Ma perché noi dovremmo essere così presuntuosi da tracciare una linea certa tra vintage e no, linea che ripeto NON esiste, perché non esiste accettata universalmente? Poi a quale fine? Culturale? Regolatorio? Scientifico?
(…)
Per cui te lo dico con franchezza: come spesso mi capita con te, non condivido nel modo più assoluto, già la pretesa di mettere un confine rigido. Poi la pretesa di farlo coincidere con la fine degli 60, troppo lontani temporalmente tra l'altro. Dalla fine dei 90 ne sono passati 16., non pochi.
(…) il tentativo di Istaro di definire un confine rigido, temporale, non legato alle caratteristiche dell'orologio, ma ad un fatto storico, è del tutto velleitario, inutile e contestabile (e contestato).
A che serve stabilire categorie? Per finalità di studio.
Nei diversi ambiti di studio che hanno un’evoluzione storica (siano essi discipline scientifiche, materie artistiche o, più semplicemente, settori di collezionismo), la categorizzazione è anche temporale: viene effettuata una “periodizzazione”.
Non è una
mia pretesa o un
mio tentativo.
E’ la prassi normale degli storici (del pensiero scientifico, dell’arte, della letteratura, del diritto, della filosofia, dell'antropologia, ecc.), ma anche dei numismatici, dei filatelici, degli antiquarî, degli esperti di auto d’epoca o di abbigliamento, degli enologi...
Queste classificazioni hanno solitamente importanti ricadute pratiche (che vanno ben al di là della sezione “giusta” in cui inserire una discussione in un forum): incremento delle conoscenze (già in questo
topic mi sembra siano emerse cose interessanti…), stimolo per la ricerca, catalogazione e conservazione, commercializzazione, regolamentazioni (si pensi al settore delle auto), ecc.
Chi si impegna in quest’attività non è “presuntuoso”, ma, al contrario, umile, perché mette in discussione le proprie conoscenze e cerca di affinarle e di dar loro coerenza.
Casomai è presuntuoso chi si cimenta in quest’opera senza averne gli strumenti. Non so se ho avuto questa presunzione nell’aprire la discussione… però l’ho fatto – ripeto – per sollecitare il parere dei maggiori esperti di orologeria!
Peraltro, se non ritenessimo sensate le classificazioni temporali… non dovremmo neanche utilizzare il termine
vintage (che fa riferimento proprio a una periodizzazione)!
È una forzatura, poi, ritenere che un “confine temporale, legato ad un fatto storico” sia qualcosa di “rigido”, a differenza di un confine “legato alle caratteristiche dell'orologio”.
Innanzitutto, ogni periodizzazione ha ovviamente un confine legato a un “fatto storico” (sennò non è una periodizzazione).
In secondo luogo, non si vede perché un confine temporale debba essere “rigido” e uno legato alle caratteristiche dell'orologio (in una categorizzazione tematica) no… I confini delle categorie sono convenzioni che hanno sempre elementi di rigidità e di elasticità.
Ma soprattutto,
non c’è contrapposizione tra questi elementi: il “fatto storico” che scandisce i periodi non è individuato a capocchia, ma può essere legato anche a mutamenti del prodotto (come ha suggerito Angelo).
Io trovo che il fatto quarzo abbia cambiato profondamente ed irrimediabilmente l'industria. Ma gli effetti sul prodotto meccanico non si sono visti subito. Si sono visti alla fine degli anni 90, quando si sono formati i grandi gruppi e quando il prodotto ha cominciato a mutare.
L’avvento del quarzo ha indirettamente causato grandissimi cambiamenti, nel prodotto meccanico, in tempi assai brevi.
Avendo determinato la crisi del settore, ha spinto le case superstiti a industrializzare la produzione, come già ricordato.
Aggiungiamo anche che molte tra le più importanti manifatture (Longines, Omega) hanno iniziato ad incassare Eta, cambiando così radicalmente la tipologia del prodotto offerto.
Inoltre, si è scelta la strada del posizionamento nella fascia lusso. Alcune case hanno spinto nella ricerca di soluzioni raffinate: tourbillon, grandi complicazioni.
Non sono state tutte vere innovazioni tecnologiche, ma c'è stato complessivamente - sin dagli anni Ottanta - un grande e concreto cambiamento del prodotto commercializzato.
Ad ogni modo, anche se a me sembra che l’età del quarzo sia quella che ha segnato un cambiamento davvero epocale, capace di delimitare l’area del
vintage, concordiamo sul fatto che ci sono stati cambiamenti rilevanti anche in seguito (che io interpreto come passaggio tra periodo moderno e periodo contemporaneo); e il tuo discrimine – l’avvento dei grandi gruppi – può offrire un’importante chiave di comprensione di questi cambiamenti.