintage.

E' il dubbio principale che conservo, come spiegavo nella parte finale del post di apertura...
Il Royal Oak è vintage  o moderno?

Per me il Royal Oak 5402 è "vintage" nella misura in cui viene ancora prodotto con metodologie e sistemi industriali d'altra epoca :)
Un 15202 al contrario è un orologio sostanzialmente fermo agli anni 80, contemporaneo o moderno che dir si voglia :)
Perché tu sai quando è avvenuto il cambio nei modi di produzione? Non è certo avvenuto alla fine degli anni 60, secondo me neppure negli anni 80. Sospetterei i 90 avanzati.

E sospetti male perché ci sono interviste degli anni 80 a Vincent Calabrese dove parla dell'uso dei Cad e dei cnc già allora :)
Nella produzione industriale quelli sono anni in cui il cad/Cam é già ampiamente diffuso.

È facile riscontrare, Ermanno ci batte spesso, come la fattura delle casse Royal Oak dei 5402 e dei successivi modelli anni 80 sia differente. Dagli spigoli all'allineamento tra testa delle viti e lunetta.
Gli spigoli e le linee della cassa di un jubilee sono molto più tese e tirate rispetto a quelle di un 5402. Anche la satinatura é diversa.
Io vorrei veramente vedere quanto e se sono diversi i metodi di costruzione tra 1972 e 1982. Io penso che tanto diversi non siano. Non perché non ci fosse evoluzione possibile. Ma perché ancora nel 1982 Ap era una piccola azienda , in crisi per ancora molti anni a causa del quarzo. Tu vedi il vero cambiamento quando i numeri di produzione della casa esplodono, a quel punto sai che è cambiato anche il modo di costruirli. Dubito sia potuto succedere prima del 1988-1990, ad essere prudenti.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Istaro

  • *****
  • 3658
    • Mostra profilo
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #26 il: Gennaio 22, 2016, 22:11:25 pm »
Ma perché noi dovremmo essere così presuntuosi da tracciare una linea certa tra vintage e no, linea che ripeto NON esiste, perché non esiste accettata universalmente? Poi a quale fine? Culturale? Regolatorio? Scientifico?
(…)
Per cui te lo dico con franchezza: come spesso mi capita con te, non condivido nel modo più assoluto, già la pretesa di mettere un confine rigido. Poi la pretesa di farlo coincidere con la fine degli 60, troppo lontani temporalmente tra l'altro. Dalla fine dei 90 ne sono passati 16., non pochi.

(…) il tentativo di Istaro di definire un confine rigido, temporale, non legato alle caratteristiche dell'orologio, ma ad un fatto storico, è del tutto velleitario, inutile e contestabile (e contestato).

A che serve stabilire categorie? Per finalità di studio.

Nei diversi ambiti di studio che hanno un’evoluzione storica (siano essi discipline scientifiche, materie artistiche o, più semplicemente, settori di collezionismo), la categorizzazione è anche temporale: viene effettuata una “periodizzazione”.

Non è una mia pretesa o un mio tentativo.
E’ la prassi normale degli storici (del pensiero scientifico, dell’arte, della letteratura, del diritto, della filosofia, dell'antropologia, ecc.), ma anche dei numismatici, dei filatelici, degli antiquarî, degli esperti di auto d’epoca o di abbigliamento, degli enologi...  :)

Queste classificazioni hanno solitamente importanti ricadute pratiche (che vanno ben al di là della sezione “giusta” in cui inserire una discussione in un forum): incremento delle conoscenze (già in questo topic  mi sembra siano emerse cose interessanti…), stimolo per la ricerca, catalogazione e conservazione, commercializzazione, regolamentazioni (si pensi al settore delle auto), ecc.

Chi si impegna in quest’attività non è “presuntuoso”, ma, al contrario, umile, perché mette in discussione le proprie conoscenze e cerca di affinarle e di dar loro coerenza.
Casomai è presuntuoso chi si cimenta in quest’opera senza averne gli strumenti. Non so se ho avuto questa presunzione nell’aprire la discussione… però l’ho fatto – ripeto – per sollecitare il parere dei maggiori esperti di orologeria!  :P

Peraltro, se non ritenessimo sensate le classificazioni temporali… non dovremmo neanche utilizzare il termine vintage (che fa riferimento proprio a una periodizzazione)!


È una forzatura, poi, ritenere che un “confine temporale, legato ad un fatto storico” sia qualcosa di “rigido”, a differenza di un confine “legato alle caratteristiche dell'orologio”.

Innanzitutto, ogni periodizzazione ha ovviamente un confine legato a un “fatto storico” (sennò non è una periodizzazione).

In secondo luogo, non si vede perché un confine temporale debba essere “rigido” e uno legato alle caratteristiche dell'orologio (in una categorizzazione tematica) no… I confini delle categorie sono convenzioni che hanno sempre elementi di rigidità e di elasticità.

Ma soprattutto, non c’è contrapposizione tra questi elementi: il “fatto storico” che scandisce i periodi non è individuato a capocchia, ma può essere legato anche a mutamenti del prodotto (come ha suggerito Angelo).


Io trovo che il fatto quarzo abbia cambiato profondamente ed irrimediabilmente l'industria. Ma gli effetti sul prodotto meccanico non si sono visti subito. Si sono visti alla fine degli anni 90, quando si sono formati i grandi gruppi e quando il prodotto ha cominciato a mutare.

L’avvento del quarzo ha indirettamente causato grandissimi cambiamenti, nel prodotto meccanico, in tempi assai brevi.

Avendo determinato la crisi del settore, ha spinto le case superstiti a industrializzare la produzione, come già ricordato.
Aggiungiamo anche che molte tra le più importanti manifatture (Longines, Omega) hanno iniziato ad incassare Eta, cambiando così radicalmente la tipologia del prodotto offerto.
Inoltre, si è scelta la strada del posizionamento nella fascia lusso. Alcune case hanno spinto nella ricerca di soluzioni raffinate: tourbillon, grandi complicazioni.

Non sono state tutte vere innovazioni tecnologiche, ma c'è stato complessivamente - sin dagli anni Ottanta - un grande e concreto cambiamento del prodotto commercializzato.


Ad ogni modo, anche se a me sembra che l’età del quarzo sia quella che ha segnato un cambiamento davvero epocale, capace di delimitare l’area del vintage, concordiamo sul fatto che ci sono stati cambiamenti rilevanti anche in seguito (che io interpreto come passaggio tra periodo moderno e periodo contemporaneo); e il tuo discrimine – l’avvento dei grandi gruppi – può offrire un’importante chiave di comprensione di questi cambiamenti.
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 22:13:26 pm da Istaro »
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

GEKKO

  • *****
  • 1585
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #27 il: Gennaio 22, 2016, 22:22:15 pm »
Ammiro sinceramente la pazienza di Istaro...

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #28 il: Gennaio 22, 2016, 22:51:50 pm »
Ma perché noi dovremmo essere così presuntuosi da tracciare una linea certa tra vintage e no, linea che ripeto NON esiste, perché non esiste accettata universalmente? Poi a quale fine? Culturale? Regolatorio? Scientifico?
(…)
Per cui te lo dico con franchezza: come spesso mi capita con te, non condivido nel modo più assoluto, già la pretesa di mettere un confine rigido. Poi la pretesa di farlo coincidere con la fine degli 60, troppo lontani temporalmente tra l'altro. Dalla fine dei 90 ne sono passati 16., non pochi.

(…) il tentativo di Istaro di definire un confine rigido, temporale, non legato alle caratteristiche dell'orologio, ma ad un fatto storico, è del tutto velleitario, inutile e contestabile (e contestato).

A che serve stabilire categorie? Per finalità di studio.

Nei diversi ambiti di studio che hanno un’evoluzione storica (siano essi discipline scientifiche, materie artistiche o, più semplicemente, settori di collezionismo), la categorizzazione è anche temporale: viene effettuata una “periodizzazione”.

Non è una mia pretesa o un mio tentativo.
E’ la prassi normale degli storici (del pensiero scientifico, dell’arte, della letteratura, del diritto, della filosofia, dell'antropologia, ecc.), ma anche dei numismatici, dei filatelici, degli antiquarî, degli esperti di auto d’epoca o di abbigliamento, degli enologi...  :)

Queste classificazioni hanno solitamente importanti ricadute pratiche (che vanno ben al di là della sezione “giusta” in cui inserire una discussione in un forum): incremento delle conoscenze (già in questo topic  mi sembra siano emerse cose interessanti…), stimolo per la ricerca, catalogazione e conservazione, commercializzazione, regolamentazioni (si pensi al settore delle auto), ecc.

Chi si impegna in quest’attività non è “presuntuoso”, ma, al contrario, umile, perché mette in discussione le proprie conoscenze e cerca di affinarle e di dar loro coerenza.
Casomai è presuntuoso chi si cimenta in quest’opera senza averne gli strumenti. Non so se ho avuto questa presunzione nell’aprire la discussione… però l’ho fatto – ripeto – per sollecitare il parere dei maggiori esperti di orologeria!  :P

Peraltro, se non ritenessimo sensate le classificazioni temporali… non dovremmo neanche utilizzare il termine vintage (che fa riferimento proprio a una periodizzazione)!


È una forzatura, poi, ritenere che un “confine temporale, legato ad un fatto storico” sia qualcosa di “rigido”, a differenza di un confine “legato alle caratteristiche dell'orologio”.

Innanzitutto, ogni periodizzazione ha ovviamente un confine legato a un “fatto storico” (sennò non è una periodizzazione).

In secondo luogo, non si vede perché un confine temporale debba essere “rigido” e uno legato alle caratteristiche dell'orologio (in una categorizzazione tematica) no… I confini delle categorie sono convenzioni che hanno sempre elementi di rigidità e di elasticità.

Ma soprattutto, non c’è contrapposizione tra questi elementi: il “fatto storico” che scandisce i periodi non è individuato a capocchia, ma può essere legato anche a mutamenti del prodotto (come ha suggerito Angelo).


Io trovo che il fatto quarzo abbia cambiato profondamente ed irrimediabilmente l'industria. Ma gli effetti sul prodotto meccanico non si sono visti subito. Si sono visti alla fine degli anni 90, quando si sono formati i grandi gruppi e quando il prodotto ha cominciato a mutare.

L’avvento del quarzo ha indirettamente causato grandissimi cambiamenti, nel prodotto meccanico, in tempi assai brevi.

Avendo determinato la crisi del settore, ha spinto le case superstiti a industrializzare la produzione, come già ricordato.
Aggiungiamo anche che molte tra le più importanti manifatture (Longines, Omega) hanno iniziato ad incassare Eta, cambiando così radicalmente la tipologia del prodotto offerto.
Inoltre, si è scelta la strada del posizionamento nella fascia lusso. Alcune case hanno spinto nella ricerca di soluzioni raffinate: tourbillon, grandi complicazioni.

Non sono state tutte vere innovazioni tecnologiche, ma c'è stato complessivamente - sin dagli anni Ottanta - un grande e concreto cambiamento del prodotto commercializzato.


Ad ogni modo, anche se a me sembra che l’età del quarzo sia quella che ha segnato un cambiamento davvero epocale, capace di delimitare l’area del vintage, concordiamo sul fatto che ci sono stati cambiamenti rilevanti anche in seguito (che io interpreto come passaggio tra periodo moderno e periodo contemporaneo); e il tuo discrimine – l’avvento dei grandi gruppi – può offrire un’importante chiave di comprensione di questi cambiamenti.
Caro Istaro ( scusa ma non ricordo il tuo nome) , noi non siamo i maggiori esperti di orologerìa. Siamo solo degli apprendisti appassionati, almeno io lo sono. Possiamo dare un piccolo contributo a questo dibattito.
 Ma vediamo perché non solo non concordiamo nel merito ma neppure nel metodo. Dove nasce la parola "vintage"? Non nasce in ambito scientifico, storico, o di erudizione, oppure di speculazione filosofica . Nasce da una mera esigenza commerciale, per rendere più sexi e di moda alcuni beni usati. Quindi nasce già in forma indeterminata, non scientifica, non speculativa. Non rigida. Mi chiedi perché sarebbe rigido il tuo criterio temporale e non il mio? È molto semplice risponderti: perché io non propongo di sostituirei il tuo criterio con il mio criterio, ma di fare una operazione diversa più in sintonia con l'origine del termine, e cioè riconoscere tratti specifici di un orologio per definirlo vintage.
Allora ti dico più compiutamente quello che penso. Per me quelli che si chiamano vintage sono un sottoinsieme degli orologi moderni. Sono orologi moderni connotati in un modo particolare, ma difficile da stabilire con confini precisi. Il tuo metodo è rigido perché tu dici: dopo una certa data sono tutti moderni e non vintage. Ma perché ? Il quarzo ha cambiato il prodotto, scrivi. Si, ma non subito. Il quarzo ha portato per quasi due decenni una crisi quasi totale del mercato dei meccanici e delle relative industrie. Ma quando la meccanica si è piano piano rinfacciata non è che il prodotto e i processi produttivi sono mutati improvvisamente e subito. Ed eravamo già almeno nella seconda metà degli anni 80. È questo processo non è avvenuto in modo identico per tutti e contemporaneo. Ecco perché per me una definizione temporale secca, erga omnes , è totalmente impropria. E mai potrebbe essere comunque collocata alla fine degli anni sessanta, perché non è allora che l'orologio meccanico è cambiato. È cambiato negli anni 90 piano piano, e soprattutto nel nuovo secolo. Quindi se vogliamo fare propria una parte, quella utile, del tuo metodo, dovremmo concludere che è assurdo fissare questa data alla fine degli anni 60 perché ad essa non corrisponde quel mutamento che è avvenuto molti anni dopo, in modo progressivo, e affatto uguale per tutti.
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 22:54:15 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Istaro

  • *****
  • 3658
    • Mostra profilo
Re:Orologi vintage, moderni, contemporanei
« Risposta #29 il: Gennaio 22, 2016, 23:48:24 pm »
Ma vediamo perché non solo non concordiamo nel merito ma neppure nel metodo. Dove nasce la parola "vintage"? Non nasce in ambito scientifico, storico, o di erudizione, oppure di speculazione filosofica . Nasce da una mera esigenza commerciale, per rendere più sexi e di moda alcuni beni usati. Quindi nasce già in forma indeterminata, non scientifica, non speculativa. Non rigida. Mi chiedi perché sarebbe rigido il tuo criterio temporale e non il mio? È molto semplice risponderti: perché io non propongo di sostituirei il tuo criterio con il mio criterio, ma di fare una operazione diversa più in sintonia con l'origine del termine, e cioè riconoscere tratti specifici di un orologio per definirlo vintage.
Allora ti dico più compiutamente quello che penso. Per me quelli che si chiamano vintage sono un sottoinsieme degli orologi moderni. Sono orologi moderni connotati in un modo particolare, ma difficile da stabilire con confini precisi. Il tuo metodo è rigido perché tu dici: dopo una certa data sono tutti moderni e non vintage.

In effetti, non sarebbe appropriato definire vintage tutto ciò che precede una certa data.
La definizione, che come tu ricordi si è diffusa con scopi commerciali, dovrebbe indicare – come scrivevo nel post iniziale – “oggetti e/o rappresentazioni che costituiscono espressioni significative di un'epoca lontana  (sia pure non ‘antica’)”.

Il "vintage"  dovrebbe essere quindi un sottoinsieme dell’orologeria che potremmo definire “d’epoca” o “classica” (ma non moderna…).
A questo punto dovremmo però decidere (facciamo finta che siamo noi a farlo  :P ): ripristinare questa differenza di significati; oppure prendere atto della tendenza in atto, nel settore dell’orologeria, a utilizzare questi termini come sinonimi (e quindi vintage come comprensivo di tutti gli orologi più datati).


se vogliamo fare propria una parte, quella utile, del tuo metodo, dovremmo concludere che è assurdo fissare questa data alla fine degli anni 60 perché ad essa non corrisponde quel mutamento che è avvenuto molti anni dopo, in modo progressivo, e affatto uguale per tutti.

A tal proposito, ripropongo la conclusione del mio post iniziale:

Citazione
Più dubbio il passaggio dal primo al secondo periodo, dal vintage al moderno (tanto che ho usato il punto interrogativo in merito all'inclusione degli anni Settanta).
Se diamo grande risalto agli orologi al quarzo, [non solo per l’influsso indiretto sull’evoluzione dell’orologeria meccanica,] dovremo considerarli orologi di una nuova epoca, e quindi ritenere che facciano parte - con il decennio che li ha visti affermarsi - dell'epoca "moderna" (anche se i primi quarzi sono decisamente diversi dai più recenti).

...e quindi il vintage si concluderebbe con l’inizio degli anni Settanta.

Citazione
Se invece focalizziamo l'obiettivo sull'orologeria meccanica, dobbiamo ritenere che gli anni Settanta - privi di sostanziali novità, se non per il Royal Oak e i suoi epigoni - siano una coda dell'epoca vintage e che per avere un cambio di scenario generale del settore bisogna attendere lo Swatch e il traino che ha avuto per la rinascita dell'orologeria svizzera.

...e allora il vintage cederebbe il campo al “moderno” a metà degli anni Ottanta (Strazzi, nel suo libro, definisce il 1985 “l’anno della svolta”).
E mi sembra la tesi sin qui prevalente (Rolexari esclusi… come sempre!  ;D )

Gianni
« Ultima modifica: Gennaio 22, 2016, 23:51:11 pm da Istaro »
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)